Il Parlamento vuole un’imposta europea

Pubblicato il 21 Ottobre 2010

Riunitisi il 20 ottobre per votare il budget 2011 dell'Unione, i deputati europei sono tutti d'accordo su un punto: il finanziamento delle istituzioni va rivisto. Il soggetto è "quasi un tabù tra gli stati membri. L'ultima volta è stato preso in esame durante il vertice di Fontainebleau del 1984, quando Margaret Tatcher riuscì a strappare uno sconto per il contributo britannico", scrive Les Echos.

I deputati vogliono però nuove risorse, e per ottenerle minacciano i ventisette di non votare il budget 2011 se questi ultimi si rifiuteranno di aprire il dibattito. Secondo il parlamento, infatti, "non si può continuare ad addossare all'infinito nuovi compiti all'Unione europea (clima, energia, programma spaziale, relazioni esterne, lotta contro la poverà) senza sborsare un centesimo in più". Gli europarlamentari denunciano in particolare l'assottigliamento del contributo delle tasse doganali a causa della liberalizzazione del commercio.

I deputati hanno ipotizzato diverse forme di finanziamento, tra cui una imposta europea sul valore aggiunto o sugli utili delle società. "La risposta delle capitali europee non si è fatta attendere", conclude il giornale, "ed è no. Londra ha reagito immediatamente assicurando che non ci saranno nuove imposte europee".

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