I lavoratori immigrati, essenziali per l’economia europea e prime vittime della crisi

Secondo una recente ricerca i lavoratori extra-europei hanno svolto un ruolo centrale in settori essenziali dell’economia europea, compreso il settore medico-sanitario. Ciononostante il loro ruolo non è riconosciuto, così come la maggiore precarizzazione e la più alta esposizione al virus che questo comporta.

Pubblicato il 14 Gennaio 2021

Gli immigrati rappresentano una quota in costante aumento della popolazione europea e sono un vero proprio pilastro della forza lavoro in Europa. Perché? In tanti si trovano in settori chiavi per l'economia del continente, soprattutto in tempi di pandemia. Lo spiega il lavoro di Fasani e Mazza (Immigrant Key Workers: Their Contribution to Europe’s COVID-19 Response), che illustra come i lavoratori attivi in questi settori rappresentano un ruolo centrale nell'equilibrio economico del continente.

Il primo grafico mostra la quota di lavoratori nei diversi settore chiave europei, mentre il secondo mette in luce la suddivisione tra lavoratori nativi, in mobilità Ue e lavoratori extra-europei, secondo le categorie menzionate più su. 

Se c'è un settore che ha combattuto questa battaglia contro il covid-19 in prima linea, è naturalmente quello medico: il grafico 3 mostra la percentuale di medici e infermieri di origine straniera in tutta Europa.

Nonostante molti di questi dati dimostrino che i migranti sono in effetti “eroi” nascosti delle nostre economie, la stessa categoria è anche una delle maggiori vittime della crisi: "I migranti sono molto più vulnerabili a Covid-19 e alle sue conseguenze", dice Lorenzo Guadagno, ricercatore dell'OIM (Organizzazione Internazionale per i Migranti). "I migranti sono più a rischio, non per motivi di salute, ma perché sono più esposti al virus rispetto al resto della popolazione", continua.

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"Si tratta di lavoratori impiegati in settori che richiedono loro di continuare a lavorare e hanno anche meno accesso a mezzi di protezione. Inoltre, le loro condizioni di vita sono problematiche perché spesso vivono in luoghi dove è difficile applicare i gesti di barriera necessari per limitare la diffusione del virus".

Cosa succede se un migrante è infetto da covid-19? "I migranti incontrano molti ostacoli quando si tratta di ricevere cure mediche: non sempre hanno lo status per accedervi, oppure la priorità è data alla popolazione locale. Per i migranti irregolari, la scelta è tra continuare a lavorare o andare in ospedale. Tanti quindi non si rivolgono nemmeno alle strutture che forniscono cure mediche".

Allo stesso tempo, la pandemia ha colpito duramente i migranti, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico: la recessione economica ha seriamente ostacolato la loro capacità di lavorare e di guadagnarsi da vivere. Sono aumentati i disoccupati e di conseguenza la precarietà e la mancanza di accesso alle risorse finanziarie necessarie per far fronte alla conseguente insicurezza economica.  "Per quanto riguarda le conseguenze indirette della pandemia, è molto più probabile che i lavoratori migranti risentano della crisi economica perché sono sovrarappresentati in settori che sono stati più duramente colpiti dalla crisi", continua Guadagno.


"Di solito sono i primi ad essere licenziati o a subire una riduzione dell'orario di lavoro. In molti paesi, lo status giuridico di un migrante dipende proprio dal fatto di avere un lavoro. Perderlo significa quindi diventare "illegale". Inoltre, i migranti non hanno accesso all'assistenza sociale offerta a coloro che sono colpiti dalla crisi economica, sia per il loro status giuridico che per la natura informale del loro lavoro. Si trovano quindi a contribuire al budget complessivo della protezione sociale di un Paese, ma senza poterne beneficiare".

In collaborazione con European Data Journalism Network

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