Il libero scambio non fa più sognare

Pubblicato il 21 Marzo 2013 alle 13:44

L’entusiasmo suscitato dalla notizia che gli Stati Uniti avrebbero avviato i negoziati con l’Ue per creare una zona di libero scambio “ha perso intensità”, scrive Mohamed A. El-Erian su Les Echos cinque settimane dopo il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato da Barack Obama. “Sul cammino del progetto ci sono ancora troppi ostacoli”, sottolinea il finanziere americano, elencandone tre. Il primo riguarda il modesto potenziale economico della proposta. 

Gli accordi di libero scambio che promettono i maggiori benefici sono quelli tra le economie separate da barriere tariffarie importanti, con flussi commerciali deboli e con uno scarso accavallamento dei loro modelli di consumo e produzione. Questo non è certo il caso dell’Unione europea e degli Stati Uniti. 
Il secondo problema è legato alla situazione in cui si dibattono attualmente Unione europea e Stati Uniti:
Il flusso apparentemente infinito di drammi politici ha reso estremamente difficile per Europa e Stati Uniti la possibilità di concentrarsi a lungo su un’iniziativa strutturale. È improbabile che l’Europa riesca a portare avanti una riflessione a lungo termine, se l’immediato futuro è complicato dal risultato delle elezioni italiane. […] Negli stati uniti la perturbazione ha preso le sembianze di una nuova mini-tragedia fiscale. 
Il terzo ostacolo riguarda invece
il pessimo stato del dialogo mondiale, nonostante tutti i bei discorsi sulle sfide globali e le responsabilità condivise. Il vertice del G20 del mese scorso si è trasformato ancora una volta in un summit dispendioso senza contenuti né seguito adeguati, e piuttosto che catalizzare il coordinamento della politiche costruttive ha involontariamente incoraggiato l’acquiescenza.

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