Attualità Trattato di Lisbona
Dublino, 29 settembre 2009. Il padrone di Ryanair, Michael O’Leary, durante la campagna a favore del sì (Afp).

Un'Unione con più pregi che difetti

Con i recenti sondaggi che suggeriscono un calo del consenso degli irlandesi per l'integrazione europea, l'Irish Times ribadisce il suo sì al referendum del 2 ottobre sul trattato di Lisbona, affermando che l'Irlanda deve contribuire "a questo grande e imperfetto progetto" 

Pubblicato il 30 Settembre 2009 alle 14:55
Dublino, 29 settembre 2009. Il padrone di Ryanair, Michael O’Leary, durante la campagna a favore del sì (Afp).

Uno degli aspetti più significativi dell'ultimo sondaggio Irish Times /TNSmrbi sul trattato di Lisbona è il raddoppio, dal 9 al 18 per cento, del numero di coloro che si dicono contrari a far parte dell'Unione europea. Il 43 per cento degli irlandesi ostili al trattato di Lisbona è di questa idea.

Anche se i promotori della campagna per il no, da Declan Ganley all'europarlamentare socialista Joe Higgins, si dichiarano sostenitori dell'Unione europea, la loro campagna ha di fatto spinto molti tra le fila degli euroscettici. Di fronte a questa situazione chi è favorevole al trattato ha ancora una volta ritenuto necessario ricordare agli elettori gli elementi in favore all'appartenenza all'Ue.

Il trattato definisce la natura della nostra appartenenza e della nostra relazione con i nostri partner in quello che rimane per questo stato un importantissimo progetto comune. L'Ue ha aiutato a gettare le basi della nostra trasformazione economica e sociale e ha eliminato le barriere che esistevano nel continente, aprendo straordinarie opportunità per il mondo degli affari e per viaggiare e istruire i nostri giovani. L'Ue ha fornito una piattaforma internazionale all'Irlanda per trovare il "suo posto tra le nazioni" e per definire un'identità separata dall'Inghilterra, e ha contribuito in modo significativo a pacificare l'isola. Dopo un secolo contraddistinto dalle più sanguinose guerre, sembra incredibile dover ribadire che l'Ue ha fornito un eccezionale modello democratico per una riconciliazione pacifica, in grado di bilanciare gli interessi sovrani grandi e piccoli, e di fornire un importante contrappeso economico e politico.

Non è il momento di isolarsi

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In un momento in cui l'Irlanda ha bisogno più che mai di essere nel cuore dell'Europa, il pericolo è che un eventuale rifiuto cambi in modo significativo questo rapporto. Una decisione del genere avrà necessariamente delle conseguenze. Ci sarà un prezzo da pagare. E questo non è il momento per l'Irlanda di isolarsi.

Un risultato del genere significherebbe per l'Irlanda l'emarginazione politica, istituzionale ed economica. Politica perché indebolirebbe la posizione dell'Irlanda come membro forte dell'Europa. La solidarietà con le istituzioni dell'Unione sarebbe minacciata. Da un punto di vista istituzionale, perché i nostri partner guarderanno avanti e cercheranno nuovi modi per rafforzare la loro cooperazione, se necessario lasciando l'Irlanda in una sorta di posizione a sé stante, attraverso delle clausole di dissociazione o un sistema intermedio di appartenenza all'Ue. Da un punto di vista economico, infine, l'Irlanda potrebbe risentire di questa situazione perché un no al referendum renderebbe dubbiosi gli investitori stranieri in relazione al nostro impegno nel mercato europeo e sul prezzo che dovremmo pagare per ottenere dei capitali.

Il posto dell'Irlanda è nel cuore di questa Europa, per dare il nostro contributo a questo grande e imperfetto progetto. L'Europa ha bisogno di noi. E noi non abbiamo mai avuto bisogno dell'Europa quanto adesso. È quindi nel nostro più grande interesse votare sì venerdì prossimo.

LISBONA

Quattro magiche lettere

Sul Daily Telegraph, la giornalista dell'Irish Times Sarah Carey ricorda imbarazzata "Lisbona 1", cioè il rifiuto irlandese nel 2008 del trattato di Lisbona. Molti, dice la giornalista, "stanchi del governo irlandese e dell'Ue hanno fatto di testa loro", e hanno votato no per ribadire la loro protesta, convinti che la maggioranza avrebbe votato a favore del testo controverso. "La popolazione era arrabbiata, la nostra economia era prossima al disastro".

Un anno e un disastro economico dopo – la dinamica economia irlandese è una delle più colpite dalla recessione globale – l'atteggiamento è cambiato nei confronti di un testo che, secondo le parole del commissario europeo Charlie McCreevy, nessuna persona "sana di mente" è in grado di leggere. "Noi irlandesi ci rendiamo conto di come stanno le cose", scrive Sarah Carey. "La differenza fra l'Irlanda e l'Islanda non è una lettera, ma quattro: E–U–R–O. La banca centrale europea sta pagando i conti e ricapitalizzando le nostre banche insolventi – sappiamo chi sono i nostri amici".

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