In Europa la rappresentanza politica è peggio che indiretta. È guasta. Non solo non votiamo direttamente per partiti europei con programmi politici chiari, ma votando per i partiti nazionali non abbiamo alcuna garanzia che il nostro voto andrà a un gruppo parlamentare con una posizione ideologica precisa.
Questo perché il Partito popolare europeo (Ppe, conservatore), l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&d), i Conservatori e riformisti europei, l’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa e gli altri gruppi sono solo conglomerati di interessi strategici, non formazioni ideologiche.
Dopo tutto, anche gli euroscettici e i partiti nazionalisti e populisti fanno parte delle alleanze europee teoricamente “tradizionali”. Certo, l’ungherese Fidesz è stato sospeso dal Ppe, ma l’adesione del Partito socialista bulgaro (Bsp) all’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici non è ancora stata messa in discussione.
Nuovi estremi di populismo
Il populismo nazionalista del Bsp, partito teoricamente di sinistra, ha prodotto un approccio sfacciatamente filorusso e l’esplicita bocciatura della convenzione di Istanbul per combattere la violenza domestica e contro le donne. Nonostante abbia portato il populismo a nuovi estremi, a quanto pare il Bsp non è ancora ritenuto un partito populista a livello europeo. […] Continua a leggere l'articolo su Internazionale.it.
Questo articolo ti interessa?
È accessibile gratuitamente grazie al sostegno della nostra comunità di lettori e lettrici. Pubblicare e tradurre i nostri articoli costa. Per continuare a pubblicare notizie in modo indipendente abbiamo bisogno del tuo sostegno.
Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.
Vedi l'evento >