Nicolas Sarkozy e Angela Merkel sulla nave della ripresa, mentre Gordon Brown rema. Disegno di Schrank, The Independent (Londra).

Ripresa? Quale ripresa?

Sulle due sponde del Reno il Pil è cresciuto dello 0,3 per cento nell'ultimo trimestre. Ma è troppo presto per parlare di fine della crisi, avverte la stampa europea, perché nella maggior parte dei paesi Ue la crescita resta negativa.

Pubblicato il 14 Agosto 2009
Nicolas Sarkozy e Angela Merkel sulla nave della ripresa, mentre Gordon Brown rema. Disegno di Schrank, The Independent (Londra).

Secondo le statistiche pubblicate il 13 agosto, la Francia e la Germania starebbero uscendo dalla recessione. L'Insee francese e lo Statistisches Bundesamt tedesco hanno annunciato rispettivamente un aumento del Pil dello 0,3 per cento nel secondo trimestre (in rapporto al primo), contraddicendo le previsioni allarmiste degli economisti. In entrambi i paesi, le esportazioni hanno giocato un ruolo chiave per questa ripresa. “In Francia sono aumentate dell'uno per cento, spinte soprattutto da un aumento eccezionale delle vendite di automobili all'estero (+11 per cento) sotto l'effetto delle prime rottamazioni incentivate nella maggior parte dei paesi europei”, spiega il quotidiano ecomonico francese [La Tribune](http://www.latribune.fr/accueil/a-la-une.html).

Ma nel resto dei paesi europei non si vedono gli stessi segnali di ripresa. In particolare Spagna e Italia presentano dei dati ancora molto deboli. Secondo le previsioni, il Pil spagnolo del secondo trimestre 2009 registrerà una caduta dello 0,9 per cento; per questo il quotidiano spagnolo El Periodico parla di una “ripresa asimmetrica” dell'economia europea. Anche la Polonia deve fare i conti con una caduta dei consumi, ridotti al minimo dalla disoccupazione che, osserva l'economista Piotr Kalisz nella Gazeta Wyborcza, potrebbe addirittura raggiungere il 13 per cento prima della fine dell'anno. Anche il quotidiano ceco Lidové Noviny sottolinea i buoni risultati del duo franco-tedesco, ma rimane cauto nelle previsioni per il futuro: “Possiamo essere un po' sollevati, ma questo non significa che i prossimi mesi saranno come una passeggiata al sole in spiaggia”. L'Istituto nazionale di statistica annuncerà infatti il 15 agosto la “caduta libera” dell'economia ceca, con un ribasso del Pil del 4,9 per cento nel secondo trimestre.

Oltre Manica, i segnali di ripresa di Germania e Francia suonano come una terribile smentita della politica del governo labourista: “deve essere duro per Gordon Brown vedere che questi paesi superano la Gran Bretagna e riprendono a crescere” scrive l'Independent. Il Guardian accusa direttamente il primo ministro di aver creato una “generazione perduta”: le cifre ufficiali rivelano infatti che i minori di 25 anni sono i più colpiti dall'aumento della disoccupazione.

Nel mese di giugno erano 50.000 in più (su un totale di 928.000). Nello stesso periodo, la disoccupazione totale del Regno Unito ha conosciuto il più forte aumento di tutta Europa (+ 220.000 disoccupati). Oggi il tasso di disoccupazione arriva al 7,8 per cento della popolazione attiva, ovvero 2,5 milioni di persone sono senza lavoro.

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“Un incidente statistico favorevole”

Mentre il tabloid tedesco Bild esulta - “Finalmente! La peggior recessione nella storia della Repubblica è finita” - la rivista economica Handelsblatt si rallegra certo della fine della recessione in Francia, primo partner commerciale della Germania, ma resta prudente: “Presto nel nuovo anno il piccolo boom perderà forza. Una volta scaduti i prorammi fiscali nel mondo intero, la domanda tornerà di nuovo debole. Allora le imprese saranno obbligate a nuovi licenziamenti. Così a una fase di crescita farà seguito una fase difficile. Bisogna essere pazienti”, raccomanda il giornale.

Anche Henri Sterdyniak, direttore del dipartimento di “Economia della Globalizzazione” all'Ofce (Centro di ricerca economica di Sciences-Po) non si abbandona a entusiasmi prematuri. Intervistato da Rue89, considera la cifra dello 0,3 per cento come “un incidente statistico favorevole”. L'insieme degli indici mostra infatti che nel complesso gli investimenti francesi sono in ribasso, osserva Sterdyniak. E, nell'anno, la crescita del Pil resta negativa (-2,4 per cento). “Il terzo trimestre sarà relativamente deludente, probabilmente intorno allo zero per cento. Anche se è meno grave di quello che ci si aspettava, anche se forse è finita la caduta, non si vedono ancora grandi slanci di ottimismo”.

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