Non c’è tempo per festeggiare

La schiacciante vittoria del Partito popolare di Mariano Rajoy alle elezioni legislative del 20 novembre – 45 per cento delle preferenze contro il 28 dei socialisti di Alfredo Pérez Rubalcaba — sembrerebbe affidare ai conservatori un enorme potere in una Spagna in pieno caos. Ma il neoletto avrà un margine di manovra ridotto, perché la crisi ha già dettato le priorità del suo governo. 

Pubblicato il 21 Novembre 2011 alle 13:12

Secondo il quotidiano di centrosinistra El País la crisi “dà pieni poteri a Rajoy”. L’avvenire del paese non “ammette ritardi”, recita l’editoriale:

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Alla vigilia delle elezioni l’economia spagnola è precipitata oltre i livelli di guardia insieme all’Italia. Questa è una ragione più che sufficiente perché il premier uscente Zapatero e il suo successore Mariano Rajoy facciano una mossa congiunta e senza equivoci già lunedì, prima che torni a prendere piede l’incertezza sui debiti europei, così da far capire che la Spagna è in grado di adottare senza indugio alcuno tutte le decisioni necessarie. […] Un rapido deterioramento del capitale politico dato dagli elettori sarebbe una prospettiva inquietante non soltanto per il Pp, ma anche per il paese nel suo complesso, a fronte di una crisi dalla quale non potrà uscire senza sacrifici. Durante la sua campagna elettorale Rajoy ha evitato di menzionare questi sacrifici, preferendo mettere l’accento sugli effetti positivi che il cambiamento di leader avrebbe prodotto. La gravità della situazione economica, tuttavia, impone di mettere fine alle ambiguità e di rendere noto il programma di governo quanto prima insieme all’elenco degli uomini che dovranno portarlo a termine. – El País

Il conservatore El Mundo sottolinea l'eccezionale della vittoria di Rajoy e la pesante sconfitta di Rubalcaba:

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Il leader del Pp è investito di un potere che non ha precedenti nella storia della nostra democrazia. Ai 186 seggi che ha ottenuto il suo partito al congresso si devono aggiungere i governi di quasi tutte le regioni autonome e la forte maggioranza dei comuni. In altre circostanze, una concentrazione tale di poteri sarebbe pericolosa, ma una crisi come quella attuale richiede un governo che abbia mano libera per poter prendere le giuste decisioni. […] Rajoy dovrà prendere provvedimenti impopolari, […] e subirà un rapido deterioramento del proprio capitale politico per aver varato le riforme di cui il paese ha assolutamente bisogno e che Zapatero non ha osato fare. […] Il Partito socialista è stato castigato dall’elettorato, e il suo è il peggior risultato nella storia della nostra democrazia. È evidente che gli elettori hanno inteso punire il Psoe per la pessima gestione economica di Zapatero e del suo governo. Ma la débacle socialista si spiega anche con una pessima campagna elettorale del candidato, che si è concentrato esclusivamente sulla paura nei confronti del Pp. […] Il fatto che il 71 per cento dei cittadini sia andato a votare è una vittoria della democrazia, nel momento in cui gran parte della società spagnola prova una specie di delusione nei confronti della classe politica e delle istituzioni. Nessuno potrà dire che quelli al governo ‘non ci rappresentano’. – El Mundo

Il catalano La Vanguardia mette l’accento sul ‘merito’ di Mariano Rajoy nella vittoria, perché

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negli ultimi quattro anni è riuscito a rinnovare il suo partito e ad attirare tutti quelli che sono rimasti delusi dal governo socialista […], riconducendo il Pp sulle posizioni moderate da cui è poi riuscito a conquistare il centro. Questo è stato il merito principale di Rajoy. – La Vanguardia

Il conservatore Abc si concentra sull’emergenza economica:

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Sin da oggi è indispensabile dare il via a una transizione diligente, esemplare e integrale, con la partecipazione diretta del Pp alle decisioni che il governo uscente di Zapatero dovrà prendere in ambito economico […]. Il cambiamento iniziato ieri deve concretizzarsi prima possibile”. – ABC

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