L’Europa dei movimenti sociali si rimette in marcia. È questo il messaggio principale lanciato da “2022Firenze”, la riunione continentale ospitata nel capoluogo toscano in occasione del ventennale del Forum sociale europeo del 2002.
L’evento, che si è svolto dal 10 al 13 novembre, si è articolato in 45 appuntamenti e in una grande assemblea plenaria al Palaffari cittadino, con la partecipazione complessiva di oltre 700 delegati in rappresentanza di 155 organizzazioni europee, tra cui Attac, il Movimento europeo dell’Acqua, Transform Europe, Transnational Institute, Movimento Federalista europeo, Unione dei Federalisti europei, Civil Society Europe.
Ben 25 i paesi presenti, dalla Danimarca alla Grecia, dal Portogallo all’Ungheria e alla Spagna, con voci dall’Iran, dall’Iraq, dalla Libia, dal Brasile e una connessione online con l’Assemblea della Terra in America Latina e gli attivisti presenti a Sharm el-Sheikh in Egitto in occasione della Cop27.
Al di là delle intenzioni celebrative del Forum del 2002, “2022Firenze” è stata soprattutto l'occasione per iniziare a riflettere su come il movimento sociale europeo puo’ articolare e proporre una risposta collettiva alla crisi ecologica e del modello sociale ed economico che interessa il nostro continente e, più in generale, il pianeta.

Si è partiti dalla constatazione che l'analisi fatta nel 2002 era giusta: allora, il primo Forum sociale europeo denunciava la finanziarizzazione dell’economia e proponeva, prima dello scoppio della crisi dei mutui subprime e del fallimento di Lehman Brothers, misure concrete per ridurre le dimensioni mostruose dell’economia finanziaria e speculativa, a partire dalla tassa sulle transazioni finanziarie. O, ancora, il Forum sollevava la centralità della questione climatica ed ambientale, indicando soluzioni per un’effettiva transizione ecologica, o discuteva di reddito di base, reddito di cittadinanza, accesso ai beni comuni, sociali e naturali, come l’acqua, il cibo, i farmaci.
Globalizzazione senza regole
All’epoca il movimento si batteva contro le multinazionali farmaceutiche per garantire a milioni di persone in situazione di povertà o precarietà l’accesso ai medicinali salvavita contro l’Aids; oggi si tratta di liberare i vaccini contro il Covid-19 dai brevetti.
Ma avere ragione non è servito. Negli ultimi vent'anni il modello liberista basato sul mercato e la globalizzazione senza regole, sulla precarizzazione del lavoro e delle vite, sulla privatizzazione dei beni comuni, sulla crescita ad ogni costo e lo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali, ha avuto la meglio. Nonostante le continue crisi, quel modello ha vinto: perché ha saputo convincere, perché ha venduto l'illusione di essere l'unico modello possibile.
La riflessione a Firenze si è sviluppata intorno a tre domande principali: dove va l’Europa in questo mondo che sta cambiando rapidamente? Come si puo’ battere il consenso che guadagna l'estrema destra? Ma soprattutto, come si possono convincere i cittadini e le cittadine che un modello alternativo è possibile, in un momento storico caratterizzato dalla scarsa partecipazione e dalla “democrazia svuotata” ?
In altri termini: perché non si riesce ad incidere sulle agende politiche nazionali e dell’Ue? Perché non si riesce a parlare e coinvolgere quella massa di persone che è colpita dalle crisi del nostro tempo, dalla guerra, dalla precarizzazione del lavoro, dal carovita, ma resta chiusa nel rancore, in una solitudine arrabbiata, terreno di coltura delle destre? Come riuscire a parlare a chi non è già attivo e coinvolto nelle organizzazioni e nei movimenti sociali, a quella “maggioranza silenziosa” che non partecipa alle assemblee e alle manifestazioni?

Una prima risposta riguarda i contenuti e consiste nel valorizzare quello che già esiste, per convertirlo progressivamente in una proposta alternativa al modello liberista. Come i movimenti per il clima e per l’ambiente, a partire da quelli di nuova generazione come i Fridays for future; i movimenti per la parità di genere, quelli per la dignità del lavoro e contro la precarizzazione; i movimenti per la difesa dei beni comuni, come l'acqua, l'energia e le altre risorse del pianeta.
O, ancora, verso le pratiche che stanno già prefigurando l’alternativa: dall’agricoltura contadina alle comunità energetiche; dall'economia sociale e solidale alle iniziative di mutuo soccorso e banca etica,per arrivare alla tante esperienze di commoning, cura e creazione di beni comuni.
La seconda risposta è organizzativa, per andare oltre le frammentazioni tematiche, geografiche ed anche generazionali che hanno caratterizzato e indebolito il movimento dell ́Europa sociale negli ultimi vent ́anni. “2022Firenze” si è chiusa con l'accordo di creare un tavolo stabile e permanente di relazione fra le organizzazioni e i movimenti europei, con riunioni periodiche e l'obiettivo di progettare mobilitazioni globali della società civile, a partire da un’AlterCop in occasione della prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima.
Chissà che non sia un inizio, il primo passo per creare una massa di pensiero e azione che rappresenti un punto di riferimento per chi non si rassegna all’egemonia del pensiero unico liberista e sia capace di proporre un modello diverso e sostenibile di governance.