Il 15 aprile i 37 ministri che compongono il governo francese hanno reso pubblico il loro patrimonio, mettendo in scena un vero e proprio “strip-tease della repubblica”, scrive Le Figaro. L’operazione di trasparenza è una risposta alla vicenda Cahuzac, ma suscita critiche da destra e da sinistra.
“Le nuove regole permetteranno di evitare un altro scandalo Cahuzac? La risposta è negativa. Inoltre adesso si fa confusione tra la ricchezza e la disonestà”, commenta Libération. Il quotidiano di sinistra non manca di evidenziare i limiti del gesto dei ministri:
La necessaria moralizzazione della vita pubblica meritava qualcosa di più che un’azione impulsiva, inefficace, magari anche dannosa e di sicuro irreversibile.
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Le Figaro punta l’indice contro “i limiti e i pericoli di questa trasparenza decisa in fretta e furia in un paese che ha una relazione complessa con il denaro”. Inoltre il quotidiano conservatore dubita del “sollievo dei francesi”:
Gli elettori […] preferirebbero sicuramente che la politica di François Hollande contro la disoccupazione fosse un po’ meno “trasparente”….
La Tageszeitung non crede che le rivelazioni patrimoniali rendano la politica francese più trasparente:
Tutti questi dati sono senza garanzia. I cittadini non hanno la possibilità di confrontarli con la dichiarazione dei redditi dei ministri, che resta confidenziale. Qualcuno pensava veramente che i ministri svelassero i loro conti segreti in Lussemburgo o una società offshore non tassata alle Cayman?
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