“La cittadinanza attiva è un antidoto al populismo”

L’accademico italiano speiga come gli strumenti per il “lobbying cittadino” che promuove possono aiutare gli europei a influenzare i processi decisionali sulle questioni che li riguardano.

Pubblicato il 18 Aprile 2018

Con il suo “buon lobbying” il giurista ed universitario (ed ex candidato alle elezioni legislative italiane nella lista +Europa) Alberto Alemanno punta a promuovere il “self empowerment” dei cittadini e delle organizzazioni non governative, il fatto cioè di dotarsi degli strumenti per far valere i loro diritti e i loro interessi allo stesso modo e con la medesima influenza in cui lo fanno – spesso con successo – le multinazionali, i potenti e le lobby.

I “cittadini attivi” che Alemanno cerca di promuovere nei suoi seminari e con il suo libro Lobbying for change – Find your voice to create a better society (“Lobbying per il cambiamento – Trova la tua via per creare una società migliore”) si mobilitano oltre i “like”, i “follow”, le petizioni online e persino le manifestazioni: di fronte ai problemi ai quali sono confrontate le nostre società si fanno lobbysti di istanze collettive e influenzano in questo modo i processi politici.

Non si tratta di sostituire il senso comune dei cittadini alla politica, come vorrebbero i movimenti populisti, ma di accompagnare la politica e di indirizzarla verso una direzione più favorevole ai cittadini e agli interessi collettivi anziché a quelli di parte. Il citizen lobbyist promosso da Alemanno è spesso un professionista che mette il suo talento e le sue conoscenze al servizio della comunità, dedicandogli tempo ed energia. Un’attività non-profit che può essere considerata un lusso che solo dei cittadini attivi e coscienti (e relativamente benestanti) possono permettersi, ma i cui benefici si estendono all’intera società.

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