Il Partito popolare europeo (destra, 186 seggi su 720, nove in più rispetto all'assemblea uscente) e l'Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (sinistra, 135 seggi, -4) sono giunti in testa alle elezioni europee, al termine di uno scrutinio che dovrebbe aver mobilitato il 51% degli iscritti (circa 183 milioni di persone) in tutto il continente. Il voto, che si è svolto tra il 6 e il 9 giugno, ha visto anche una netta sconfitta per il Gruppo Verde/Alleanza Libera Europea (Verdi, 53 seggi -18) e Renew Europe (Liberali, 79 seggi, -23).
Come molti temevano, i gruppi di estrema destra Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e Identità e democrazia (ID) hanno entrambi registrato netti guadagni, conquistando rispettivamente 73 e 58 seggi, quattro e nove in più rispetto al passato - e il conteggio potrebbe aumentare ulteriormente in futuro, una volta che il centinaio di eurodeputati non iscritti avrà scelto a quale famiglia politica aderire. Sebbene la coalizione centrista uscente mantenga la sua maggioranza, esce comunque dalle elezioni indebolita da uno spostamento a destra del parlamento europeo.
Le elezioni si sono concluse con una serie di sorprese in Francia, Germania e Austria, dove l'estrema destra ha ottenuto risultati particolarmente elevati. Resta da vedere quale coalizione emergerà da questo parlamento profondamente diviso e come verranno assegnati i posti chiave dell'Ue, compresa la presidenza della commissione europea. Sebbene la favorita Ursula von der Leyen (PPE) sia favorita per essere rieletta a questa carica, la debacle elettorale subita dai governi di Francia e Germania potrebbe complicare la sua riconferma.
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