Analisi Democrazia nell’Europa dell’Est
Murales a Tiblisi. | Foto: GP Accardo Tags in Tbilisi

Elezioni in Georgia e Moldova: in gioco niente meno che il futuro dell’Europa

Nel giro di sei giorni, tra il 20 e il 26 ottobre, due ex repubbliche sovietiche dovranno decidere da che parte della geopolitica – e forse della storia – schierarsi: proseguire l’avvicinamento all'Occidente e all'Ue o tornare all'ovile russo.

Pubblicato il 15 Ottobre 2024
Tags in Tbilisi Murales a Tiblisi. | Foto: GP Accardo

Nelle prossime settimane, due paesi europei che un tempo facevano parte dell'Unione Sovietica dovranno decidere da che parte della geopolitica – e forse della storia – stare. Cosa significa? Proseguire il loro avvicinamento all'Occidente e all'Unione europea o tornare all'ovile russo. Può sembrare una semplificazione estrema, ma in realtà è ciò che li attende, e queste scelte, come l'esito della guerra in Ucraina, determineranno in parte il volto dell'Europa di domani.

Il 20 ottobre i moldavi saranno chiamati a votare al primo turno delle elezioni presidenziali e a scegliere con un referendum se vogliono modificare la Costituzione per consentire al paese di entrare nell'Ue. Sei giorni dopo i georgiani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento e decidere se vogliono porre fine a dodici anni di governo del partito filorusso Sogno georgiano (ქართული ოცნება , KO) e consegnare il paese all'opposizione filoeuropea.

Tropismo europeo in Moldova

Mappa Moldova IT

I sondaggi danno la presidente moldava uscente, liberale ed europeista, Maia Sandu, in netto vantaggio sul suo avversario più quotato, l'ex procuratore generale (ministro della giustizia) Alexandru Stoianoglo, candidato del Partito socialista dell'ex presidente filorusso Igor Dodon.

Per quanto riguarda il referendum, lo stesso sondaggio accorda due terzi delle preferenze al “sì”, in linea con i dati relativi alla percentuale di cittadini favorevoli all'ingresso della Moldova nell'Ue (63 per cento). Se, tuttavia, il partito europeista non dovesse vincere, vedremmo i partiti filorussi o “sovranisti” promuovere un riavvicinamento a Mosca e l'adozione di leggi ispirate a quella russa sugli agenti stranieri, come in Ungheria, Russia, Bulgaria e Georgia.

Complessità georgiana

In Georgia la situazione appare molto più complessa. Negli ultimi mesi le rispettive posizioni di Sogno georgiano e dei partiti di opposizione non hanno fatto che irrigidirsi sempre di più. Il governo, guidato in maniera sempre meno nascosta dall'uomo più ricco del paese (si stima che la sua fortuna rappresenti quasi il 30 per cento del Pil nazionale) e fondatore di KO, Bidzina Ivanishvili, continua a fare campagna a favore di un avvicinamento all'Europa, ma al tempo stesso adotta misure che sembrano tratte dal manuale del Cremlino per i regimi autoritari.

Mappa Georgia OK

La recente legge sugli “agenti stranieri” e quella adottata nel settembre 2024 per vietare la “propaganda LGBT” sono talmente incompatibili con l'adesione all'Ue che quest'ultima ha sospeso la procedura di adesione formalmente avviata nel dicembre 2023. Come le misure di Vladimir Putin, anche queste sono state concepite per schiacciare la società civile georgiana ed epurarla da ogni dissenso, allontanando di fatto la Georgia dall'Occidente e segnando il suo avvicinamento a Mosca.

Questo atteggiamento contrasta con la volontà dei georgiani, che quasi al 90 per cento sono favorevoli all'adesione all'Ue. Con una discrepanza ideologica e politica così ardita da ingannare i più distratti, KO da un lato afferma di perseguire il cammino verso l'Unione – l’onnipresente logo della sua campagna elettorale fonde la bandiera europea e il simbolo del partito – e dall’altro moltiplica i gesti di distensione – e persino di vassallaggio – verso il Cremlino, motivo per cui diversi membri del partito sono stati oggetto di sanzioni da parte degli Stati Uniti.

Un cartellone elettorale di Sogno Georgiano a Tbilisi. | Foto: ©Mariam Nikuradze/OC Media
Un cartellone elettorale di Sogno Georgiano a Tbilisi. | Foto: ©Mariam Nikuradze/OC Media

Contro Sogno georgiano, che secondo gli ultimi sondaggi dovrebbe ottenere circa il 33 per cento dei voti, la società civile e l'opposizione si stanno organizzando per fare fronte comune. Oltre il 99 per cento delle organizzazioni (media indipendenti, ong, associazioni, ecc.) prese di mira dalla “legge russa” hanno rifiutato di registrarsi come “agenti stranieri”, anche a costo di rischiare le pesanti multe previste per i trasgressori, e scommettono sulla fine del regno del partito di Ivanishvili. Un tempo divisa tra movimenti con orientamenti diversi, l'opposizione politica si è raggruppata in varie coalizioni informali, che dovrebbero sfiorare il 50 per cento dei voti, secondo gli stessi sondaggi.

Da parte sua, la presidente della Repubblica, l'indipendente Salomé Zourabichvili, ha utilizzato tutte le leve a sua disposizione per mantenere il paese ancorato all’Europa e all’obiettivo dell'adesione all'Ue. La sua “Carta georgiana”, a cui hanno aderito 19 partiti, vuole fornire una tabella di marcia per l'opposizione filo-occidentale a Sogno georgiano, proponendo che, dopo le elezioni, un governo tecnico garantisca la transizione democratica e attui le riforme necessarie per l'adesione all'Ue.

Deciso a giocare la carta della frattura tra il campo che difende i valori tradizionali – gode del sostegno della Chiesa ortodossa come in epoca sovietica – e quello “pseudoliberale” filo-occidentale, KO ha inasprito i toni: prima il premier Irakli Kobakhidze ha annunciato l'abolizione di tutte le coalizioni di opposizione dopo le elezioni, e poi Ivanishvili ha accusato queste ultime di voler “aprire in Georgia un secondo fronte” della guerra in Ucraina. 

Scooter à Tbilissi. | Photo : GPA
Uno scooter filoeuropeo a Tbilisi. | Foto: ©GPA

La Georgia condivide con l'Ucraina un passato di ex repubblica sovietica annessa con la forza all'URSS e in parte occupata da truppe russe o filorusse (nel 2008 Mosca ha invaso le regioni georgiane dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud – Tskhinvali per i georgiani).

Sogno georgiano fa quindi leva sulla paura dei georgiani di essere coinvolti nel conflitto sull'altra sponda del Mar Nero dal “partito globale della guerra”, cioè i paesi occidentali che sostengono militarmente l'Ucraina. La solidarietà a Kiev è molto diffusa tra la popolazione, a giudicare dalla pletora di bandiere ucraine e di scritte anti-Russia che si vedono per le strade di Tbilisi.


Vogliamo vivere in un paese come la Russia, senza libertà di espressione, o vogliamo davvero far parte della comunità occidentale e, in futuro, dell’Ue? – Lasha Bakradze


Per risparmiare alla Georgia un destino simile secondo lui a quello dell'Ucraina, KO non esita a scendere a compromessi con il vicino russo, con metodi di intimidazione mafiosi sembrano essere ispirati dall'FSB, i servizi di sicurezza russi, osserva Marika Mikiashvili, ricercatrice di scienze politiche ed esponente del partito di opposizione liberale Droa: da mesi ormai i rappresentanti dell'opposizione e della società civile e le loro famiglie ricevono regolarmente telefonate anonime più o meno minacciose, vengono pedinati, picchiati da gruppi di persone mascherate o sottoposti a campagne diffamatorie – per esempio con manifesti appiccicati alle loro case o ai loro uffici con i loro ritratti e la scritta “traditore”. Si tratta di “metodi molto lontani da ciò a cui sono abituati i georgiani, con un livello di violenza fisica e verbale finora sconosciuto”, aggiunge.

Marika Mikiashvili. | Photo : ©GPA
Marika Mikiashvili. | Foto: ©GPA

La reazione della società civile è all'altezza della posta in gioco: a Tbilisi le più grandi proteste dall'indipendenza del 1991 hanno visto centinaia di migliaia di persone scendere in piazza per chiedere il ritiro del progetto di “legge russa”. A guidarle sono stati i “GenZ”, gli adolescenti e i giovani adulti, il cui spirito indipendente, la creatività e la solidarietà hanno lasciato il segno in Georgia e all'estero.

Da parte sua, Sogno georgiano nega naturalmente qualsiasi forma di pressione e si dice fiducioso della propria vittoria. Irakli Kobakhidze e i media vicini al governo ripetono che KO raccoglie quasi il 60 per cento delle intenzioni di voto, “una cifra più che ridicola”, commenta lo storico Beka Kobakhidze (nessuna parentela con il capo del governo): “Non hanno mai raggiunto questo risultato, soprattutto dopo mesi di proteste e misure antioccidentali e filorusse”.

Beka Kobakhidze. | Photo : GPA
Beka Kobakhidze. | Foto: ©GPA

Tuttavia, Kobakhidze sottolinea il rischio che KO possa truccare le elezioni e proclamarsi vincitore a prescindere dal risultato, ed evoca "lo scenario venezuelano". Nel 2018 il presidente uscente Nicolás Maduro ha convalidato la sua rielezione contro il parere della Commissione elettorale centrale, instaurando un regime autoritario e repressivo. 

“Ci sono segnali preoccupanti che puntano in questa direzione”, continua Kobakhidze: KO ”ha cambiato la legge elettorale e ora il governo può certificare i risultati senza coinvolgere l'opposizione; [i leader dei partiti] hanno costruito un muro alto tre metri intorno alla sede della Commissione elettorale centrale e hanno tolto le pietre del selciato nelle strade adiacenti al parlamento per paura che eventuali manifestanti possano usarle contro di loro, come è successo a Kiev durante la rivolta di Maidan alla fine del 2013. Hanno sotto controllo la polizia, la magistratura e la commissione elettorale centrale, quindi lo scenario Maduro è plausibile”.

In questo caso, spiega Marika Mikiashvili, di fronte alle inevitabili proteste che scoppieranno, “il governo sarà probabilmente riluttante a usare la violenza secondo il modello russo. La Georgia è un paese piccolo, tutti si conoscono e la soglia di ciò che è considerato violenza è più bassa che in molti altri paesi. Siamo molto sensibili alla violenza: qui, bruciare un'auto durante una manifestazione è un fatto più unico che raro. L'anno scorso abbiamo visto la prima molotov dagli scontri che hanno preceduto l'indipendenza. Se il governo iniziasse a sparare sulla folla, la maggior parte degli agenti di polizia non sarebbe in grado di sopportare la pressione della società e delle proprie famiglie”.

La posta in gioco nelle elezioni va oltre la Georgia, sottolinea Marika Mikiashvili: “Diversi esperti concordano sul fatto che la Georgia sia in prima linea nella difesa delle libertà civili in una regione che possiamo far andare dai paesi candidati all'adesione all'Unione europea ad alcuni stati membri”,  un riferimento implicito a Ungheria e Slovacchia.

Se Sogno georgiano dovesse rimanere al potere, “darebbe ad altri stati illiberali in Europa una bella spinta per adottare le politiche e le leggi che vogliono”. Per la vicina Armenia, un'altra ex repubblica sovietica con un rapporto complicato con Mosca, che ha di fatto ritirato il suo sostegno militare e diplomatico durante il recente conflitto che si è concluso con la perdita dell'enclave del Nagorno-Karabakh, “la vittoria di Sogno georgiano metterebbe in pericolo l'integrità fisica e la democrazia del paese, che si troverebbe accerchiato da regimi autocratici filorussi”, osserva.

E in caso di vittoria dell'opposizione, dobbiamo temere uno scenario simile a quello che si è verificato in Ucraina nel 2014, con l'invasione russa? “Alcuni rappresentanti della Duma [parlamento russo] hanno detto che la Russia è pronta a intervenire militarmente se KO dovesse chiedere il suo aiuto”, dice Beka Kobakhidze, “ma non vedo come potrebbe accadere, perché la Georgia non è la Crimea. Come minimo si può dire che c'è un'ostilità diffusa nei confronti della Russia. La Russia ha a disposizione diversi meccanismi ibridi e penso che sceglierà piuttosto questa strada”.

Lasha Bakradze. | Photo : ©GPA
Lasha Bakradze. | Foto : ©GPA

"Non so quale sarà l'esito delle elezioni. Quello di cui sono sicuro è che non saranno né eque né libere”, afferma lo scrittore e membro dell'opposizione Lasha Bakradze, “ma dobbiamo combattere, perché questo altro non è che un referendum sul futuro della Georgia. Vogliamo vivere in un paese come la Russia, senza libertà di espressione, o vogliamo davvero far parte della comunità occidentale e, in futuro, dell'Ue?”.

Questo articolo è stato realizzato nell'ambito del progetto PULSE, un'iniziativa europea a sostegno della cooperazione giornalistica transfrontaliera. Mila Corlateanu di n-ost (Germania) ha contribuito alla sua realizzazione.

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