Il premier estone Andrus Ansip, con i colleghi Andrius Kubilius (Lituania) e Valdis Dombrovskis (Lettonia) a Vilnius, aprile 2009.

Insieme verso l’euro

Il primo gennaio l'Estonia entrerà nell'unione monetaria. Un'occasione per accelerare il processo di integrazione europea di Lettonia e Lituania e rilanciare i rapporti sempre meno amichevoli tra le repubbliche baltiche.

Pubblicato il 13 Dicembre 2010 alle 15:30
Il premier estone Andrus Ansip, con i colleghi Andrius Kubilius (Lituania) e Valdis Dombrovskis (Lettonia) a Vilnius, aprile 2009.

Il prossimo primo gennaio l’Estonia sarà la prima delle tre repubbliche baltiche a entrare nella zona euro. Quali saranno le conseguenze per la cooperazione e la solidarietà tra gli stati baltici? "I pessimisti si concentreranno sulle divergenze a breve termine, concludendo che l’Estonia si approfitterà di questa situazione, sarà considerata un paese più stabile e attirerà un maggior numero di investitori stranieri, così da far salire il rating delle agenzie internazionali", osserva il politologo Andres Kasekamp. "Gli ottimisti come me invece si ricorderanno del 1997, quando l’Estonia fu la prima a essere invitata a entrare nell’Unione europea, incoraggiando Lituania e Lettonia a imitarla".

Secondo Kasekamp l’ingresso dell’Estonia nell’Unione europea eliminò la linea di demarcazione tra gli stati baltici, quelli post-sovietici e quelli europei. Allo stesso modo, l’adesione alla zona euro deve essere considerata un progresso e non un allontanamento dalle altre due repubbliche. Il politologo è convinto che mentre all’estero si pensa a una collaborazione tra i paesi baltici, questi ultimi si considerano più antagonisti che partner, perché tutti dispongono delle medesime risorse e competono per esportarle sugli stessi mercati e attirare gli stessi investimenti diretti dall’estero.

“Se volete entrare nell’Ue e nella Nato dovete dimostrare di essere sufficientemente maturi per lavorare insieme”. Questo messaggio ha avuto ottimi risultati alla fine degli anni novanta. Ma la questione baltica ci ha divisi. La questione era stata sollevata dal presidente estone dell’epoca, Toomas Hendrik Ilves, che riteneva che l’Estonia fosse un paese nordico e non baltico", spiega A. Kasekamp.

Kasekamp crede che i migliori esempi di collaborazione tra i paesi baltici siano in ambito militare, per esempio l’unità della marina militare "Baltron", il battaglione "Baltbat" e il comitato baltico di difesa "Baltdefcol". Tutti questi progetti sono stati impostati e aiutati dai partner occidentali. Ma la collaborazione è in flessione, a meno di considerare il pattugliamento aereo o la richiesta più volte avanzata alla Nato di un piano di difesa per i paesi baltici: infatti, malgrado partecipino a missioni in Iraq e in Afghanistan, non esiste alcun battaglione baltico a sé stante.

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Kasekamp non crede che le relazioni dei paesi baltici con la Russia dipendano soprattutto dalla situazione delle minoranza russe. "È la Lettonia ad avere le migliori relazioni con Mosca, nonostante sia il paese con la politica più rigorosa in relazione all’acquisizione della cittadinanza e con la minoranza russofona più numerosa. La Lituania ha fatto ricorso al suo potere di veto quando l’Ue ha cercato di rilanciare il partenariato con la Russia e i negoziati per l’accordo di cooperazione. Lettonia ed Estonia non l'hanno spalleggiata, anzi si sono impegnate a dimostrare di essere buoni europei e non russofobi". (traduzione di Anna Bissanti)

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