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Quante armi da fuoco circolano in Europa? 

Si stima che nell'Unione europea circolino almeno 35 milioni di armi da fuoco illegali (il 56 per cento del totale). La legislazione è diversa a seconda dei paesi, e l’Ue sta cercando di armonizzare il quadro generale. La maggior parte dei decessi causati dalle armi da fuoco si verificano in ambito domestico, soprattutto suicidi e femminicidi.

Pubblicato il 28 Agosto 2024

Il 3 luglio 2024, in seguito a una sparatoria in una pizzeria di Paseo de Delicias, nel cuore di Madrid, durante una rissa tra bande, la polizia ha arrestato un minorenne, ma non ha trovato il fucile utilizzato. 

Si calcola che nell'Unione europea circolino 35 milioni di armi da fuoco illegali, più della metà (56 per cento del numero totale di armi da fuoco civili che la Commissione europea calcola che esistano in Europa. Inoltre, nel Sistema d'Informazione Schengen sono elencate come rubate o smarrite circa 630mila armi da fuoco. 

Nel marzo del 2024, il Parlamento europeo e il Consiglio d'Europa hanno raggiunto un accordo per aggiornare il regolamento dell’Ue relativo all'importazione, l'esportazione e il transito di armi da fuoco civili, compresi fucili e pistole, con l'obiettivo di rendere la loro circolazione più trasparente e più facile da tracciare all'interno dell'Unione. La nuova normativa, che è un aggiornamento della legislazione esistente, è stata adottata ad aprile e sarà rivista in seguito. 

Una fonte ufficiale ha dichiarato a El Confidencial che ciò dipende dal fatto che l'accordo con il Consiglio è stato raggiunto poco prima del periodo elettorale. Dopo l'approvazione, la normativa sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore. Una delle novità è la creazione di un sistema di licenze elettroniche (ELS) a livello europeo per produttori e distributori che sostituirà i sistemi nazionali, che in molti casi si basano ancora su documenti cartacei.

Il nuovo sistema delle licenze sarà sicuro e criptato per le autorizzazioni, le documentazioni, le informazioni e le decisioni sull'importazione e l'esportazione di armi per uso civile. La Commissione dovrà istituire il sistema di licenze elettroniche entro due anni, cioè entro il 2026, e gli Stati membri avranno quattro anni di tempo - fino al 2028 - per adottare tale sistema elettronico o integrare nell'ELS i loro sistemi digitali nazionali.

Licenze elettroniche per evitare il “country-hopping”

La Commissione produrrà inoltre una relazione pubblica annuale basata sui dati degli stati membri relativi all'importazione e l'esportazione di armi da fuoco per uso civile, fornendo informazioni più precise su quali tipi di armi entrano ed escono dal mercato dell'Ue o sulle ragioni della mancata approvazione. "Con questo accordo, non soltanto avremo per la prima volta regole dell’Ue armonizzate per le importazioni ma, grazie alla determinazione del Parlamento, saremo riusciti anche a mantenere regole severe per le esportazioni", ha dichiarato Bernd Lange, presidente della Commissione per il commercio internazionale (INTA) del Pe. Lange crede che la modernizzazione delle normative contribuirà a fermare il fenomeno del "country-hopping", per cui le armi vengono trasferite in Stati con leggi meno severe.

"Ottenere legalmente un'arma può essere difficile in Europa, ma i terroristi hanno pochi problemi", si leggeva in un titolo del Washington Post nel febbraio 2015, dopo gli attentati a un centro commerciale di Copenaghen e alla redazione della rivista Charlie Hebdo a Parigi e al Bataclan. Per quest'ultimo attentato, i terroristi si procurarono un arsenale di armi, tra cui fucili d'assalto AK-47 e Zastava M-70, pistole, mitragliatrici e lanciagranate, che si ritiene siano state acquistate in Belgio. Paradossalmente, la città di Bruxelles è la sede centrale delle istituzioni e un importante punto di smercio per il traffico illegale di armi.


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"Il Belgio è il negozio di armi preferito d'Europa?", si chiedeva un titolo della BBC, riferendosi al fatto che il Belgio è diventato un punto caldo per il traffico di armi grazie alla sua posizione nel cuore del continente, con porti fondamentali come Anversa e una lunga storia come paese esportatore. Molte armi illegali provengono dai Balcani occidentali dove, dopo le guerre degli anni Novanta, migliaia di armi militari restarono in mano ai cittadini. Queste armi sono entrate in Europa occidentale in piccole quantità e girano facilmente nell'area Schengen. Come spiega l'Istituto fiammingo per la pace (Flemish Peace Institute, istituto di ricerca indipendente del Parlamento fiammingo), l'abolizione dei controlli alle frontiere interne dell'Ue dalla fine degli anni Ottanta ha ridotto la capacità di controllare gli spostamenti delle armi da fuoco.

Repubblica Ceca e Romania: due casi opposti per le armi da fuoco

Nonostante l'esistenza della Direttiva europea sulle armi da fuoco (UE 2021/555), che definisce standard minimi comuni per l'acquisto e la detenzione nell'Ue, nonché per il trasferimento di armi da un paese europeo all'altro, in Europa le leggi sull'acquisto e la detenzione di armi variano molto. 

Questa direttiva dell'Ue ne sostituisce una del 2017, quando l'acquisto legale delle armi più pericolose, come le armi da fuoco automatiche convertite in semiautomatiche, le armi da fuoco semiautomatiche con caricatori ad alta capacità o caricatori pieghevoli o telescopici, è stato limitato in seguito agli attentati di Parigi del 2015. Una delle sparatorie di massa più recenti nel territorio europeo si era svolta quattro giorni prima di Natale nell'edificio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Charles di Praga, in Repubblica Ceca per mano di uno studente di 24 anni che, dopo aver ucciso il padre, assassinò 14 persone all'università. 

La Repubblica Ceca ha alcune tra le leggi sulle armi più permissive dell’Ue: è uno dei pochi paesi al mondo, insieme a Stati Uniti, Messico e Guatemala, a sancire esplicitamente nella propria Costituzione il diritto di possedere armi da fuoco. Sebbene la richiesta di porto d’armi debba essere approvata da un medico, in quel caso l'aggressore era riuscito a procurarsi legalmente le sue armi nonostante avesse un passato di problemi psichiatrici. Il Parlamento ceco è stato indotto, a seguito di questi eventi, ad approvare un emendamento che ha inasprito la legislazione. Al polo opposto c'è la Romania, con la legislazione sulle armi più severa in Europa che impone un esame medico e psicologico, il completamento di un corso di formazione teorico e pratico e il conseguimento di opportuni permessi.


Nonostante le sparatorie di massa attirino molta attenzione mediatica, in Europa i decessi causati dalle armi da fuoco sono rari e tendono a verificarsi in ambito domestico, spesso con armi acquistate legalmente


Non esistono studi che dimostrino una correlazione statistica tra l'accesso legale alle armi da fuoco e il tasso di omicidi da arma da fuoco di un paese, spiega Katharina Krüsselmann, ricercatrice in Gun Violence, Homicide and Open Science presso l'Università di Leida nei Paesi Bassi. Parlando con El Confidencial, Krüsselmann ha detto che "sono stati fatti alcuni studi su questo argomento, ma con esiti diversi". Ciò che conta è se i cittadini si avvalgono di questo diritto e quanto siano efficaci le regole per procedere all’acquisto: "La formazione, per esempio, o i controlli su come vadano custodite in sicurezza", spiega Krüsselmann.

Secondo la ricercatrice, la Repubblica Ceca è un esempio encomiabile: "Hanno questo diritto sancito nella Costituzione, ma il loro tasso di omicidi con armi da fuoco è uno dei più bassi in Europa. Quindi, avere il diritto di accesso alle armi da fuoco sancito nella Costituzione non è una garanzia di alti livelli di violenza (letale). Ciò che conta è se i cittadini si avvalgono di questo diritto e quanto l'accesso alle armi da fuoco sia regolamentato (si pensi alla formazione, ai controlli della polizia sulla custodia in sicurezza, ecc.). 

Nonostante le sparatorie di massa attirino molta attenzione mediatica, in Europa i decessi causati dalle armi da fuoco sono rari e tendono a verificarsi in ambito domestico, in molti casi con armi acquistate legalmente. Secondo i dati dell'Istituto fiammingo per la pace, nel 2015, l'anno degli attentati di Parigi, circa 5000 dei quasi 7000 morti per arma da fuoco nell'Ue furono suicidi (75 per cento), seguiti da 1000 omicidi (15 per cento) e 700 morti non precisate o per incidenti. A causa della loro letalità, l'accesso legale alle armi da fuoco, in particolare nei nuclei familiari, "è associato a un aumento del rischio di suicidio", spiega Krüsselmann. Lo stesso vale per i femminicidi.  Questo perché "i femminicidi si verificano spesso in un contesto domestico, dove conflitti accesi, talvolta sotto l'influenza di alcol e droghe, diventano violenti".

👉 L”articolo originale su El Confidencial 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito del progetto PULSE, un'iniziativa europea che sostiene le collaborazioni giornalistiche transfrontaliere. György Folk (EUrologus, Ungheria), David Chytil (Deník Referendum, Repubblica Ceca), Sebastian Pricop (Hotnews, Romania) hanno contribuito a questo articolo. Dati: Ana Somavilla

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