Fernando Rosas (classe 1946) ha dedicato una parte della sua vita a combattere la dittatura in Portogallo e un'altra a studiarla. Fin da giovane si è opposto al regime di Salazar (finendo in prigione), prima di diventare uno dei principali storici portoghesi, esperto del tema. Convintamente di sinistra, è stato membro del Partito comunista portoghese (PCP) e ha contribuito a fondare altri due partiti: negli anni settanta, il Partito comunista dei lavoratori portoghesi (PCTP-MRPP), e nel 1999 il Blocco di sinistra (BE), di cui è ancora membro. È stato eletto più volte deputato per il BE ed è stato candidato alla presidenza della Repubblica nel 2001.
Oggi è professore emerito presso l'Universidade Nova di Lisbona, dove ha fondato e presieduto l'Istituto di storia contemporanea (IHC). Come storico, ha scritto diversi libri sulla Prima repubblica portoghese, sulla dittatura e sulla Rivoluzione dei garofani. Molti di questi sono stati pubblicati anche in Spagna, Francia, Italia, Germania e Brasile. Il suo ultimo libro, Ensaios de Abril (“Saggi di aprile”, Tinta da China, 2023), è una testimonianza autobiografica della gioventù portoghese che si è opposta alla dittatura, insieme ad altri testi dedicati al cinquantesimo anniversario della rivoluzione.
Il Portogallo celebra quest’anno mezzo secolo di democrazia; allo stesso tempo assistiamo alla crescita quasi esponenziale dell’estrema destra. Come spiegare questa situazione?
A mio avviso, dobbiamo liberarci dell'idea che il fascismo sia una specie di strana malattia, una maledizione inevitabile caduta dal cielo, come si diceva più o meno negli anni trenta. Era visto come una sorta di maledizione, la cui origine risiedeva nella stupidità del popolo o di alcuni leader. Non è così. Come il fascismo di allora, l'estrema destra di oggi, è il prodotto della crisi dei sistemi liberali occidentali. In altre parole, della crisi del capitalismo liberale.
Stiamo vivendo la seconda crisi storica dei sistemi liberali occidentali. La svolta neoliberista del capitalismo, attuata a partire dagli anni Ottanta, non è riuscita a risolvere i problemi della popolazione: ha creato disoccupazione, precarietà lavorativa, concentrazione del capitale e fallimenti; ha innescato un'ondata di distruzione economica e sociale, generando disperazione, rabbia e paura. Storicamente, è da qui che il fascismo di ieri, così come l'estrema destra di oggi, traggono la loro base sociale e il loro sostegno.
Questa base sociale è ancorata allo sfruttamento e alla manipolazione di quei sentimenti primari – ma comprensibili – come la paura di perdere il proprio status sociale, di perdere il lavoro e l'ansia per l'incertezza del futuro. Questa situazione rappresenta anche un'opportunità per i settori più aggressivi del capitalismo finanziario di imporre una vera e propria dittatura neoliberista, spazzando via ogni resistenza. Tutto questo ha a che fare con la crisi del marxismo a partire dagli anni Ottanta, dall'implosione dell'Unione sovietica e dallo squilibrio nei rapporti di forza a danno della sinistra tradizionale.
Questi fattori hanno dato vita a un'offensiva che riunisce una parte della destra tradizionale e una nuova destra radicalizzata.
La loro base sociale è costituita innanzitutto dai ceti ricchi. In Portogallo, sono loro a finanziare il partito Chega (estrema destra): i grandi banchieri, il settore immobiliare, coloro che prosperano grazie alla speculazione e al turismo. Questi soggetti beneficiano in modo esponenziale della logica speculativa del capitale, che è il substrato del capitalismo neoliberista. Poi ci sono alcuni settori della classe media – piccoli e medi proprietari terrieri, dipendenti pubblici, infermieri e poliziotti – e anche della classe operaia che sono molto colpiti dalla crisi sociale e facilmente manipolabili.
Questa situazione ha a che fare con la crisi del marxismo a partire dagli anni Ottanta, dall’implosione dell’Unione sovietica e dallo squilibrio nei rapporti di forza a danno della sinistra tradizionale
Si noti che nel voto all'estrema destra non ci sono uno, ma tre voti. In primo luogo, ci sono gli oligarchi che finanziano il partito Chega. Sono le grandi famiglie, i grandi banchieri, i fondi di investimento immobiliare, spesso legati all'industria del turismo. Cenano insieme, pranzano insieme... È tutto alla luce del sole: un mix del voto di questi oligarchi e di alcuni settori della classe media che si sono spostati a destra.
In secondo luogo c'è il voto dei nostalgici dell'ancien régime, del salazarismo. Sono un'altra componente di questa base sociale. Sono presenti nella direzione del partito Chega. Sono apertamente contrari alla rivoluzione del 25 aprile 1974. Sostengono da sempre che il paese va male da cinquant’anni. In sostanza, per loro è la democrazia che non va bene ed è colpa della democrazia se il paese è in difficoltà. Hanno nostalgia della dittatura di Salazar, del fascismo, del colonialismo e della guerra coloniale.
E infine c'è quello che io chiamo il voto cieco della protesta disinformata, che in sostanza è un voto emotivo e irrazionale.
Ma non è in questo bacino che si trova la maggioranza delle persone che votano per l'estrema destra? E forse questo spiega anche il profilo di questo elettorato?
Certo, è la sua base sociale. I primi due tipi di voto sono quelli ideologicamente orientati. Il terzo è un voto di protesta vuoto, irrazionale, che non ha la capacità critica di analizzare le contraddizioni e le bugie del discorso populista di Chega e del suo leader, che cambia idea tre volte in un giorno. È un voto non solo irrazionale, ma anche poco informato. È un voto di rabbia, un voto di paura.
I giovani sembrano affascinati da questo partito, soprattutto attraverso i social network. Include il voto dei giovani in questa categoria?
Sì, soprattutto fino ai diciotto anni, perché la principale categoria di giovani che il partito Chega riesce a raggiungere è quella che frequenta ancora le scuole superiori. È in quella fascia d’età che è maggiormente presente. All’università le cose si complicano: la destra non è più rappresentata da Chega, ma piuttosto dal partito Iniziativa liberale (IL, destra) e da partiti di sinistra come il BE. Oltre il 30 per cento degli elettori del BE è composto da giovani. Ho fatto molte conferenze sulla Rivoluzione dei garofani nelle scuole superiori e mi sono fatto quest’idea. Questo voto non è un voto. Trovo difficile descriverlo come un voto di estrema destra.
Ma è un voto di protesta?
Sì, è il voto di chi dice: “Ventura (André Ventura, presidente di Chega) ha le palle”, “Questo è l'uomo di cui abbiamo bisogno”, “Dice ad alta voce quello che pensa la gente”, o cose del genere. In altre parole, è un voto totalmente privo di analisi razionale. È quasi impossibile fare un dibattito con molti studenti delle scuole superiori in questo momento – soprattutto durante una campagna elettorale – perché non c'è più razionalità. È un'esplosione. Ciò non significa che dobbiamo rinunciare. Sono stato nelle scuole di tutto il paese a parlare della Rivoluzione dei garofani, ed è sempre andata molto bene. Perché quando si organizza una discussione faccia a faccia, anche se ci sono posizioni opposte, è sempre arricchente.
Questo è stato l'anno delle elezioni europee. Il progetto europeo sta fallendo?
Se il progetto europeo vuole sopravvivere, dovrà essere sottoposto a una riforma radicale. Che cos'è il progetto europeo? I singoli stati non possono avere politiche monetarie e di cambio proprie. L'euro è un sistema che va essenzialmente a vantaggio delle economie più forti, in particolare quella tedesca e francese, e penalizza le economie più deboli. Non c'è sovranità in termini di politiche economiche specifiche, in particolare nel settore degli scambi monetari. Tutto è subordinato a una Banca centrale europea che nessuno ha eletto e che nessuno controlla realmente. Sono i banchieri a gestire questo settore. Anche la politica dell'immigrazione è disastrosa, perché si riduce alla costruzione di una grande fortezza. I paesi europei hanno finanziato il Marocco e la Turchia per mettere i rifugiati nei campi e impedire loro di partire. Ecco perché è una totale assurdità.
Ma l'Europa sta diventando ancora più securitaria, come abbiamo visto in Francia...
[La legge francese sull'immigrazione è] una vergogna perché discrimina i cittadini francesi che non sono di origine francese o europea. In sostanza, Emmanuel Macron ha adottato un testo che va benissimo a Marine Le Pen. Nei Paesi Bassi, l'estrema destra ha vinto le elezioni promuovendo questo tipo di legislazione. Ma questa è una legge da guerra civile. Cosa può ottenere? Cosa farà in un momento in cui milioni di persone fuggono dalla siccità, dalla mancanza d'acqua, dal sottosviluppo e dalla fame? Impedirà loro di partire? No. L'unica soluzione possibile è il progresso, lo sviluppo economico e l'impegno alla cooperazione a medio e lungo termine per lo sviluppo dei paesi d’origine dei migranti. Non ce ne sono altre.
In un momento in cui l'Europa è in declino demografico e ha bisogno di immigrati, è tempo di costruire vere politiche di integrazione che siano utili sotto ogni punto di vista, anche per l'economia europea.
Dal punto di vista economico e finanziario, è assolutamente necessario che l'Unione europea adotti misure per regolare i movimenti di capitale. Finché i flussi di capitale si scateneranno cercando di speculare sui migliori investimenti senza alcuna regolamentazione...
La libera circolazione dei capitali è il segno distintivo del capitalismo neoliberista che si è sviluppato a partire dagli anni ottanta. Al contrario, il capitalismo neokeynesiano del Dopoguerra ha regolamentato il capitale, portando a un modello economico di grande successo. Di conseguenza, finché non si invertiranno alcune delle politiche neoliberiste più aggressive in campo economico e finanziario, nel campo dell'immigrazione e persino nel campo della politica estera, la tendenza dell'Unione europea sarà quella di disgregarsi, come stiamo vedendo attualmente con la guerra in Ucraina.
In questa guerra, l'Unione europea è stata incapace di avere una propria linea politica.
👉 L’articolo originale e completo su Gerador
Questo articolo è pubblicato nell’ambito del progetto collaborativo Come Together
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