Questa settimana gli europei - e non solo loro - hanno giocato a farsi paura evocando l’ipotesi della “Grexit” come più che probabile. Dopo gli analisti, che da mesi chiosano sul come e il perché la Grecia dovrà abbandonare l’eurozona, è arrivato il turno di politici ed esperti (incaricati dai questi ultimi) di prodursi in previsioni (e cifre) sull’inevitabilità di questo scenario.
In occasione del vertice del 23 maggio i leader europei hanno ammesso che l’argomento non è più tabù, e hanno cominciato a vagliare questa possibilità ognuno secondo i suoi parametri. Allo stesso tempo hanno ribadito la speranza di mantenere la Grecia all’interno dell’eurozona, a condizione naturalmente che Atene onori gli impegni presi con i creditori.
È proprio questo il nocciolo della questione: più che economica, la “Grexit” è una faccenda squisitamente politica. Come d’altronde lo è stata l’adesione di Atene all’eurozona, quando Bruxelles e altri erano ben coscienti che la Grecia, come l’Italia in precedenza, non era pronta al grande passo.
A questo punto tocca ai leader europei decidere se sono disposti o meno ad assumersi i costi dell’uscita della Grecia dall’euro, sia economici (per le loro banche e i loro contribuenti) che politici (perdita di credibilità della moneta unica, fallimento del modello d’integrazione europea, abbandono della “culla della democrazia”, solo per citarne alcuni). E tocca ai loro omologhi greci decidere fino a che punto sono pronti a rispettare gli impegni presi, o in che modo vogliono ridiscuterli. Quanto all’uscita dall’euro, non sembra rappresentare un’opzione né per i politici greci né per la maggioranza degli elettori.
Si può scommettere su una soluzione più soft dopo le elezioni legislative greche e francesi del 17 giugno. Probabilmente gli europei finiranno con l’accettare una nuova ristrutturazione e una nuova rateizzazione del debito greco, che permetterà a una popolazione stremata da anni di durissima austerity di tirare il fiato. I greci, governati probabilmente da un maggioranza inedita e sorvegliati da vicino dalla “troika” Bce-Fmi-Ue, saranno costretti a ricostruire uno stato che si è rivelato iniquo e inefficace, e ad abbandonare costumi politici le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
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