La miniera di Vareš. | Fotogramma tratto da un video di Adriatic Metals Vares mine. Still from an Adriatic Mineral video

In Bosnia una miniera devasta le foreste e divide il paese

In Bosnia Erzegovina il progetto della miniera di Vareš, fortemente criticato per l’impatto ambientale è invece sostenuto dal governo. Chi si oppone, come gli attivisti, in risposta ottiene delle SLAPP.

Pubblicato il 22 Luglio 2025
Vares mine. Still from an Adriatic Mineral video La miniera di Vareš. | Fotogramma tratto da un video di Adriatic Metals

Secondo il Corruption Perceptions Index 2025 pubblicato da Transparency International, la Bosnia Erzegovina figura tra i paesi europei dove la corruzione è più diffusa. Un dato che si riflette nel crescente autoritarismo delle istituzioni e nella progressiva marginalizzazione della società civile.

Emblematico è il caso della miniera di Vareš, nel cuore della Bosnia centrale. L’area, un tempo importante polo industriale e oggi tra le più povere del paese, è oggetto di un’ampia concessione mineraria affidata alla società britannica Adriatic Metals. L’impresa gode di un forte sostegno politico, ma le sue attività suscitano preoccupazione crescente tra ambientalisti, giuristi e parte dell’opinione pubblica.

Una concessione controversa

Il governo federale della Bosnia Erzegovina ha classificato il progetto Vareš come investimento strategico, aprendo la strada a deroghe e semplificazioni normative. Nel 2021 l’azienda britannica Adriatic Metals ha ottenuto i diritti per lo sfruttamento di zinco, piombo e barite, con piani di espansione verso giacimenti di oro, argento e rame che si trovano in aree ad alto valore ecologico.

Nel gennaio 2024 la società idrica Vodokom ha denunciato un forte aumento della presenza di cadmio nel fiume Bukovica, che fornisce acqua potabile a circa 30mila abitanti di Kakanj. La contaminazione è stata registrata proprio durante l’intensificazione delle attività estrattive a monte della sorgente.

The Vareš mine processing plant on inauguration day. | Still from an Adriatic Metals video
L'impianto di lavorazione mineraria di Vareš il giorno dell'inaugurazione. | Fotogramma tratto da un video di Adriatic Metals

L’Ispettorato ambientale federale ha minimizzato l’allarme, attribuendo la presenza del metallo a un’origine naturale. Adriatic Metals ha potuto proseguire i lavori. Le istituzioni, anziché avviare un’indagine indipendente, hanno rilasciato nuove autorizzazioni senza alcuna consultazione pubblica e definendo la miniera uno dei progetti più significativi per l’economia e lo sviluppo della Bosnia Erzegovina.

Parallelamente, attivisti locali hanno presentato ricorso al Comitato della Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali in Europa, firmata anche dalla Bosnia Erzegovina, per denunciare il rischio che la miniera comprometta la biodiversità e gli habitat protetti dell’area. 

Nel 2022, il Comitato aveva raccomandato la sospensione del progetto in attesa di accertamenti. Ma le autorità bosniache hanno ignorato l’invito e anzi, nel marzo 2024 il ministero federale dell’ambiente ha chiesto al Comitato della Convenzione di Berna di respingere tutte le accuse relative ai potenziali effetti dannosi della miniera sulla biodiversità e le sorgenti d’acqua della Bosnia centrale.

SLAPP e tentativi di intimidazione

Tra le voci critiche più attive c’è l’attivista Hajrija Čobo, che ha denunciato i rischi della miniera e la distruzione delle foreste. In risposta Adriatic Metals ha intentato contro di lei una causa per diffamazione, tipica delle SLAPP (azioni legali strategiche per silenziare il dissenso, una denuncia volta a scoraggiare la partecipazione pubblica). La causa è stata ritirata poco dopo, anche grazie alla pressione dell’opinione pubblica.

Il 30 dicembre 2024 il tribunale cantonale di Mostar ha annullato l’autorizzazione rilasciata alla miniera, riconoscendo gravi lacune nello studio di impatto ambientale, in particolare per quanto riguarda le fonti d’acqua del fiume Bukovica.

La reazione del ministero non si è fatta attendere. Appena i media hanno riportato la notizia della sentenza, solo quindici giorni dopo l’annullamento del permesso, il ministero ha rilasciato una nuova autorizzazione integrandola con la documentazione nel frattempo ricevuta da Adriatic Metals. 



Hajrija Čobo (personal archive)
Hajrija Čobo. Sul poster: “Pensieri sulla natura”. | Foto: archivio personale

Tutto questo senza organizzare un dibattito pubblico. Il nuovo documento non è mai stato pubblicato, lo abbiamo ottenuto appellandoci alla legge sul libero accesso alle informazioni.

“Il continuo monitoraggio idrogeologico della quantità e della qualità delle acque sotterranee nel periodo compreso tra il 2021 e il 2024 non ha evidenziato variazioni [...] nel sistema idrologico circostante”, si legge nel documento, in cui viene anche specificata la differenza tra l’area in cui vengono svolte le attività estrattive e l’area data in concessione. Come sottolineato dal ministero, è importante che l’attività estrattiva non coinvolga la zona delle sorgenti protette, zone che però in parte coincidono con quella data in concessione.

Altre questioni non sono state affrontate in modo approfondito, tra cui l’ubicazione della discarica, le strade forestali e l’abbattimento delle foreste statali.

Deforestazione e mancanza di trasparenza

Adriatic Metals è stata più volte accusata di deforestazione illegale. Nell’ottobre 2023, l’ente forestale cantonale ha denunciato l’abbattimento non autorizzato di oltre 100 alberi, ma la procura ha archiviato il caso sostenendo che si trattava di terreno reso edificabile. Gli attivisti, che hanno chiesto invano di vedere il contratto di concessione, ricordano che nessun contratto giustifica la violazione della legge bosniaca.

Lorries carrying material from the Vareš mine. | Still from an Adriatic Metals video.
Camion che trasportano materiale dalla miniera di Vareš. | Fotogramma tratto da un video di Adriatic Metals.

L’area intorno alla miniera, tra Vareš e Kakanj, ospita foreste secolari e una straordinaria biodiversità, tra cui la foresta pluviale di Trstionica, una delle ultime in Europa. Nel 2023 è stata presentata un’iniziativa per istituire un parco naturale Trstionica-Boriva, mai discussa formalmente dal consiglio comunale. Secondo testimonianze degli attivisti locali per facilitare il trasporto dei residui minerari sono stati abbattuti alberi anche fuori dall’area concessa, senza autorizzazioni.authorize the investor to violate the laws of Bosnia and Herzegovina.

Una decisione incostituzionale

Nel 2024, la Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina ha sospeso la decisione con cui il governo federale aveva autorizzato l’uso temporaneo di 72 ettari di foresta demaniale da parte di Adriatic Metals. La concessione è stata giudicata incostituzionale, poiché emanata senza il parere della procura e in violazione di una disposizione dell’Alto Rappresentante ONU, incaricato di garantire lo sviluppo pacifico e durevole del paese, sul blocco dell’utilizzo dei beni statali fino all’adozione di una legge specifica.

La sentenza è rimasta lettera morta. Sei mesi dopo, i lavori proseguivano indisturbati. “È risaputo che l’attività estrattiva nell’area è ancora in corso”, ha ammesso la stessa Corte a Radio Slobodna Evropa.

Le parole del premier federale Nermin Nikšić, che ha definito la foresta “brulla e inutile”, hanno suscitato sdegno. Gli ambientalisti ricordano che si tratta di un habitat unico con alberi oltre tre volte secolari, e non di un terreno da sacrificare per uno sviluppo di corto respiro.  

👉 L’Articolo originale su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa
Questo articolo è stato prodotto nell'ambito della Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI ), un progetto cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti e è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Ue. Vai alla pagina del progetto.

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