Bucarest, marzo 2012. Il presentatore televisivo e fondatore del Partito del popolo in campagna.

Dan Diaconescu, la tv trash scende in campo

Il padrone della popolare rete Otv ha replicato la formula del suo successo nel suo nuovo partito: personaggi terra terra, nazionalismo e linguaggio volgare. E i sondaggi gli danno ragione.

Pubblicato il 6 Aprile 2012 alle 09:46
Bucarest, marzo 2012. Il presentatore televisivo e fondatore del Partito del popolo in campagna.

Se non esistesse già, di sicuro qualcuno penserebbe a inventare una formazione con le aspirazioni e il profilo del Partito del popolo [Ppdd, fondato nel 2011 da Dan Diaconescu]. La dimostrazione sta nelle previsioni dei sondaggi, secondo cui il partito fondato dal capo di Otv [emittente televisiva privata di grande successo in Romania] otterrebbe tra il 12 e il 14 per cento in più rispetto al Partito democratico liberale (Pdl, al potere).

Una cosa è certa: il partito di Diaconescu non potrà essere ignorato in occasione dei negoziati postelettorali [le elezioni locali sono previste per il 10 giugno, mentre quelle legislative si terranno in novembre]. Probabilmente ci ritroveremo uomini vicini a Diaconescu in ruoli chiave del governo. Ma chi sono i leader del Ppdd? Sono sostanzialmente uomini d’affari di dubbia integrità, funzionari disonesti, noti arrampicatori sociali e personaggi mondani.

Come spiegare l’ascesa del partito? Per rispondere a questa domanda possiamo servirci delle parole dello stesso Diaconescu. Nel 2009, in un'intervista al quotidiano Gandul, al capo di Otv è stato chiesto di spiegare il successo della trasmissione Oglinda TV [Specchio TV] . Diaconescu ha risposto che in generale cercava di attirare personaggi che fanno audience. “Definisca questi personaggi”, lo ha incalzato il giornalista. “Gente che gesticola, grida, si esprime in maniera volgare e commette errori in cui i telespettatori si riconoscon”, ha risposto l’imprenditore.

Oggi come allora, i personaggi legati a Diaconescu sono prodotti dello spazio pubblico romeno. Quelli che “gesticolano, gridano e si esprimono in modo volgare” sono quelli che in generale vincono le elezioni in Romania, quelli che si ergono a leader d’opinione e analisti, quelli che fanno finta di avere qualcosa da dire a questo paese. Eppure nel corso degli anni gli studios di Diaconescu hanno visto sfilare personaggi di prim’ordine come il presidente Traian Băsescu, il sindaco di Bucrest Sorin Oprescu (opposizione di sinistra), Victor Ponta (Psd), Silviu Prigoană (nuovo candidato del Pdl a sindaco della capitale) o l’ex ministro del turismo Elena Udrea.

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Con il tempo, a causa dell’amore mostratogli dai telespettatori e dai personaggi pubblici, Dan Diaconescu è diventato un mostro politico. Il suo arresto per sottrazione di fondi nel 2010 non è stato che un episodio in una carriera che, vista col senno di poi, sembra aver avuto come unico effetto quello di rafforzare la sua immagine di martire del popolo. Oggi il fenomeno Diaconescu non può più essere affrontato a cuor leggero come in passato. Dalla tribuna del Partito del popolo sgorga un nazionalismo demente, oltre che insulti e calunnie contro nemici reali o immaginari. Eppure tutto questo, anziché disgustare la popolazione, sembra conquistarla.

L’ascesa di Diaconescu ricorda quella di Corneliu Vadim Tudor [leader del Partito della grande Romania e oggi eurodeputato], arrivato al secondo turno alle presidenziali del 2000. Ma i due casi presentano delle divergenze. Diaconescu è il prodotto di una parte importante dell’elettorato, generalmente frustrato e poco colto, ma anche di una classe politica che lo ha incoraggiato sperando di raccogliere le briciole del suo successo.

A questo punto possiamo tranquillamente dire che il Partito del popolo rappresenta una delle creature più orrende della società romena. E non è affatto un caso che la sua vetrina si chiami Specchio TV.

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