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I rifugiati siriani in Europa possono essere rimandati a casa? 

Il 9 dicembre scorso, in seguito alla caduta del regime siriano, diversi paesi europei – fra i quali l’Italia e la Francia – hanno annunciato che sospenderanno l’esame delle domande d’asilo dei cittadini siriani, mentre alcuni esponenti dell’estrema destra hanno proposto addirittura di espellerli. Ma la legge consente di rimandare i rifugiati siriani nel paese di origine? Analisi comparata tra Italia e Francia.

Pubblicato il 11 Marzo 2025

Affermazione da verificare: Con la caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, l’8 dicembre 2024, alcuni esponenti politici legati all’estrema destra hanno proposto di espellere e rimpatriare i rifugiati siriani, mentre diversi paesi europei – Francia, Germania, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Grecia e Italia – hanno annunciato la sospensione dell’esame delle domande di asilo dei cittadini siriani. 

Contesto: La fine del regime dittatoriale di al-Assad e la conquista del potere da parte del Comando generale, l’esecutivo guidato dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Cham (Htc), hanno posto fine alla guerra civile cominciata con l’insurrezione del marzo 2011 e avrebbero sancito il ritorno alla normalità nel paese. Le condizioni in base alle quali i cittadini siriani potevano chiedere l’asilo in Europa non sarebbero quindi più riunite, e quindi i paesi europei possono legittimamente rifiutare di esaminare le domande di asilo e rimandare i rifugiati siriani nel loro paese.


Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), nel primo semestre del 2024 c’erano nell’Unione europea circa 1,2 milioni persone rifugiate di origine siriana e quasi 124mila richiedenti asilo. In Italia ci sono 3.500 rifugiati e rifugiate siriane e poco più di 250 richiedenti asilo. 

Nel linguaggio comune, i termini “rifugiati”, “richiedenti asilo” e “apolidi” sono usati in modo intercambiabile, ma queste tre definizioni coprono realtà molto diverse. 

Definizioni
I richiedenti asilo sono persone che hanno lasciato il proprio paese per paura di persecuzioni o violazioni dei propri diritti e che chiedono protezione legale in un altro paese. 
Lo status di rifugiato, invece, è uno dei tipi di protezione legale che può essere concessa a un richiedente asilo, a condizione che soddisfi determinati requisiti. 
La protezione sussidiaria, invece, è un altro status, meno protettivo, destinato ai richiedenti che non possono beneficiare dello status di rifugiato. 
Lo statuto di apolide, invece, riguarda una persona privata della nazionalità, con tutte le conseguenze che ciò comporta. 

Non ci sono quindi dubbi: ogni rifugiato siriano, nel senso legale del termine, è effettivamente riconosciuto dallo stato, che gli fornisce protezione e un permesso di soggiorno. Volendo sospendere l'esame delle domande di asilo, non sono tuttavia i rifugiati siriani a essere presi di mira, ma i richiedenti asilo, cioè coloro che hanno presentato una domanda di protezione internazionale.

La decisione di sospendere queste domande, come nel caso della volontà del Governo italiano, riguarda quest’ultimo gruppo di persone. 

In Italia

Filippo Ungaro, portavoce dell’Unhcr in Italia, in un’intervista ad Internazionale chiarisce che “alcuni stati hanno sospeso il processo decisionale sulle domande di protezione internazionale presentate dai cittadini siriani, fino a quando la situazione nel paese non si sarà stabilizzata e non saranno disponibili informazioni affidabili sulla sicurezza e sulla situazione dei diritti umani per valutare i bisogni di protezione internazionale dei singoli richiedenti”. 

Ma per l’Unhcr, alla luce della situazione incerta in Siria “rimane fondamentale che le persone possano comunque fare domanda di asilo e siano in grado di presentarla. Allo stesso modo i richiedenti asilo siriani che sono in attesa di una ripresa del processo decisionale sulle loro domande devono poter continuare a godere degli stessi diritti di tutti gli altri richiedenti, anche in termini di condizioni di accoglienza”.

Secondo l’Unhcr per il momento la Siria non può essere considerata un paese sicuro e non si possono fare pressioni sui rifugiati in Europa perché tornino in un paese che si trova in una grave situazione umanitaria. Ungaro ribadisce: “Data la rapida evoluzione delle circostanze in Siria e l’alto livello di incertezza per gli sviluppi nel futuro a breve e medio termine, l’Unhcr non è attualmente in grado di fornire indicazioni dettagliate sui fattori di rischio per i richiedenti asilo siriani che possono determinare esigenze di protezione internazionale. Oggi più del 90 per cento dei siriani all’interno del paese ha bisogno di assistenza umanitaria”. 

In Francia

In Francia, l'esame delle domande di asilo è effettuato dall'Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra). Se l'Ofpra non può rifiutarsi di esaminare una domanda, può comunque decidere di sospendere temporaneamente le valutazioni; è quello che ha fatto il 9 dicembre, all'indomani della caduta del regime di Bashar al-Assad. Per il momento, l'Ofpra non è tornato sulla sua decisione. Nel 2023 sono state presentate 4.465 domande; circa 2.500 nel 2024. Secondo l'Ufficio, 700 sono ancora in fase di elaborazione.

“In Francia, la legge fissa le condizioni per la [cessazione] della protezione internazionale”, spiega Claudia Charles del Gisti (Gruppo di informazione e sostegno agli immigrati). Questo diritto si basa sulla Convenzione di Ginevra, che determina lo status di rifugiato e le sue condizioni. Il testo prevede, tra le altre condizioni, che la cessazione di questo status sia possibile se “le circostanze in seguito alle quali è stata riconosciuta come persona rifugiata hanno cessato di esistere, non può più continuare a rifiutare di chiedere la protezione del paese di cui ha la nazionalità”.

In parole povere, se la situazione che ha provocato la partenza – paura di persecuzioni a causa della sua origine, religione, opinioni, ecc. – non è più attuale. Si è verificato un cambiamento fondamentale nel regime politico del paese in questione? È stato istituito un sistema giudiziario che garantisca effettivamente i diritti fondamentali in tutto il territorio? In caso affermativo, lo status di rifugiato può cessare di essere applicabile.


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Per quanto riguarda la protezione sussidiaria, uno status meno protettivo di quello di rifugiato, questa può essere revocata per motivi simili. È anche menzionata una possibile revoca in caso di frode o reato grave, ad esempio. Ma l'esame deve essere fatto caso per caso, precisa Claudia Charles.

Per quanto riguarda la revoca o il mancato rinnovo di un permesso di soggiorno, che potrebbe eventualmente portare a un'espulsione, ciò è possibile a determinate condizioni, in particolare se la persona interessata è stata condannata penalmente o rappresenta una minaccia per l'ordine pubblico. Anche l'espulsione vera e propria è disciplinata dal diritto francese.

L'analisi dei fascicoli viene necessariamente effettuata caso per caso, e questo in ogni fase. Ma, data l'instabile situazione politica della Siria, un ritorno dei rifugiati siriani sembra per ora impossibile.

In un comunicato pubblicato il 17 dicembre, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati scrive: “L’Unhcr ha pubblicato una posizione aggiornata sui rimpatri in Siria, che sottolinea il principio di non respingimento (o nessun rimpatrio forzato) e il diritto dei siriani di accedere all’asilo. Mentre i rischi di protezione legati alla persecuzione da parte del precedente governo sono diminuiti, possono persistere o emergere altri rischi per gruppi particolarmente vulnerabili”.

Per Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà di Trieste ed esperto di diritto della migrazione dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), bisogna chiarire che i ritorni che stanno avvenendo in questi giorni in Siria (a seguito del 9 dicembre ndr) dal Libano e dalla Turchia sono volontari e non hanno alcun impatto diretto sulla situazione dei siriani nell’Unione europea: “In Europa abbiamo delle normative specifiche per la protezione internazionale che sono garantiste. Dobbiamo anche valutare le condizioni materiali dei siriani in Libano o in Turchia rispetto a quelle in Europa. I siriani in Libano vivono in una condizione di precarietà e in alcuni casi sono privi di una protezione giuridica. Alcune persone non hanno neppure un titolo di soggiorno in certi paesi dell’area. Questa situazione non può essere paragonata a quella di chi vive da anni nell’Unione europea e che valuterà quali scelte fare in futuro”.

Se le condizioni di sicurezza in Siria dovessero cambiare, è possibile che alcuni paesi europei revochino lo status di rifugiato a chi lo ha già ottenuto, ma secondo Schiavone questo è un processo molto lungo, che comporterebbe diversi passaggi per ora da escludere: “Il diritto europeo [...] prevede la possibilità della revoca della protezione internazionale in caso di esigenze di protezione che siano cessate, ma al momento non è possibile che si adotti un provvedimento simile per i siriani, date la condizioni di assoluta incertezza in cui il paese si trova. In ogni caso si tratterebbe di misure individuali.”

Intanto, violenti combattimenti tra l’Htc e le forze alaouite rimaste fedeli al regime di Bachar al-Assad sono scoppiati a inizio marzo nella regione costiera ha provocato oltre 70 morti e decine di feriti, secondo l’Osservatorio sirian per i diritti umani (un’ong basata a Londra), e indotto il governo provvisorio a imporre un coprifuoco nelle città portuali di  Latakia e Tartous. In questo contesto è tanto più difficile che possa essere riconosciuto a breve alla Siria lo status di paese sicuro.

Questo articolo è stato realizzato con il sostegno del Fondo europeo per i media e l'informazione (EMIF). Non riflette necessariamente le posizioni dell'EMIF e dei partner del Fondo, la Fondazione Calouste Gulbenkian e l'Istituto universitario europeo. La responsabilità di qualsiasi contenuto sostenuto dal European Media and Information Fund è esclusivamente degli autori e non riflette necessariamente le posizioni dell’EMIF e dei partner del Fondo, la Calouste Gulbekian Foundation e l’European University Institute.

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