pollution_voxeurop-ramses_morales_izquierdo

Dietro la cortina verde: il gioco di disinformazione dei gestori patrimoniali globali

I grandi gestori patrimoniali etichettano i loro fondi come "sostenibili" e detengono azioni in industrie altamente inquinanti come la vendita online o i combustibili fossili. Smascheriamo qui le tattiche di disinformazione con le quali nascondono il loro impatto sulle aziende in cui riversano il denaro degli investitori, e concludiamo con un esempio che fa sperare.

Pubblicato il 16 Ottobre 2024

Nel 2020, rivolgendosi agli amministratori delegati di tutte le banche del mondo, l’Ad di BlackRock Larry Fink in una lettera scriveva: “La transizione climatica rappresenta una storica opportunità di investimento”.  La lettera, in cui la più grande banca del mondo indicava quali fossero i prossimi passi verso il mondo “net-zero”, è stata rilanciata da grandi testate da tutto il mondo, tra cui The New York Times ed NBC News.

Gli articoli a loro volta sono stati pubblicati sui social media. Nel post Facebook del NY Times, un utente commentava: “Questo è il capitalismo…può lavorare per il bene”; “Finalmente ci sono arrivati”, commenta un altro. Poi c’è un commento che oggi suona come profetico: “Grazie Mr. Fink, per favore no greenwashing”.

 New York Times BlackRock Voxeurop
Un articolo del New York Times promuove BlackRock a un summit sulla sostenibilità negli Stati Uniti.

È il caso di Eurizon, un gestore patrimoniale controllato dalla maggiore banca italiana, Intesa SanPaolo, che investe in aziende fortemente inquinanti con i suoi presunti fondi verdi. Tuttavia, l'istituto finanziario italiano è solo uno dei tanti concorrenti che utilizzano mezzi subdoli per far passare il loro cosiddetto ‘messaggio di sostenibilità’, come mostra la nostra inchiesta.

Riccardo Torelli | ©Università Cattolica
Riccardo Torelli | ©Università Cattolica

Attraverso grandi campagne verdi sui loro siti web e partecipando a eventi ufficiali sulla sostenibilità, le grandi banche e altre istituzioni finanziarie si presentano come i nuovi salvatori del pianeta mentre investono nelle aziende più inquinanti al mondo. Tuttavia, i loro investimenti "verdi" raccontano una storia molto diversa. La nostra inchiesta, in cui raccontiamo anche una storia di attivismo locale, smaschera questa operazione di greenwashing e disinformazione su larga scala e le sue contraddizioni.

Per Riccardo Torelli, professore di Responsabilità Sociale d'Impresa presso l'Università Cattolica di Milano e co-fondatore del Centro di Ricerca per la Responsabilità, l'Etica e la Sostenibilità nella Gestione, esistono due modi principali di comprendere la sostenibilità di un'azienda. “Un modo è [quando] un'azienda dice ‘la nostra azienda è sostenibile’; qui c'è tutto un discorso di brand identity (identità del marchio) che può influenzare la percezione del cliente finale,” ha detto Torelli a Voxeurop.

“Un altro modo è la promozione di un singolo prodotto, ovvero l'azienda dice ‘il nostro prodotto specifico è sostenibile’. In questo caso, il consumatore o l'investitore potrebbe avere una reazione diversa perché sa che, in generale, a parte quel prodotto, l'azienda non è sostenibile”.Ma cosa succede quando i gestori patrimoniali adottano un doppio standard di greenwashing, sia a livello di prodotto che di marchio? “La percentuale di persone che finirebbe per essere ingannata sarebbe molto alta,” prevede Torelli.

 ESG related words Voxeurop
Le parole relative alle misure a favore dell'ambiente, del sociale e della governance (ESG) più frequentemente utilizzate (in verde) dai gestori patrimoniali nei loro fondi. | Fonte: LSEG, grafica a cura degli autori.

Ed è esattamente quello che sta accadendo. Nel 2023, i gestori patrimoniali hanno investito 87 miliardi di dollari nelle aziende più inquinanti del mondo tramite fondi "verdi" definiti dalla normativa europea sulla finanza sostenibile. Di questi 87, ben 18 miliardi sono investiti in aziende ad alta emissione di carbonio e di cui quasi 7 miliardi in aziende di combustibili fossili mentre vengono offerti ai clienti con etichette verdi come “sostenibilità”, “energia pulita”, “net zero”.

Gli asset manager non sono i soli ad utilizzare etichette ecologiche per commercializzare prodotti finanziari che sono tutt'altro che rispettosi del clima. Ma mentre promuovono tali prodotti fuorvianti, ostentano anche una politica generale di sostenibilità aziendale. Gli investitori consapevoli devono quindi essere cauti nei confronti del marketing aziendale delle istituzioni finanziarie, che, come dimostrato dalla nostra analisi precedente, può manipolare le percezioni per far credere che siano impegnate in una transizione sostenibile quando i loro singoli prodotti dimostrano il contrario.

Infatti, come mostrano i risultati di un recente sondaggio dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) sull'attuazione della normativa europea sulla finanza sostenibile, gli operatori finanziari hanno cavalcato l'onda della finanza sostenibile più come strategia di marketing legata alla sostenibilità che per effettuare investimenti veramente sostenibili.

Dei siti web aziendali che più verdi non si può

Un modo per farlo è ottenere l’accondiscendenza di influenti media mainstream. "Crediamo che il miglior tipo di investimento sostenibile sia quello tagliato a tua misura” recita il sito web di JP Morgan, rivolgendosi direttamente agli investitori che navigano; più di quattro miliardi di dollari sono investiti nelle aziende più inquinanti del mondo attraverso i fondi "verdi" di JP Morgan. Nel giugno 2021, la sezione "Adviser" del quotidiano britannico Financial Times ha pubblicato un articolo intitolato: "JP Morgan lancia tre fondi di sostenibilità".

Secondo questo articolo, uno dei fondi promossi, il Global Sustainable Equity Fund, escluderebbe investimenti in settori "non sostenibili". "Il fondo per le soluzioni al cambiamento climatico è progettato per aiutare gli investitori a cogliere in modo intelligente opportunità di investimento innovative e tecnologie che facilitano la transizione a basse emissioni di carbonio," continuava l'articolo.

Oggi quel fondo investe quasi 20 milioni di dollari in aziende automobilistiche come Bridgestone, Burlington, Ross Stores e Stellantis, che insieme generano emissioni annue totali medie di 360 milioni di tonnellate di carbonio*.

La spiegazione rilanciata dai media per questi investimenti si trova su X (ex Twitter), pubblicata dal canale CNBC Middle East durante la Cop28 a Dubai. In un video che ha avuto circa 19 mila visualizzazioni, CNBC intervistava Chuka Umunna, Responsabile Globale delle Soluzioni Sostenibili di JP Morgan, che spiegava, “Non è il nostro compito boicottare settori dell’economia, è nostro compito lavorare con i nostri clienti per decarbonizzare”.

Le parole [e i mezzi con cui si diffondono] sono importanti. “Il modo in cui i clienti ricevono le informazioni, che sia una modalità informale che può passare da un social o che sia una Formale, ad esempio comunque comunicato stampa o un'intervista di un manager, influenza molto la credibilità dell’informazione. La comunicazione dell'azienda ha un'importanza tale per cui nel soggetto ricevente va a influenzare notevolmente il fatto che si crei o meno una alta o bassa percezione o nulla di greenwashing".

Per aggiungere una dimensione umana alla comunicazione, un terzo modo è quello di pubblicare sui siti video dei direttori generali mentre parlano di sostenibilità. “Riusciamo ad investire i nostri danari per conto della nostra clientela nel modo più sostenibile possibile”, dice Saverio Perissinotto, Presidente di Eurizon Capital SGR, che nel 2023 investiva 2,3 miliardi di dollari nelle società più inquinanti del mondo tramite i suoi fondi “verdi”, compresi quasi 900 milioni in 17 delle società fossili con le più alte emissioni di CO2 al mondo.

Clicca su un'immagine per vedere le homepage dei fondi “verdi” dei principali asset manager del mondo.

La società di gestione del risparmio controllata da Intesa SanPaolo ha già goduto di una copertura accondiscendente da parte di diversi giornali durante il 2019. Il quotidiano Il Foglio ad esempio ha pubblicato un’intervista condotta dall’agenzia Askanews con Simone Chielini, che al tempo era Responsabile dell’ESG (Environment, Social and Governance – promozione del rispetto dell'ambiente, del sociale e della buona governance) e dell’attivismo strategico di Eurizon. Il titolo dell’articolo, che riguardava la strategie di investimenti sostenibili della società, era molto promettente: “Eurizon: finanza responsabile per creare valore con sostenibilità”

La stessa intervista con lo stesso titolo è poi stata pubblicata da Il Sole 24 Ore. Ha seguito la Stampa, nel gennaio 2020 con un articolo sponsorizzato dal titolo “Crescita sostenibile se condivisa”, che descriveva gli sforzi di Eurizon per la sostenibilità ambientale.Questa rete di notizie “green” è stata lanciata nel 2017 da Askanews, che aveva pubblicato un video su Youtube dal titolo “La scelta sostenibile di Eurizon”, in cui il responsabile delle strategie sostenibili spiegava come un fondo “Sustainable Global Equities” investiva in “società con vantaggi competitivi sulla sostenibilità ".

Nel 2017 il fondo investiva in Oil Search, che al tempo era la più grande società fossile in Papua Nuova Guinea (fonte LSEG) e nel gigante francese dell’auotomotive Michelin. Oggi quello stesso fondo investe 3.5 milioni di dollari in Corteva società statunitense attiva nell’agribusiness che emette circa 8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

La visione “verde” di Storebrand

L’asset manager norvegese Storebrand ha pubblicato sul proprio sito un video in stile documentario in cui compaiono i dirigenti della società, incluso il CEO Erik Saugestad, che indossa sulla giacca nera la spilla degli obiettivi sostenibili delle Nazioni Unite. Nel video, titolato “La Casa ha una Visione”, Saugestad spiega come Storebrand aveva cominciato a lavorare sulla finanza sostenibile già a metà degli anni 90’: “In quel momento storico è giusto dire che quello era uno spazio occupato dalle ONG e persone molto impegnate. Il mondo della finanza non stava veramente andando in quella direzione. Abbiamo stabilito Storebrand Asset Management per costruire un veicolo per l’investimento sostenibile”.  Trentadue anni dopo, nel 2023 Storebrand investiva 1.5 miliardi di dollari nelle società più inquinanti con i propri fondi verdi, inclusi 6 milioni nella società di logistica e trasporto marittimo norvegese Wallenius Wilhelmsen Logistics tramite un fondo “fossil-free”.

Nel 2021 ESG Today, un sito di informazione sugli investimenti verdi e sostenibili, ha dedicato un articolo sull’arrivo del nuovo Responsabile degli investimenti sostenibili, Kamil Zabieski. L’aritcolo tesseva le lodi di Storebrand, spiegando come la società è stata una voce dominante tra i gestori patrimoniali nel promuevere la sostenibilità. “Nel giugno 2020 ad esempio, la società ha guidato un gruppo di 30 investitori per chiedere alle autorità brasiliane di attivarsi e chiudere con il deforestamento”, scriveva l’autore. Tuttavia a Storebrand continua a piacere il petrolio brasiliano. Nel 2023 infatti ha investito 2.4 milioni di dollari nella controllata statale Petrobras, che ha già annunciato che proseguirà la massiccia produzione di petrolio nei prossimi anni.

Poi c’è Amundi, che si definisce come “pioniera e leader nell’investimento responsabile”. Ad esempio il suo fondo dedicato al Bioenergy ESG investe quasi 8 milioni di dollari nelle giganti fossili ENI e TotalEnergies*. L’asset manager poi crea dei fondi pot-pourri in cui unisce tante parole legate alla sostenibilità, come ad esempio il fondo “ESG Climate Net Zero Ambition”, che ha un grande portafoglio di società altamente inquinanti come la fast fashion spagnola Inditex (proprietaria tra gli altri dei marchi Zara, Massimo Dutti e Bershka), ma anche Michelin, Toyota e diverse società fossili. Nell’ultimo trimestre del 2023 Amundi ha investito 1.4 miliardi di dollari nelle società più inquinanti del mondo tramite i suoi fondi etichettati come “ESG”*.

Un’organizzazione locale smaschera il greenwashing nei “summit sostenibili” di BlackRock

In netto contrasto con la copertura mediatica, i video e i post sui social media che vengono diffusi per fare il greenwashing sui grandi fondi, una piccola organizzazione di base in Ohio, negli Stati Uniti, sta utilizzando la forza della comunità per contrastare gli elementi virali di questa disinformazione legata al greenwashing.

Al Cleveland Sustainability Summit del 23 gennaio 2024, Kaitlin Bergan, responsabile delle Soluzioni Sostenibili per i Clienti di BlackRock, è stata invitata a tenere il discorso di apertura intitolato: “Investitori che creano un impatto sostenibile”. Ma non tutti stavano ascoltando il suo intervento al Huntington Convention Center.

Craig Ickler | ©Cleveland Owns
Craig Ickler | ©Cleveland Owns

“Quando abbiamo saputo che BlackRock sarebbe stato il relatore principale, abbiamo pensato che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato,” ci dice Craig Ickler, organizzatore per la democrazia energetica di Cleveland Owns, un incubatore di democrazia economica che crea imprese cooperative e guida campagne per il controllo comunitario delle risorse. “Queste politiche ESG promosse da BlackRock mantengono le stesse strutture di potere, le stesse persone che ci hanno portato a questa crisi climatica. Lasciare loro il comando e chiedergli di emettere meno carbonio non funzionerà. Non potevamo restare a guardare mentre nel nostro territorio si proponeva una falsa soluzione alla crisi climatica. E non potevamo permettere che quella fosse l’unica narrazione. Queste soluzioni dall'alto vengono attuate da banchieri d'investimento che vivono a centinaia o migliaia di chilometri di distanza e decidono come gestire le nostre comunità.”

Così Cleveland Owns, insieme ad altre organizzazioni locali, ha affittato una sala nello stesso centro congressi nello stesso momento in cui si teneva il discorso di apertura di BlackRock. “Un gruppo eterogeneo di persone della conferenza ha iniziato a presentarsi al nostro evento. È stato bello averli con noi e ascoltare un'alternativa a quello che stava dicendo BlackRock,” racconta Ickler. La loro discussione si è concentrata sui problemi della città e sulle vere fonti di cambiamento: “Non ci siamo limitati a mostrare il problema della finanza ESG, ma abbiamo anche discusso l'alternativa concreta.”

Ickler spiega che la sua organizzazione utilizza un consorzio per decidere democraticamente come prestare fondi ad imprese locali sostenibili e non estrattive, un debito che possono iniziare a ripagare solo quando iniziano a generare profitti. “Forniamo questi fondi alle comunità locali che storicamente sono state svantaggiate e continuiamo a sostenere il loro piano aziendale. E oltre al prestito, li aiutiamo con la documentazione e li supportiamo con idee.”

Dalla parte opposta del centro congressi, BlackRock, che attraverso le sue sussidiarie ha investimenti “green” per 6,3 miliardi di dollari nelle aziende più inquinanti del mondo, spiegava come gli investitori possono avere un impatto sostenibile. I suoi investimenti in queste aziende ammontano a 3,8 miliardi di dollari attraverso fondi etichettati come sostenibili, contribuendo all'emissione di 18 milioni di tonnellate di CO2*.

Né gli organizzatori del summit né BlackRock hanno mai contattato le organizzazioni locali per un confronto, ma Ickler ha detto che la loro presenza ha avuto un impatto e ha contribuito a un cambiamento positivo nel modo di pensare, specialmente con i partecipanti alla conferenza che hanno presenziato alla loro sessione. “Alla fine ci hanno detto che la nostra iniziativa aveva cambiato la loro prospettiva sul resto della conferenza; vedere il problema da prospettive diverse, significava che c'era un altro modo di fare le cose; pensare a questo mentre guardavano queste grandi banche e altre grandi istituzioni, e cominciare a chiedersi, dove sta la voce della comunità?” conclude Craig Ickler.*

*Dati dell’ultimo trimestre del 2023, estratti dal London Stock Exchange Group (LSEG).

Stefano Valentino è borsista del Bertha Challenge Fellow 2024. Questo articolo fa parte dell'indagine coordinata da Voxeurop con il supporto della borsa di studio Bertha Challenge. Alef Ferreira Lopez, assistente all'analisi dei dati, dottorando in Economia, Universidade Federal de Minas Gerais, ha contribuito all'analisi dei dati.
Leggli gli altri commenti Divento membro per tradurre i commenti e partecipare

Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.

Vedi l'evento >

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sullo stesso argomento