Reportage Soiagate | prima parte
Disboscamento selvaggio nel Gran Chaco, in Argentina. | Foto: ©Jim Wickens/Ecostorm via Mighty Earth Illegal forest clearance in the Gran Chaco as seen from the air in Argentina. Image by Jim Wickens, Ecostorm via Mighty Earth.

L’Europa affamata di soia tarda a fermare la deforestazione in Argentina

La soia coltivata nelle aree deforestate – spesso illegalmente – del Chaco argentino continua ad arrivare in Europa e a finire nei mangimi degli allevamenti dell’industria alimentare. E il giro di vite dell’Unione europea contro i prodotti derivanti dalla deforestazione si fa aspettare.

Pubblicato il 15 Gennaio 2024 alle 15:15
Illegal forest clearance in the Gran Chaco as seen from the air in Argentina. Image by Jim Wickens, Ecostorm via Mighty Earth. Disboscamento selvaggio nel Gran Chaco, in Argentina. | Foto: ©Jim Wickens/Ecostorm via Mighty Earth
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Il Gran Chaco è un gioiello verde. Meno conosciuta della sua "sorella maggiore", l'Amazzonia, questa foresta sudamericana si estende per 110 milioni di ettari – oltre un milione di chilometri quadrati, oltre tre volte l'Italia – tra Argentina, Paraguay, Bolivia e Brasile. Sotto le fronde vivono giaguari, tapiri e pecari; la foresta ospita quasi cinquemila specie diverse di piante e animali, alcune delle quali sono in serio pericolo di estinzione. Ma per anni la regione è stata anche una preda: un'area agricola privilegiata, dove si coltiva la soia anche a costo di radere al suolo interi tratti di vegetazione.

Per nutrire gli animali destinati a soddisfare un consumo di carne e latticini in costante aumento in Europa, gli allevatori ricorrono massicciamente a cereali importati dall’America Latina, a cominciare dalla soia. Dopo il Brasile, l'Argentina è il secondo fornitore di prodotti di soia dell’Unione europea, coprendo il 21 per cento (7,7 milioni di tonnellate) del fabbisogno complessivo dei 27 stati membri. La farina di soia, per il suo alto valore proteico, rappresenta fino al 25 per cento nella composizione dei mangimi destinati agli allevamenti industriali.

La soia (prevalentemente transgenica) arriva nell’Ue già trasformata in farina, di cui l’Argentina è storicamente il più grande esportatore mondiale (nonostante il probabile sorpasso del Brasile nel 2023), oppure sotto forma di semi grezzi che poi vengono trasformati in farina negli impianti europei.

La coltivazione della soia ha devastato gli ecosistemi forestali più di qualsiasi altro prodotto entrato tra il 2005 e il 2017 nell'Ue. 

L’Unione europea è al secondo posto (dopo la Cina) per le importazioni di soia a livello mondiale (e al terzo posto dopo Cina e India per tutte le derrate la cui produzione è responsabile della deforestazione), con oltre 615 milioni di donnellate importate negli ultimi dieci anni tra semi e farina (dati Eurostat fino al settembre 2023). 

L’Ue è, invece,il primo importatore di soia dal Chaco, una regione ecologicamente rilevante del nord dell’Argentina, con 356 mila tonnellate nel 2019 (pari a oltre il 50 per cento dell'export complessivo dell'area) e contribuisce quindi in larga misura alla domanda globale, cosa che ha spinto i produttori a disboscare vaste aree di questa zona dell’Argentina per far spazio alle colture di soia per la produzione di mangimi. 

Il Chaco è la terza regione fornitrice di soia all’Unione europea, dopo l’Amazzonia e il Cerrado (in Brasile) che però sono prevalentemente proiettate verso il mercato cinese.

Per arginare il disastroso impatto ambientale della coltura della soia, nel 2022 l’Ue ha approvato una nuova normativa (detta EUDR, European Union Deforestation Regulation) che vieta l’ingresso nel mercato europeo ai prodotti agricoli provenienti da terreni deforestati. 

L’applicazione del divieto è stata pero’ rinviata al 2025 cosa che, insieme a una serie di scappatoie giuridiche dovute alle pressioni dell’industria e dei paesi Ue a forte produzione di legname, ha lasciato diverse zone boschive (in Europa e fuori) ancora in balìa della logica del profitto. 

Almeno un terzo del Chaco sfuggirà alla protezione della norma europea a meno che (sempre nel 2025) questa non venga estesa a tutte le “altre zone boschive” in base a una specifica clausola di revisione. Il Chaco (come il Cerrado brasiliano) è infatti un mosaico di boschi, savane e praterie che non rientrano integralmente nella definizione restrittiva di foresta della FAO su cui si basa l’EUDR.

I numeri della deforestazione nel Chaco

L’eco-regione del Chaco è il secondo habitat forestale più grande del Sudamerica dopo l'Amazzonia: è costituita maggioritariamente da una porzione secca (la più estesa al mondo) e una umida, per un totale di 110 milioni di ettari. La regione è compresa per il 62 per cento in territorio argentino e si estende parzialmente anche a Bolivia, Paraguay e Brasile. Ospita quasi 5mila specie diverse tra piante e animali, di cui alcuni ad alto rischio di estinzione. Inoltre, per far spazio alle coltivazioni di soia, le popolazioni creole e indigene, tra cui Wichí, Pilagá, Qom, Vilela, Moqoit, vengono espulse dalle loro terre con intimidazione e violenze.

L'eco-regione del Gran Chaco.
L'eco-regione del Gran Chaco. | ©Mighty Earth

Secondo un rapporto pubblicato nel 2022 della rete Periodistas por el Planeta, coordinato dall’argentina Marina Aizen, il consumo smisurato di soia è costato negli ultimi 30 anni circa 14 milioni di ettari di alberi nel Chaco argentino. La quota di deforestazione (25 per cento) nell'intera ecoregione transfrontaliera supera quella nell’Amazzonia (17 per cento) ed è seconda solo a quella del Cerrado (50 per cento). 

Oltre a costituire un danno per la biodiversità, la distruzione della foresta del Chaco ha un impatto sul riscaldamento globale, poiché gli alberi abbattuti non assorbono più CO2, il principale gas a effetto serra. 

La deforestazione, che pesa per circa il 15 per cento delle emissioni di CO2 dell'Argentina, è all’origine di circa il 10 per cento delle emissioni a livello planetario, una quota pari ai due terzi quella di tutti i mezzi di trasporto (terrestri, marittimi e aerei) riuniti. 

Secondo le stime del think tank Planet Tracker la deforestazione nel Chaco imputabile alla soia importata dall’Ue avrebbe causato il rilascio di 7.3 milioni di tonnellate di CO2 solamente nel 2018.


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Secondo Trase, una piattaforma per il monitoraggio della sostenibilità delle materie prime agricole, il 95 per cento della deforestazione in Argentina è stata finora riscontrata nel Chaco (unico ecosistema per cui esistono rilevazioni accurate). Questo rappresentava rispettivamente il 10 e il 4 per cento della soia argentina annualmente  prodotta (6,6-8,9 milioni di tonnellate) ed esportata (oltre 2 milioni di tonnellate) nel periodo 2015-2019 (dati più recenti disponibili). 

Deforestazione per far posto alle piantagioni di soia nel Chaco nel 2019 in Argentina e Paraguay.

“Nello stesso periodo, la deforestazione annuale nel Chaco è aumentata da 116mila…

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