Analisi Corpo e ambiente

Un’analisi del mercato delle mestruazioni, tra assorbenti e applicazioni

Assorbenti usa e getta e applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni: dalla fine del Diciannovesimo secolo, fino ad arrivare alle piattaforme tecnologiche odierne, un’industria ha creato un mercato basato sull’usa e getta e sulla “vergogna”. Un libro traccia questa storia, costruita sull’intimità del corpo delle donne.

Pubblicato il 1 Marzo 2023 alle 11:33

Jeanne Guien, è una ricercatrice francese, dottoressa in filosofia e autrice di "Une histoire des produits menstruels", testo nel quale analizza la storia di  tre emblemi della nostra "cultura mestruale": gli assorbenti usa e getta, gli assorbenti interni e le applicazioni di monitoraggio delle mestruazioni. 

Tre prodotti il cui uso, scrive, "implica il vivere in una società del consumo: un mondo in cui avere, usare, condividere qualcosa significa prima di tutto comprare qualcosa".

Per capire come Procter & Gamble, Tampax e le altre aziende del settore siano siano riuscite a imporre questo impero dell'usa e getta - il cui fatturato mondiale ammonta a diverse decine di miliardi di dollari ogni anno - è stato necessario fare un piccolo excursus negli archivi.

Attraverso un'analisi dei mezzi di comunicazione utilizzati da queste aziende fin dal loro lancio alla fine del Diciannovesimo secolo, Jeanne Guide racconta come hanno costruito questo successo: una strategia basata sulla pubblicità e sul marketing per mantenere un rigetto nei confronti del corpo e dei dispositivi "fatti in casa" utilizzati per lungo tempo per le mestruazioni.


In Une histoire des produits menstruels (Una storia dei prodotti mestruali), la ricercatrice francese Jeanne Guien fa una storia dei prodotti per le mestruazioni.  
Il consumismo si nasconde nei dettagli, si insinua negli angoli più intimi della vita, nelle abitudini che credevamo più banali: l’analisi di Jeanne Guien nel suo libro, edito da Divergences.

La vergogna come tecnica di vendita

Imitando le "campagne della vergogna" - descritte nel precedente libro di Jeanne Guien - che hanno lanciato i mercati dei dentifrici e dei deodoranti, l'industria ha abilmente creato e mantenuto un sentimento di "paura e vergogna" tra le persone mestruate. La pubblicità all'inizio del secolo arrivava a spiegare, dice la ricercatrice, che una donna con le mestruazioni (e che non usava i loro prodotti) poteva essere "riconosciuta dall'odore".

I panni mestruali usati fino ad allora erano descritti (senza basi scientifiche) come "pericolosi", obsoleti e responsabili del "60 per cento delle malattie". "Gli assorbenti usa e getta", scrive Guien, "sono stati paragonati al telefono, alla luce elettrica, all'accesso delle donne all'università [...] e i panni mestruali alle nonne".


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Questa strategia pubblicitaria ha relegato i prodotti mestruali riutilizzabili ai margini e ha permesso a una manciata di multinazionali di stabilire il proprio monopolio sul nuovo "mercato delle mestruazioni". Le fabbriche di uno dei leader del settore, Procter & Gamble, hanno scaricato così tante acque reflue nel fiume Fenholloway, in Florida, che è diventato il terzo fiume più inquinato degli Stati Uniti. Solo nel Regno Unito, gli assorbenti esterni e interni monouso saturi di plastica generano quasi 200.000 tonnellate di rifiuti all'anno.

Paragonare tutto quello che è riutilizzabile a un'"epoca buia" ha permesso a queste aziende di presentarsi come rivoluzionarie, impegnate in una corsa perpetua all'innovazione tecnologica. L'industria, spiega Jeanne Guien, si è impegnata in un "technowashing": ha costantemente inventato nuove parole per suggerire nuovi design e tecniche presumibilmente più efficienti e assorbenti.

Materiali tossici

Tanto peggio se queste "innovazioni tecnologiche" hanno fatto perdere la salute, e talvolta la vita, alle persone. Jeanne Guien ricorda che già nel 1975 erano stati lanciati avvertimenti sul legame tra alcuni materiali utilizzati per la produzione di assorbenti e la produzione di tossine batteriche.

Tuttavia, fino al 1980, Procter & Gamble ha continuato a vendere assorbenti "super assorbenti" i cui gel rilasciavano glucosio quando si scioglievano, alimentando lo stafilococco aureo, un batterio responsabile della sindrome da shock tossico, malattia infettiva e talvolta letale. 

Questo caso, analizza la ricercatrice, "è tipico dell'eccesso di innovazione, discrezione e protezione che caratterizza questo settore, che beneficia della vergogna che incoraggia nella sua pubblicità".

Questo disprezzo per la salute continua ancora oggi. L'industria non è regolamentata e gli ingredienti della stragrande maggioranza degli assorbenti sono sconosciuti. L'uso di sostanze chimiche per sbiancare il cotone è ancora in uso, nonostante le conseguenze sulla salute e sull'ambiente. 

C'è anche una dimensione neocoloniale in questo problema, che viene esplorata a lungo nel libro. Nel 2019 e nel 2020, ad esempio, i test hanno dimostrato che gli assorbenti venduti in Kenya contenevano polietilene, una plastica che nel 1996 è stata eliminata dagli assorbenti americani, canadesi ed europei perché non sicura.

Ma i prodotti mestruali usa e getta non si limitano a questi problemi, di salute e ambientali. In una presentazione stimolante e storicamente informata, Jeanne Guien difende l'ipotesi che siano stati anche uno strumento per addomesticare i corpi e rafforzare le norme di genere. La corsa all'innovazione difesa dagli industriali del settore si basa infatti, scrive l'autrice, "sull'idea fondamentale che i prodotti mestruali debbano servire a nascondere le mestruazioni e lo status di una persona mestruata, che non corrispondono agli standard della 'femminilità'”.

Stereotipi di genere

Le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni sono l'ultimo simbolo di questo fenomeno. Oltre a fornire ai giganti digitali dati preziosi sullo stato fisiologico ed emotivo delle persone che le utilizzano, che possono poi essere utilizzati per il targeting pubblicitario, queste applicazioni servono "un ideale di aumento della produttività e della vitalità del corpo", scrive la ricercatrice.

Pensavamo di acquistare innocentemente dei pezzetti di cotone. Leggendo Jeanne Guien, ci rendiamo conto che sono molto di più.

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