Rassegna Core Europe

Quella vocina dal Cremlino che cerca di influenzare gli elettori europei  

La guerra non è solo con le armi: nella sua rassegna, Pavel Bartůšek racconta la vicenda dell'operazione di propaganda russa “Voice of Europe” nella campagna per le elezioni europee.

Pubblicato il 25 Aprile 2024 alle 11:37

Nella sua guerra ibrida contro l'Occidente, la Russia sta cercando di imporre la propria influenza attraverso vaste operazioni – comprendenti la politica, il business, le ong e talvolta tattiche coercitive o violente – che formano una complessa rete, tanto pervasiva quanto sottile. Nel marzo scorso un filo di questa intricata rete sembrava essere stato reciso. 

Il controspionaggio ceco (BRI), in collaborazione con altre agenzie europee, ha fatto luce sulle operazioni del portale di notizie "Voice of Europe" (che non ha niente a che fare con la nostra iniziativa collaborativa "Voices of Europe 2024"). All’apparenza una testata giornalistica, Voice of Europe non solo ha diffuso le narrazioni del Cremlino, ma ha anche probabilmente finanziato giornalisti e alcuni candidati alle elezioni del Parlamento europeo, con l'obiettivo di orientare il discorso politico a favore degli interessi della politica estera della Russia.

"Politici europei sul libro paga di Putin. I russi hanno tentato di influenzare le elezioni europee da Praga," scrive Deník N. Il quotidiano liberale praghese, che per primo ha segnalato il sospetto portale di news nel settembre 2023, la descrive come una delle più grosse operazioni di interferenza russa scoperte negli ultimi anni.

Il sito web Voice of Europe, al centro di questo meccanismo, promuove narrazioni secondo le quali il prolungato sostegno all'Ucraina non farebbe che estendere il conflitto e bloccare il percorso di pace. La piattaforma ha prevalentemente dato voce a posizioni marcatamente filo-russe, anche di politici europei.

L'obiettivo dell'operazione era quello di far pendere a proprio vantaggio l'ago della bilancia nelle elezioni del Parlamento europeo. Secondo quanto riferito, a Praga sono state consegnate somme in contanti a politici europei antisistema, prevalentemente tedeschi, per assicurarsi la loro fedeltà. Il servizio d'intelligence cecoha identificato come figure chiave di questa rete due uomini d'affari e politici ucraini profondamente legati alla Russia: Viktor Medvedčuk, noto confidente di Vladimir Putin, e il suo socio Artem Marčevskij.

Vojtěch Berger della testata investigativa ceca Hlídací Pes fa notare che, nonostante le figure chiave dietro questa campagna di influenza della Russia siano state smascherate, gli autori effettivi dei contenuti sul sito Voice of Europe rimangono avvolti nel mistero. Questa opacità lascia aperta la possibilità di un possibile riemergere di questi nella sfera pubblica, forse sotto una bandiera mediatica diversa.

Nella sua rubrica L'ascesa di utili idioti per il quotidiano ceco di economia e politica Hospodàřské noviny, Petr Honzejk evidenzia l'approccio sfumato della propaganda russa diffusa dalla piattaforma Voice of Europe. Invece di approvare apertamente Putin o di lodare le manovre militari russe, il sito si impegna nel porre sistematicamente interrogativi, esercitando in tal modo una forma più sottile di influenza. Questa strategia non mira alle fasce esplicitamente filo-russe della popolazione europea, ma alla maggioranza dei cittadini, erodendo in modo impercettibile la sua resistenza all'aggressione russa. 

Honzejk sostiene che la strategia geopolitica della Russia non è incentrata sull'acquisizione di alleati, ma piuttosto sul coltivare osservatori passivi, individui che, come l'ungherese Viktor Orbán e lo slovacco Robert Fico, possono chiudere un occhio sugli eventi in Ucraina. Se il servizio di controspionaggio ceco ha efficacemente contrastato la propaganda russa diretta, ad affrontare i suoi collaboratori meno espliciti – che alcuni potrebbero etichettare come "utili idioti" – dovrà pensarci l'elettorato.

La stampa tedesca si è concentrata sulle accuse di finanziamenti provenienti dal Cremlino a favore di politici tedeschi e sugli intimi legami tra i leader del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) e gli intermediari del Cremlino. Con un'inchiesta da Amburgo, Die Zeit, sfruttando le intuizioni del quotidiano ceco Deník N, ha rivelato che il controspionaggio ceco possiede prove audio che suggeriscono che Petr Bystron, un politico tedesco di origine ceca, potrebbe aver ricevuto pagamenti in contanti e in criptovalute in relazione alla piattaforma Voice of Europe .

Nel frattempo, sul berlinese Tagesspiegel, Claudia von Salzen scava nei duraturi legami tra Maximilian Krah, una figura di spicco dell'AfD ed eurodeputato, e Viktor Medvedčuk, un oligarca ucraino d’inclinazione fortemente filo-russa. Prima dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, Medvedčuk era un importante attore politico, pronto a prendere il controllo di Kiev in qualità di vice di Putin, se l'invasione fosse riuscita. Nel gennaio 2020 Krah ha ospitato una sorta di "conferenza di pace sull'Ucraina" al Bundestag, alla quale hanno partecipato esclusivamente rappresentanti dell'AfD, due membri dell'SPD, sotto la direzione di Medvedčuk. Inoltre, Krah ha facilitato l'ingresso al Parlamento europeo di Janusz Niedźwiecki, un cittadino polacco successivamente incriminato dalla Polonia per spionaggio filo-russo.

Lo scandalo ha avuto ripercussioni in tutta Europa, come ha mostrato Maria R. Sahuquillo dello spagnolo El País facendo luce sul potenziale coinvolgimento nella rete di influenza russa di politici non solo cechi e tedeschi, ma anche francesi, polacchi, olandesi e ungheresi.

Esiste la possibilità che anche rappresentanti di altri Stati membri dell'Ue possano essere coinvolti. The Voice of Europe è stato attivo nell’organizzare dibattiti e conferenze, e pubblicando interviste e articoli con eurodeputati e candidati alle prossime elezioni europee, compresi quelli di fazioni di estrema destra come l’AfD in Germania, Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, il partito Fidesz di Viktor Orbán in Ungheria, e la Lega in Italia. Secondo il quotidiano madrileno, questa controversia emerge nel momento in cui la Russia tenta di ricostruire la sua rete di intelligence all'interno delle nazioni alleate della Nato, una rete che ha sperimentato significative difficoltà in seguito a espulsioni generalizzate imposte in tutta l'Ue dopo l'invasione russa dell'Ucraina.

Nello stesso articolo El País collega anche questo problema alle recenti accuse di spionaggio contro l'eurodeputata lettone Tatjana Ždanok, sospettata di collaborare con l'intelligence russa, e allo scandalo Qatargate scoppiato quasi un anno e mezzo fa. In quell'incidente figure influenti a Bruxelles, tra cui diversi eurodeputati, sono state accusate di essere state pagate per “abbellire” l'immagine pubblica del Qatar.

Il quotidiano spagnolo suggerisce che tali operazioni abbiano un duplice scopo per il Cremlino: non scoperte, rafforzano gli interessi strategici russi e, quand’anche siano smascherate, forniscono a Mosca le risorse per diffondere la propria narrazione secondo la quale le democrazie occidentali sono fondamentalmente imperfette e le loro istituzioni intrinsecamente corrotte.


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A dimostrazione del fatto che non sono solo gli stati avversari a cercare di influenzare l'opinione pubblica europea, è emerso che i fondi dei contribuenti ungheresi sono stati determinanti per garantire l'acquisto di Euronews, un'emittente multilingue di portata paneuropea.Il sito web di giornalismo investigativo ungherese Direkt36, in collaborazione con il portoghese Expresso e il francese Le Monde, hanno scoperto che Pedro Vargas Santos David, un uomo d'affari portoghese che ha acquisito Euronews nel 2022 per 150 milioni di euro, è stato supportato per quasi un terzo della spesa da fondi statali ungheresi.

Questi fondi, insieme a contributi provenienti da entità legate alle iniziative propagandistiche del governo ungherese, mettono in evidenza un’azione coordinata per plasmare le narrazioni dei media. Sebbene Euronews sostenga che la sua indipendenza editoriale non è compromessa, gli intrecci finanziari con lo stato ungherese e gli attori affiliati al governo provocano preoccupazioni sulla loro potenziale ingerenza e sulla propagazione di particolari dottrine politiche.

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