Il sommerso resiste

Pubblicato il 13 Maggio 2013

Quest’anno in Belgio “63,17 miliardi di euro passeranno di mano nell’economia sommersa”, riporta De Morgen. Secondo il quotidiano di Bruxelles uno studio realizzato in 31 paesi europei dall’università Johannes Kepler di Linz, in Austria, ha stabilito che l’economia sommersa rappresenta il 16,4 per cento dell’attività economica del Belgio. Si tratta del livello più basso degli ultimi dieci anni, ma il paese resta primo nella classifica degli stati dell’Europa occidentale: in Germania il tasso è del 13 per cento, in Francia del 9,9 per cento e nei Paesi Bassi appena del 9,1 per cento. 
Le dimensioni medie dell’economia sommersa europea raggiungono il 18,5 per cento del pil, in netto calo rispetto al 22,3 per cento registrato nel 2003. Secondo De Morgen l’Europa dell’est fa segnare la percentuale più alta del continente. 

Nonostante la forte crescita dell’economia, il sommerso è ancora un fenomeno rilevante, con un picco superiore al 30 per cento in Bulgaria. Eppure nella regione si registrano miglioramenti confortanti. Nell’Europa del sud le cose vanno diversamente, e l’arretramento dell’economia sommersa si è fermato. In paesi come Portogallo, Spagna e Italia l’economia sommersa rappresenta circa il 20 per cento del totale. In Grecia la percentuale raggiunge il 25,4 per cento. Per quanto riguarda l’Europa nel suo complesso, il peso dell’economia sommersa raggiunge i 2.100 miliardi di euro. 
Secondo il quotidiano una soluzione possibile sarebbe quella di “scoraggiare l’uso dei contanti”: 
Presto sarà vietato effettuare transazioni immobiliari in contanti (acconti compresi), e sarebbe logico estendere il divieto anche in altri settori, come il commercio di opere d’arte, di auto usate e di gioielli.

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