Le Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip), la cui aspirazione politica principale è l’uscita di Londra dall’Unione europea. L’Ukip ha ottenuto circa un quarto delle preferenze. 
L’improvvisa crescita del partito è la più consistente registrata da un quarto partito inglese dalla Seconda guerra mondiale, ed è stata definita “un terremoto” nella politica britannica. L’opinionista dell’Observer Andrew Rawnsley non è invece troppo impressionato, e invita i suoi colleghi a “farsi una doccia fredda e darsi una calmata”. 
Secondo Rawnsley il risultato ottenuto dall’Ukip, i cui sostenitori sono stati definiti da David Cameron “svitati, eccentrici e segretamente razzisti”, è “effettivamente notevole, ma allo stesso tempo è estremamente prematuro sostenere che siamo davanti a una svolta storica”.
Il voto ha evidenziato l’esasperazione di alcuni elettori nei confronti dell’Europa e la frustrazione di altri verso l’intero sistema politico, spiega l’opinionista. 

Ora la sfida per i partiti tradizionali è quella di combattere gli umori “anti-politici” sfruttati dall’Ukip e la convinzione di molti elettori che il paese sia gestito da un’èlite metropolitana che protegge i propri interessi e quelli dei suoi amici, e che tra l’altro è responsabile del disastro economico. […] L’Ukip sarà anche composto da matti e persone di cattivo gusto (se non peggio), ma in un certo senso i partiti tradizionali devono ringraziare questo modo tipicamente inglese di protestare. In tutta Europa l’austerity alimenta una rivolta contro il sistema politico e determina un aumento del sostegno a partiti estremisti come il Front National di Marine Le Pen in Francia o i fascisti di Alba dorata in Grecia. Rispetto a queste forze l’Ukip è molto meno preoccupante. 

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