Il Belgio dà il via alla reazione dei sindacati

Pubblicato il 12 Novembre 2012

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Erano quasi ventimila gli operai della fabbrica Ford di Genk che l’11 novembre hanno manifestato contro la chiusura dello stabilimento alla fine del 2013 annunciata il 25 ottobre dal costruttore americano, che potrebbe comportare la perdita di diecimila posti di lavoro. Secondo la Libre Belgique la manifestazione è una dimostrazione di forza che “illustra l’angoscia sociale dell’Europa”.

Il quotidiano di Bruxelles sottolinea che i prossimi negoziati con il governo per l’elaborazione di un piano sociale "arrivano in un contesto doppiamente problematico: sul piano nazionale il governo di Elio Di Rupo spera di poter approvare in settimana un budget dal forte profumo di austerità. […] Mentre su scala europea si registra l’aumento della contestazione contro il rigore”, come dimostra l’appello a una giornata di azione europea e solidarietà per mercoledì 14 novembre lanciato dalla Confederazione europea dei sindacati (Etuc). Secondo la Libre Belgique all'invito “risponderanno una quarantina di organizzazioni di 23 paesi”, per

chiedere ai leader europei di reagire all’aumento vertiginoso della disoccupazione e rispondere all’angoscia sociale dei cittadini. […] Questa giornata darà luogo a scioperi in Spagna, Portogallo, Grecia e Italia, quattro paesi pesantemente colpiti dalla crisi. Altre manifestazioni sono previste in Belgio, […] Francia e in alcuni paesi dell’est come Polonia, Slovenia e Romania, ma anche davanti alla sede della Commissione europea a Bruxelles.

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La contestazione generale testimonia l’esistenza di un’Europa a due velocità, sottolinea la Libre Belgique:

È sintomatico che i sindacati dei paesi dell’Europa del nord non facciano parte di questo movimento, almeno per ora. Il loro atteggiamento evidenzia ancora una volta la frattura sempre più netta tra il nord dell’Europa, che continua a chiedere il rigore budgetario, e il sud che teme di soffocare sotto il peso dell’austerity. […] Questo movimento di protesta seguirà di appena 24 ore la pubblicazione dei dati sulla crescita dell’eurozona, che dovrebbero confermare la sua entrata in recessione per la seconda volta in tre anni.

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