Dopo le elezioni legislative del 2018 la Svezia ha vissuto un lungo e problematico processo di formazione del governo. Ora che i partiti si mobilitano per le elezioni europee, il panorama politico interno sembra diviso in tre blocchi, dai confini piuttosto indefiniti. Al posto della tradizionale divisione tra centro e sinistra, oggi osserviamo tre gruppi: sinistra/verdi, centristi/liberali e conservatori/nazionalisti.
Secondo i sondaggi i temi che interessano di più gli elettori sono il cambiamento climatico, l’immigrazione e il populismo di destra. Uno scenario tipicamente europeo, se non addirittura globale. Ma il caso della Svezia presenta alcune peculiarità.
La Svezia è tra i paesi d’Europa dove il sostegno nei confronti dell’Unione europea è maggiore. Secondo i dati dell’Eurobarometro, se oggi si tenesse un referendum, più dell’80 per cento degli svedesi voterebbe per confermare l’adesione. Anche se la l’affluenza per le europee è solitamente inferiore rispetto alle elezioni politiche, uno svedese su due vota comunque per il parlamento europeo, più che nella gran parte degli stati dell’Unione.
Al contempo, però, gli elettori e la maggioranza dei politici restano contrari all’ingresso nell’eurozona. Il cambiamento politico più radicale rispetto agli ultimi anni è che al momento nessun partito chiede l’uscita della Svezia dall’Unione europea. I due partiti che invocavano la Svexit, posizionati agli estremi rispetto al centro liberale, sono i Democratici svedesi (Sd, nazionalisti di estrema destra) e il Partito della sinistra (Vänsterpartiet).
Entrambi hanno dichiarato che non si adopereranno attivamente per l’uscita dall’Unione (anche se resta nei rispettivi programmi), ma intendono sviluppare alleanze all’interno del parlamento europeo e con i movimenti presenti in Europa. […] Continua a leggere l'articolo su Internazionale.it.
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