Anca Maria, di origini romene, ha due figlie e un figlio. Anche lei, come molti genitori, si interroga sulla possibile dipendenza che la tecnologia può creare nei giovani.
“Io e mio marito passiamo molto tempo con i bambini”, spiega. “Penso che per una famiglia monoparentale sia più difficile”. Per queste famiglie, secondo lei, il telefono cellulare o il tablet rappresentano un modo semplice ed efficace per tenere occupati i bambini, e questo fin dalla più tenera età. “Con conseguenze ancora più gravi in seguito”, dice con preoccupazione.
Vengono usati ovunque: per strada, addirittura mentre si cammina, o nei centri commerciali, anche a rischio di urtare qualcuno non appena un nuovo messaggio attira la nostra attenzione sullo schermo. Nei nei bar, a scuola: a prescindere dal contesto, viviamo la vita col telefono in mano, e in generale davanti a uno schermo.
Nel 2024, l’88,3 per cento della popolazione europea ha dichiarato di usare internet quotidianamente, secondo i dati Eurostat. Una percentuale che raggiunge il 97,51 per cento per la fascia di età 16-24 anni.
Per quanto riguarda le modalità di accesso a internet, un dispositivo spicca su tutti: lo smartphone. Nel 2023, l’86,31 per cento degli europei interrogati ha detto di usarlo a tale fine, sempre secondo i dati Eurostat. La fascia di età 16-24 anni si distingue anche in questo caso: il 96,44 per cento ha dichiarato di usare il cellulare per navigare in internet. Le percentuali sono simili in tutti i paesi europei.
Sebbene le nuove tecnologie e i social media abbiano profondamente cambiato il modo di vivere di tutte e tutti, ciò che preoccupa particolarmente sono gli effetti potenzialmente deleteri sugli adolescenti, che attraversano un periodo cruciale della fase di sviluppo.
La Romania: un caso esemplare
Nel 2024, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato uno studio riguardo l’uso dei social media e la propensione di giocare ai videogiochi tra gli adolescenti. La ricerca, condotta in Europa, Asia centrale e Canada nel biennio 2021-2022, offre una panoramica sul rapporto che i più giovani hanno con le nuove tecnologie digitali.
Un terzo degli adolescenti (34 per cento) gioca quotidianamente ai videogiochi e più di 1 su 5 (22 per cento) lo fa per almeno 4 ore. Inoltre, il 12 per cento degli adolescenti è a rischio di uso problematico dei videogiochi e, tra questi, i ragazzi sono più vulnerabili delle ragazze (16 per cento contro 7 per cento). Anche i social media hanno un ruolo importante nella vita dei giovani intervistati: il 44 per cento delle quindicenni afferma di essere costantemente in contatto virtuale con gli amici, e l’11 per cento dei giovani mostra segni di uso problematico dei social.
Secondo lo studio, la propensione degli adolescenti a un uso problematico dei social media (anche detto PSMU, dall’inglese problematic social media use) varia considerevolmente da un paese all’altro. Tale uso eccessivo, che secondo lo studio assomiglia a una vera e propria dipendenza da social media, trova terreno fertile in alcuni paesi in particolare, come nel caso della Romania.
Tra il 2021 e il 2022, in Romania è stata rilevata la più alta percentuale di PSMU (22 per cento), includendo ogni genere e fascia di età, con a seguire Malta (18 per cento) e Bulgaria (17 per cento). La percentuale più debole è stata registrata nei Paesi Bassi (5 per cento). Nel complesso, l’11 per cento degli adolescenti ha riportato un uso problematico dei social media, in leggero aumento dal 2018 (all’epoca al 7 per cento).
Sebbene le nuove tecnologie siano oggetto di numerose congetture, dato che non è ancora stata stabilita una correlazione tra il tempo trascorso davanti allo schermo e il calo delle capacità di attenzione o il calo della propensione alla lettura, resta comunque il fatto che un uso eccessivo dei social media e dei videogiochi potrebbe, secondo l’OMS, avere conseguenze concrete sulla salute, in particolar modo per gli adolescenti.
Dallo studio emerge che “mentre la maggior parte degli utenti ha riportato un uso attivo o intenso dei social media o non problematico dei videogiochi, va notato che tra il 2018 e il 2022 è stato registrato un aumento significativo dell’uso problematico. Questo [aumento] implica che un numero crescente di adolescenti rischia di avere difficoltà sociali, scolastiche o emotive nella vita quotidiana”.
Una domanda persiste: perché la Romania è al primo posto? Secondo la ricercatrice Diana Tăut, intervistata da Edupedu, media romeno specializzato nell’educazione, il motivo potrebbe essere storico: “Sappiamo che la Romania è un paese dove le tecnologie, inclusi i social media e i telefoni cellulari, si sono affermate molto velocemente”. Secondo Tăut, la generazione con la “chiave al collo” (gli adulti nati tra gli anni ‘60 e ‘90 che da bambini tornavano da scuola con le chiavi di casa appese al collo) ha scelto di crescere i propri figli con la sicurezza fisica come priorità, dentro casa, abbandonandoli dunque, in un certo senso, agli ambienti virtuali di cui non conoscevano bene i pericoli.
Educazione da rivedere
Secondo Diana Tăut, l’ambiente familiare gioca un ruolo fondamentale: “La prima linea di intervento, naturalmente, sono i genitori, [che] devono innanzitutto possedere un livello minimo di cultura digitale per poter acquisire consapevolezza [del problema] o per cominciare a trasmettere le basi della cultura digitale ai propri bambini e adolescenti. Perché sono i genitori i primi a mettere il telefono nelle mani dei figli”.
Secondo il deputato Mircea Coșea, dottore in economia e professore universitario, per ridurre il desiderio compulsivo di tablet e telefoni da parte dei giovani non bisogna necessariamente vietarne l’uso, ma piuttosto offrire attività alternative. “La scuola svolge un ruolo molto importante in questo caso: è infatti necessario rivedere e aggiornare sia i programmi che i metodi di insegnamento”, sottolinea.
Trovare l’equilibrio tra mondo virtuale e reale, attivare il parental control, limitare il tempo trascorso davanti allo schermo: una vera sfida per genitori, insegnanti, esperti e anche per la Commissione europea e il Parlamento europeo, che più di una volta si sono occupati dell’uso problematico degli smartphone e di internet. Nel 2023, la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori ha lanciato l’allarme: nonostante eventuali effetti positivi dei social, il loro design pensato per creare dipendenza può provocare anche danni fisici, psicologici e materiali. Particolarmente preoccupante è l’impatto della dipendenza digitale su bambini e adolescenti, considerati più vulnerabili rispetto agli adulti.
Traduzione di realizzata da Giulia De Iuliis, Alice Delpanno, Fatinha Facinelli, Chiara Lazzari, Lara Dafne Melo Wollinger, Sofia Passaretti, Moema Pigna, Giovanna Primultini, Giulia Ruggeri, Patrycja Tokarz dell’Università di Ginevra – Facoltà di traduzione e interpretariato (Unità di italiano)
In collaborazione con European Data Journalism Network
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