"Potrebbe essere il suo 'cortile di casa, un po' come l'America latina lo è per gli Stati Uniti. Da anni, invece, il dialogo tra Europa e Africa si è inceppato." Secondo ilSole 24 Ore, al fallimento dell'approccio dell'Europa al suo dirimpettaio transmediterraneo, basato su aiuti allo sviluppo condizionati al miglioramento dei parametri di democrazia e diritti, si è sommato il recente ingresso in scena di concorrenti ben più indulgenti: "Cina e India hanno fatto prestissimo a riempire il vuoto: piacciono agli africani perché sono efficienti e tempestive nella realizzazione dei progetti, lavorano a prezzi stracciati, sono larghi di crediti a lungo termine e poi, al contrario degli europei, non si impicciano di democrazia, corruzione e rispetto dei diritti umani. Insomma non danno lezioni a nessuno."
Ora ci si mette anche la Russia. Il presidente Dmitri Medvedev ha appena visitato diverse capitali africane per firmare contratti per l'acquisto di materie prime e soprattutto mettere le mani sul gasdotto Nigeria-mediterraneo, che nelle intenzioni europee avrebbe dovuto costituire un'alternativa per sottrarsi al monopolio del gas da parte di Mosca. Tanti campanelli d'allarme, però, sembrano aver causato qualche segnale di risveglio. Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ha annunciato una nuova strategia, che dovrebbe portare la cooperazione europea a focalizzarsi su uno dei più grossi limiti allo sviluppo economico del continente: la mancanza di infrastrutture. Le reti ferroviarie e stradali sono obsolete e insufficienti, i costi di trasporto sono il quadruplo di quelli europei: anche per questo negli ultimi anni la quota africana del commercio mondiale è scesa dal 6 al 2 per cento.
Per il Sole si tratta di un primo passo nella direzione giusta: "Per riallacciare con l'Africa la scelta europea non poteva essere più appropriata. Almeno sulla carta. Seguiranno i finanziamenti e le imprese Ue che, numerose, hanno lasciato il continente? Resta che l'importanza strategica del continente è troppo alta perché l'Europa oggi possa permettersi il lusso di voltargli le spalle lasciando campo aperto all'opaca concorrenza cinese."