Sabato in barca a vela, lunedì al Leoncavallo

Dai figli della banana polacchi ai bobos francesi, cafebabel.com passa in rassegna quei gruppi sociali urbani benestanti ma fieramente anticonformisti.

Pubblicato il 4 Settembre 2009

È impossibile sorseggiare un caffé a New York senza che il vostro sguardo venga catturato dai loro occhiali cerchiati di corno, dalla loro pelle pallida come quella dei vampiri e dai pantaloni firmati American Apparel. Sostengono di essere vegetaliani, ma sfoggiano stivali di pelle in stile vintage. L’hipster, termine coniato negli anni Quaranta per la sua assonanza con “hop” sinonimo slang per oppio, possiede una caratteristica fondamentale: la consapevolezza del proprio stile anticonformista. Il loro corrispettivo francese è il bobo, abbreviazione di bourgeois-bohème, individuo appartenente al ceto borghese o alto-borghese della società parigina, che mangia cibo organico e veste esclusivamente capi di fibre naturali, eppure non può fare a meno del suo iPhone, oggetto prodotto in serie e realizzato industrialmente.

L’hipster contemporaneo non rivendica alcuna appartenenza politica, nonostante il bobo sia figlio della generazione del Maggio francese: studenti in rivolta appartenenti all’estrema sinistra. Al contrario, i bananowe dzieci polacchi si sono guadagnati questo soprannome per la loro opposizione all’estrema sinistra. Figli di membri del partito comunista, si ribellarono contro la vecchia guardia e furono accusati di sputare nel piatto in cui mangiavano. I comunisti li soprannominarono “i figli della banana” per via del frutto che durante gli anni del regime era sfrontatamente costoso, enfatizzando, quindi, la loro provenienza da famiglie facoltose e simpatizzanti comuniste.

Mentre il bobo di oggi vota socialista o verde, le precedenti generazioni di bohémiens francesi si sono trasformate in limousine-liberal yuppies. Alla gauche-caviar, termine utilizzato per definire i francesi sinistroidi amanti del lusso, si rimprovera di essere troppo distaccata dal corpo elettorale che dovrebbe rappresentare. Anche gli italiani hanno un loro termine per definire questo fenomeno: “radical chic”. Allo stesso modo, nel 1989, il popolo britannico ha iniziato a prendersi gioco dei politici laburisti appellandoli champagne socialist. Tuttavia, un crollo del mercato azionario, che colpì proprio la fine degli anni Ottanta, mise fine alle cene a base di caviale e champagne dei ricchi progressisti, trascinando con sé la stessa cultura yuppie dei giovani professionisti rampanti, soprattutto tedeschi e anglofoni.

Chissà allora quale altra nuova specie deriverà dall’attuale crisi economica mondiale? O meglio, cosa indosseranno?

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Diane Choi, traduzione di Marte Fiorenza

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