Scegli la lingua
Il 13 novembre il parlamento europeo ha votato a favore di una legge che va a colpire alcuni fondamenti del Green deal europeo grazie ai voti del Partito popolare europeo (Ppe, centrodestra) e delle formazioni di estrema destra dei Conservatori e riformisti europei (Ecr, a cui appartiene, tra gli altri, Fratelli d'Italia) e dei Patrioti per l'Europa (che comprende anche la Lega). Un'alleanza inedita, nata dal fallimento dei negoziati condotti dal Ppe con altri gruppi politici più moderati e che segna un cambiamento di rotta.
Che i testi sull’ambiente vengano attaccati o indeboliti dalla destra al parlamento europeo non è una novità. Ma il voto a favore del primo pacchetto “Omnibus” conferma quel che i risultati delle ultime elezioni europee (che erano state segnate da un’avanzata dell’estrema destra) lasciavano presagire: il Ppe può ora scegliere tra la sua tradizionale maggioranza centrista e nuovi alleati alla sua destra, considerati in precedenza infrequentabili (e troppo poco influenti).
Se il voto del 13 novembre ha scatenato l'indignazione dell'ala sinistra dell'assemblea, le sue conseguenze sono destinate a pesare anche sul delicato equilibrio su cui si regge la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, proveniente proprio dalle file del Ppe. Nel luglio 2024, quest'ultima aveva promesso ai centristi del gruppo Renew di non avviare alcuna “cooperazione strutturale” con l'Ecr per garantirsi il secondo mandato.
Ti piace quello che facciamo?
Contribuisci a far vivere un giornalismo europeo e multilingue, in accesso libero e senza pubblicità. Il tuo dono, puntuale o regolare, garantisce l’indipendenza della nostra redazione. Grazie!
Partecipa alla discussione
Divento membro per tradurre i commenti e partecipare