Uno studio rimette in discussione gli ogm

Pubblicato il 20 Settembre 2012

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“Si, gli ogm sono veleno!”: la condanna campeggia sulla prima pagina di Nouvel Observateur, che pubblica in esclusiva i risultati di uno studio portato avanti per due anni da alcuni ricercatori francesi su duecento topi nutriti con mais transgenico, in particolare l’NK 603 della Monsanto. Le conclusioni esposte negli estratti dell’opera - che ha dato il titolo anche a un film tratto dallo studio, "Tutti cavie!" - sono opera di Gilles-Eric Séralini, professore di biologia molecolare all’università di Caen e capo della sperimentazione. Le Nouvel Observateur le definisce “una bomba a frammentazione”, perché

polverizzano una verità ufficiale: la presunta innocuità del mais geneticamente modificato. Anche assunto in piccole dosi, l’ogm preso in esame si rivela pesantemente tossico e spesso letale per i ratti, a tal punto che se fosse un farmaco dovrebbe essere ritirato dal commercio immediatamente in attesa di nuove analisi. È lo stesso ogm che troviamo nei nostri piatti attraverso la carne, le uova o il latte.

I risultati dello studio sono senza appello:

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Al tredicesimo mese di analisi […] i topi nutriti con mais ogm sviluppavano un numero di tumori 2-3 volte superiore a quelli alimentati normalmente, a prescindere dal sesso. Al ventiquattresimo mese, ovvero alla fine della loro vita, il 50-80 per cento delle femmine nutrite con ogm avevano sviluppato un tumore. Tra le altre la percentuale era del 30 per cento.

EurActiv.com sottolinea che la pubblicazione dei risultati “coinvolge anche Bruxelles”:

È infatti a livello Ue che vengono prese le decisioni. Il governo francese ha chiesto una verifica dello studio all’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria, e la Commissione europea ha fatto lo stesso con l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

EurActiv ricorda però che l’Efsa è stata spesso criticata da Greenpeace e accusata di distinguersi “ormai da anni per la scandalosa vicinanza tra i suoi funzionari e gli industriali e per la mancanza di indipendenza”. In ogni caso lo studio dell’università di Caen è stato accolto con scetticismo da una parte della comunità scientifica: diversi biologi intervistati dall’agenzia Reuters hanno avanzato forti dubbi sul metodo impiegato nei test.

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