Il ministero degli esteri polacco ha lanciato una nuova offensiva contro la stampa straniera che usa termini come “campi di concentramento polacchi” o “campi di morte polacchi” per descrivere i campi nazisti nella Polonia occupata durante la Seconda guerra mondiale.
Le autorità polacche hanno definito questi termini “falsi storici” e vogliono che questa espressione sia usata quando si discute del problema in “un dibattito pubblico in Polonia e all’estero, e specialmente in Germania”, scrive Rzeczpospolita.
Soltanto l’anno scorso i diplomatici polacchi sono intervenuti in 120 occasioni per chiedere ai giornali di correggere i loro articoli. L’editoriale del quotidiano sottolinea che
la Polonia deve avere una politica storica inflessibile non soltanto perché i giornalisti dall’altra parte del mondo dovrebbero sapere che i polacchi non hanno costruito alcun campo di concentramento, ma anche per rispettare le politiche degli altri paesi quando si parla della loro storia.
Questo articolo ti interessa?
È accessibile gratuitamente grazie al sostegno della nostra comunità di lettori e lettrici. Pubblicare e tradurre i nostri articoli costa. Per continuare a pubblicare notizie in modo indipendente abbiamo bisogno del tuo sostegno.
Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.
Vedi l'evento >