Un manifesto stracciato di Ben Ali. Tunisi, 16 gennaio 2011.

Sostegno, non intromissione

Dopo aver perso il suo vecchio alleato Ben Ali, l'Europa ha l'occasione di riscattare decenni di politiche discutibili in nord Africa aiutando la nascente demorazia tunisina a resistere ai colpi di coda del regime.

Pubblicato il 17 Gennaio 2011
Un manifesto stracciato di Ben Ali. Tunisi, 16 gennaio 2011.

Politica di vicinato: sembra una cosa sensata e quasi divertente. Ma con questa formula Bruxelles cerca di coprire il suo contraddittorio atteggiamento verso i paesi limitrofi: un tempo si definivano senza cerimonie il “cortile d'Europa”, oggi sono diventati dei “partner”.

[…] **Questo articolo è stato ritirato su richiesta del titolare del copyright.** (traduzione di Andrea Sparacino)

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"Chi è il prossimo?", si chiede Libération accanto a una galleria di ritratti di leader arabi alquanto preoccupati. All'indomani della rivoluzione tunisina, sono in molti a prevedere "la fine dei bei tempi delle dittature. Gli stati arabi stanno per precipitare nell'anarchia. E se i cambi di regime possono spianare la strada alla democrazia, possono anche essere sfruttati da partiti islamisti che godono d un forte sostegno popolare", scrive il quotidiano di Parigi. Ma "il movimento tunisino ha dimostrato che gli appelli alla democrazia non restano inascoltati [...]. Un fatto di cui i diplomatici occidentali che tradiscono i propri principi per sostenere i potenti dovrebbero tenere conto".

Sull'Independent Robert Fisk scrive che "la cruda verità sulla Tunisia" è che i giovani rivoluzionari che si sono uniti grazie a internet potrebbero vedere frustrata la propria voglia di democrazia: "il governo di 'unità' sarà formato da Mohammed Gannouchi, satrapo di Ben Ali per oltre vent'anni, un esecutore fidato che anteporrà i nostri interessi a quelli del suo popolo".

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