Rassegna Est critico

Ucraina, Bielorussia e Polonia: guerra, cipolle e alluvioni

Le vicende del “re sassone delle cipolle” in Bielorussia, le donne ucraine e la guerra, i russi e la propaganda di Putin e le inondazioni in Polonia: lo sguardo della giornalista polacca Paulina Siegien sull'attualità dell'Europa orientale, in collaborazione con Display Europe.

Pubblicato il 16 Ottobre 2024
Olivier Ploux-Critical Eastern-Voxeurop

Il deputato tedesco Jörg Dornau coltiva cipolle in Bielorussia

Ingegnere agricolo di formazione, e membro del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) coltiva questo ortaggio a pochi chilometri da Lida, nel nord-ovest della Bielorussia, su 1.500 ettari di terreno affittati dal regime di Aljaksandr Lukašenka. La notizia di per sé è già interessante – media tedeschi avevano già parlato dell'attività bielorussa del “Re delle cipolle”, è così che Jörg Dornau viene chiamato in Germania, quando in agosto è stato multato dal governo sassone per 20.862 euro per aver nascosto la sua attività in Bielorussia – ma   la rivista indipendente bielorussa Reform News rivela fatti ben più inquietanti. I suoi giornalisti sono riusciti a stabilire che l'azienda agricola di Dornau sfruttava i detenuti politici della vicina prigione. 

Cybulka-Bel, la società registrata in Bielorussia dal deputato dell'AfD, aveva infatti firmato un contratto con il centro di detenzione per criminali di Lida. I detenuti non sono obbligati a lavorare – gli autori dell'articolo sottolineano che il lavoro nella fattoria non è lavoro forzato – ma coloro che firmano l'apposito accordo possono rendere più piacevole la loro detenzione guadagnando la principesca somma di cinque euro al giorno. La giornata inizia alle 7 del mattino e finisce alle 18.

Ucraina: donne e guerra

I conflitti hanno un impatto notevole sui ruoli sociali tradizionali: da questo punto di vista, oggi in Ucraina non è cambiato nulla, ma oggi un maggior numero di donne presta servizio nell'esercito. Tuttavia, la guerra continua ad allontanare gli uomini dalla vita sociale ed economica del paese, portando le donne a sostituirli in aree in cui la loro presenza era prima piuttosto aneddotica.

La rivista ucraina Wonderzine riferisce di un programma di formazione, Iron Women, progettato per preparare le donne a lavorare come operatrici di ruspe e pale meccaniche. Il programma, un'iniziativa di Beredskapslyftet, un'associazione svedese senza scopo di lucro, è stato ideato per aiutare le donne ucraine a posizionarsi meglio nel mercato del lavoro, ma anche per sostenere quest'ultimo, che sta soffrendo crudelmente per la carenza di lavoratori maschi a causa della guerra. Il governo ha anche previsto corsi di formazione per le donne: in sette regioni del paese ha istituito corsi di formazione per autiste di autobus.

I russi e la propaganda

Il giornale indipendente russo Viorstka si è imbattuto in uno studio pubblicato dall'Istituto di Sociologia dell'Accademia delle Scienze russa che analizza i sondaggi di opinione sulla percezione che i russi hanno di se stessi e degli altri gruppi etnici che vivono nel paese. La conclusione più saliente parla del “consolidamento dei russi di fronte all'Occidente collettivo”.

Nel 2023, il 79,9 per cento degli intervistati concorda sul fatto che “la Russia è un paese eccezionale, fondamentalmente diverso dall'Occidente e che quindi dovrebbe andare per la sua strada”. Questa percentuale – attenzione – è otto volte superiore a quella del 1998, poco prima che Vladimir Putin salisse al potere, quando solo il 9,5 per cento dei russi era di questo parere. Secondo lo stesso sondaggio, due terzi degli intervistati (68,5 per cento) ritengono che “le influenze occidentali stiano distruggendo i valori tradizionali russi”. Alla fine degli anni Novanta, solo il 16,3 per cento degli intervistati condivideva questa opinione. Anche se la Federazione Russa è un paese multietnico, con più di 190 gruppi diversi che vivono sul suo territorio, la metà degli intervistati ritiene che “la Russia sia soprattutto il aese dei russi e che lo Stato debba rappresentare i loro interessi”. Infine, quasi il 43 per cento degli intervistati ritiene che “i russi siano più intelligenti e abbiano più talenti di altri popoli”.


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Oltre a commentare questo studio sociologico, che sembra dimostrare fino a che punto si sia sviluppata la megalomania russa nell'era Putin, Viorstka pubblica anche un testo che mostra a cosa sta portando in realtà il percorso “eccezionale” intrapreso dal paese: in due anni e mezzo di guerra contro l'Ucraina, i soldati russi di ritorno dal fronte hanno ucciso o ferito gravemente quasi cinquecento persone.

Sulla base dei dati di tribunali e polizia liberamente disponibili, sono stati individuati 242 casi di omicidio e 227 casi di lesioni gravi commessi da individui che avevano combattuto in Ucraina. Gli autori di questi crimini e aggressioni sono per lo più ex prigionieri che hanno accettato di arruolarsi nell'esercito in cambio di una riduzione della pena. E le vittime sono soprattutto parenti di combattenti. Gli autori dell'articolo ritengono che i casi siano più numerosi, poiché non sono riusciti ad accedere a tutti i fascicoli.

Alluvioni in Polonia

La Polonia si sta lentamente riprendendo dalle catastrofiche inondazioni di settembre, che hanno causato danni ingenti in diverse città del sud-ovest del paese. La caccia ai responsabili è aperta, così come la grave questione dell'impatto della crisi climatica, spiega Paulina Januszewska su Krytyka Polityczna. Nel frattempo, Donald Tusk, noto in Europa per aver rovesciato i populisti di destra in Polonia, ha scatenato un'indignazione dichiarando che se le dighe sono danneggiate, è a causa dei castori che vi scavano le tane.

L'attacco a questi animali, che svolgono gratuitamente un lavoro idrologico essenziale che altrimenti costerebbe miliardi – le loro dighe stabilizzano i livelli dell'acqua e rallentano il flusso dei fiumi – ha fatto traboccare il vaso negli ambienti pro-ecologia (che hanno votato per i partiti che attualmente fanno parte della coalizione di governo). Sebbene il nuovo governo polacco non sia ancora riuscito a introdurre cambiamenti importanti per la salvaguardia dell'ambiente, Donald Tusk ha dichiarato che la Polonia non accetta il Patto verde europeo o la Legge sul ripristino della natura. Gli esperti concordano sul fatto che l'entità dei danni causati dalle inondazioni in Polonia non è dovuta solo al cambiamento climatico, ma anche al massiccio abbattimento delle foreste, allo sviluppo di argini artificiali e all'urbanizzazione delle pianure alluvionali normalmente destinate ad assorbire le esondazioni, dove le società immobiliari stanno moltiplicando i complessi residenziali dopo aver ricevuto i permessi di costruzione dalle amministrazioni competenti.

In collaborazione con Display Europe, cofinanziato dall'Unione europea. I punti di vista e le opinioni espressi sono esclusivamente quelli dell'autore o degli autori e non riflettono necessariamente quelli dell'Ue o della Direzione Generale per le Reti di Comunicazione, i Contenuti e la Tecnologia. Né l'Unione europea né l'autorità che ha concesso il finanziamento possono essere ritenute responsabili.
ECF, Display Europe, European Union

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