Sofia.

La scusa dell’euroscetticismo

Oggi la Bulgaria è un’amalgama tra una democrazia di facciata filoeuropea e una latente oligarchia tipica dell’Europa orientale, un ibrido che si sforza sempre meno di camuffare la propria immagine.

Pubblicato il 24 Maggio 2019
Miguel Ángel García  | Sofia.

In Europa la rappresentanza politica è peggio che indiretta. È guasta. Non solo non votiamo direttamente per partiti europei con programmi politici chiari, ma votando per i partiti nazionali non abbiamo alcuna garanzia che il nostro voto andrà a un gruppo parlamentare con una posizione ideologica precisa.

Questo perché il Partito popolare europeo (Ppe, conservatore), l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&d), i Conservatori e riformisti europei, l’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa e gli altri gruppi sono solo conglomerati di interessi strategici, non formazioni ideologiche.

Dopo tutto, anche gli euroscettici e i partiti nazionalisti e populisti fanno parte delle alleanze europee teoricamente “tradizionali”. Certo, l’ungherese Fidesz è stato sospeso dal Ppe, ma l’adesione del Partito socialista bulgaro (Bsp) all’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici non è ancora stata messa in discussione.

Nuovi estremi di populismo
Il populismo nazionalista del Bsp, partito teoricamente di sinistra, ha prodotto un approccio sfacciatamente filorusso e l’esplicita bocciatura della convenzione di Istanbul per combattere la violenza domestica e contro le donne. Nonostante abbia portato il populismo a nuovi estremi, a quanto pare il Bsp non è ancora ritenuto un partito populista a livello europeo. […] Continua a leggere l'articolo su Internazionale.it.

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