Pubblicità per la birra Beck's. Foto di Derboty - DR

Il ritorno dell'orgoglio teutonico

Il patriottismo, a lungo bandito dal vocabolario nazionale, è tornato di moda. Un sentimento nutrito più dai cliché che dalle radici storiche

Pubblicato il 16 Maggio 2009 alle 14:49
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Non importa che rida un po' troppo forte o che la sua stretta di mano sia troppo energica, che si lamenti o che esulti, che faccia il tirchio sul cibo, che beva troppa birra o che guidi troppo veloce - se è un ragazzo - o troppo lentamente - se è una signora attempata - una cosa è certa a proposito del tedesco medio: chiunque potrà lamentarsi che si tratta di un comportamento "tipicamente tedesco".

Ma in questo genere di situazione, la cosa più divertente è che questo "chiunque" sarà lui stesso un tipico tedesco. Cercando a tutti i costi di distinguersi dalla massa dei suoi compatrioti, si affermerà a tutti gli effetti come dei uno dei suoi membri. Thomas Mann aveva definito l'"attrazione collettiva per l'autocritica, che arriva spesso fino al disprezzo per sé stessi e all'automaledizione" come "kerndeutsch" ("fondamentalmente tedesca") e ne aveva dedotto un concetto diametralmente opposto - "l'idea di egemonia mondiale".

Questo odio per sé stessi traspare quasi ogni settimana nei sondaggi sullo stato d'animo dei tedeschi, dietro i quali si nasconde la ricerca di un nuovo sentimento nazionale in atto dalla riunificazione. Un esempio abbastanza ambizioso di questo genere di inchieste, che ha richiesto tre anni di lavoro, è apparso due settimane fa con il titolo un po' kitsch di: "Essere tedesco: un nuovo orgoglio della nazione in armonia con il cuore", accompagnato dal sottotitolo "L'identità dei tedeschi".

I principali risultati dello studio condotto dall'università di Stoccarda-Hohenheim su circa 2mila cittadini tedeschi sopra i 14 anni - con un rigore e una precisione senza precedenti - sono relativamente sorprendenti. Quasi il 60 per cento delle persone interpellate condivide l'affermazione "sono orgoglioso di essere tedesco". La maggior parte, il 69 per cento, rifiuta l'idea che l'Europa o la comunità internazionale siano più importanti del loro paese e il 78 per cento opterebbe "con certezza" o "con molta certezza" per la nazionalità tedesca se dovesse scegliere.

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Sessant'anni dopo la costituzione della Repubblica federale tedesca, così come sintetizzano gli autori dello studio, "i tedeschi, superano il loro storico senso di colpevolezza e sembrano poco a poco riprendere fiato". Questo non significa che rinneghino il passato. La normalità, che il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder rivendicava per la Germania, non deve stupire nessuno. Questa nuova concezione si è manifestata in particolare nel 2005, nelle reazioni alla nomina del cardinale bavarese Joseph Ratzinger a papa. Questo stato d'animo è stato genialmente sintetizzato dal titolo del quotidiano Bild, "Siamo papi", che unisce l'orgoglio all'autoderisione. Gli allegri tedeschi che un anno dopo, alla fine dei campionati del mondo di calcio, sorridevano per il loro terzo posto, hanno confermato questa idea: un nuovo sentimento di orgoglio nazionale, espresso nella voglia di festeggiare e non di fare a botte per le strade.

I motivi profondi di questa autoidentificazione nazionale sono privi di qualsiasi carattere storico; si rivelano in realtà piuttosto anonimi e talvolta sfiorano il ridicolo. Un tedesco su due è orgoglioso dell'inventiva tedesca: i tedeschi pensano di essere i "migliori riparatori e inventori del mondo" e "possono fare qualunque cosa a partire dal nulla". Il 91 per cento di loro apprezza il senso del dovere e l'efficienza al lavoro e quasi altrettanti pensano che l'attrazione per i costumi regionali, le regole e l'ordine siano tipici del loro paese. Ai loro occhi le prestazioni dei loro ingegneri, dei loro dirigenti economici, dei loro artigiani e dei loro sportivi hanno più importanza delle opere di Goethe, Bismarck o Adenauer.

Senza dubbio, i tedeschi di oggi sono ridiventati patrioti, ma rimangono comunque altrettanto freddi, pragmatici, federalisti, regionalisti, individualisti e contraddittori. Nel suo ultimo libro, I tedeschi e i loro miti, il politologo berlinese Herfried Münkler scrive che la Repubblica federale è "una zona ancora priva di miti", un paese senza "grandi storie politiche", al contrario della Francia che ha la rivoluzione del 1789. Per lui questi racconti sono importanti per forgiare l'identità nazionale e per fare in modo che "un 'noi' possa prendere forma". La caduta del muro di Berlino nel 1989 aveva tutte le caratteristiche per diventare un mito. Ma non è accaduto, perché gli eroi della libertà di questo evento venivano da una sola parte del paese - dall'est.

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