Le elezioni europee sono state prese molto più seriamente in Lituania quest'anno, anche se le elezioni amministrative di marzo e le elezioni presidenziali di maggio sono state chiaramente le priorità assolute del paese.
Si può concludere che, di conseguenza, gli euroscettici lituani non sono riusciti a cambiare significativamente l'attuale corso dell'Unione europea e a realizzare il loro obiettivo dichiarato di modificare la sua identità culturale e sociale. Al di là di questo il panorama politico rimane in gran parte inalterato. I conservatori lituani (euro-ottimisti) hanno ottenuto tre seggi, mentre due seggi ciascuno sono andati ai socialdemocratici lituani e all'Unione degli agricoltori e dei verdi lituani. I partiti laburista e liberale ne hanno ciascuno un seggio.
I due mandati restanti sono andati ai cosiddetti comitati di cittadini, uno dei quali è guidato dall'economista Aušra Maldeikienė (affiliato al Partito popolare europeo), l'altro da Valdemar Tomaševski, una figura della comunità lituano-polacca con stretti legami con la Russia (affiliato all'Ecr euroscettico).
In luogo della volontà di ristrutturazione
Ciò non significa necessariamente che le cose procederanno senza intoppi, anzi. Il problema è che nessuno dei partiti europeisti autoproclamati in Lituania ha (o ha mai avuto) un concetto o addirittura una visione più o meno chiara di come dovrebbe essere costruito il futuro dell'Europa di fronte a numerosi problemi politici e sociali.
Invece ci sono stati offerti slogan, promesse e chiacchere, ma nessuna critica chiara e netta. Questo non fa che contribuire ulteriormente all'attuale caos in cui si trova l'Ue. Non si può dire che i vincitori di queste elezioni possiedano il tipo di idee o addirittura la volontà necessaria per riformare l'Unione.
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