Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca segna una brusca inversione di rotta nella politica climatica degli Stati Uniti, con conseguenze che vanno ben oltre i confini americani. Dallo smantellamento delle normative sul clima dell'era di Joe Biden alla promozione di alleanze con i climatoscettici, le politiche di Trump potrebbero rallentare gli sforzi di decarbonizzazione globale e rafforzare gli interessi dell’industria basata sui combustibili fossili.
Come riportato da Audrey Garric su Le Monde, Trump non ha perso tempo per ribaltare gli impegni assunti dagli Stati Uniti in materia di clima, avviando formalmente l'uscita del paese dall'Accordo di Parigi, accusato di essere una “bufala ingiusta e unilaterale”.
“Il presidente degli Stati Uniti, uno scettico dell’urgenza climatica che definisce anche il riscaldamento globale una ‘bufala’, sta voltando le spalle al resto del mondo per la seconda volta nella lotta contro la crisi climatica, nonostante il crescere degli impatti, come gli incendi che stanno devastando Los Angeles”, scrive Garric.
Oltre a un'amministrazione che favorisce la deregolamentazione, si prevede che Trump interromperà il sostegno federale alle energie rinnovabili, taglierà i finanziamenti legati al clima e smantellerà le norme sulle emissioni per industrie e mezzi di trasporto.
Su Capital.bg, Ani Kodzhaivanova sottolinea che queste azioni potrebbero ritardare di decenni i progressi in materia climatica, anche se le autorità regionali stanno già mostrando segni di ribellione. “Lasciando l'Accordo di Parigi, questa amministrazione sta abdicando alla sua responsabilità di proteggere il popolo americano e la nostra sicurezza nazionale. Ma i nostri stati, le nostre città, le nostre imprese e le nostre istituzioni locali sono pronte a raccogliere il testimone della leadership climatica degli Stati Uniti e a fare tutto il possibile – nonostante la compiacenza del governo federale – per continuare la transizione verso un'economia basata sull'energia pulita”, ha dichiarato a Kodzhaivanova Gina McCarthy, già consigliera di Biden per il clima.
Jørgen Steen Nielsen, su Information, descrive quella che a suo avviso è la politica di Trump: inquadrare la questione del clima come lotta contro “l'estremismo climatico”, riprendendo il linguaggio dei partiti europei di estrema destra.
Questa retorica risuona con quelle delle industrie che vogliono meno regolamentazioni e che bollano le politiche ambientali come “killer di posti di lavoro”. Nel frattempo, secondo Tilman Schröter del Tagesspiegel, alcune delle mosse più radicali di Trump – come lo smantellamento dei poteri normativi dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente – potrebbero subire una reazione legale e del Congresso.
Tuttavia, la sua influenza sulla diplomazia climatica internazionale sarà difficile da contrastare.
Théo Bellemare sottolinea su Reporterre che Trump ha già nominato nella sua amministrazione figure chiave con stretti legami con l'industria dei combustibili fossili. Le nomine segnalano il ritorno a una politica di “dominio energetico”, che privilegia il petrolio, il gas e il carbone rispetto alle energie rinnovabili.
Si prevede che la sua amministrazione eliminerà le restrizioni sulle trivellazioni di petrolio e metano negli Usa, rimuoverà i limiti alle emissioni delle centrali elettriche a carbone e cancellerà i sussidi e gli incentivi per l'energia solare ed eolica.
Un contraccolpo europeo e una manna per la Cina
Le politiche climatiche di Trump non riguardano solo gli Stati Uniti: minacciano anche la cooperazione climatica globale. Su Correctiv, Annika Joeres, Elena Kolb e Katarina Huthwarns avvertono che gli europei climatoscettici, in particolare i partiti di estrema destra in Germania, Francia e Italia, potrebbero essere rafforzati dalle azioni di Trump. Un'inchiesta pubblicata dal Guardian racconta che i think tank statunitensi si stanno coordinando con i legislatori europei di destra per indebolire le politiche climatiche dell'Ue. Lo scrivono Helena Horton, Sam Bright e Clare Carlile.
Mentre l'Inflation Reduction Act di Biden ha posizionato gli Stati Uniti come un attore chiave nella corsa alle energie rinnovabili, le politiche di Trump rischiano di minare questo slancio. “Lo tsunami Trump sul clima favorisce la Cina e deprime l’industria Usa”, evidenzia Ferdinando Cotugno su Domani. E mentre Washington smantella gli incentivi verdi, Pechino investe miliardi in rinnovabili, batterie e veicoli elettrici. “Così Pechino non solo controllerà le filiere tecnologiche della transizione ma si troverà anche senza rivali del suo peso nella diplomazia ambientale”.
D'altro canto, Sören Amelang e Benjamin Wehrmann sostengono in Clean Energy Wire che il passo indietro di Trump potrebbe creare un'opportunità per l'Europa di assumere un ruolo di leadership mantenendo la rotta. Paradossalmente, l'assalto di Trump alle tecnologie verdi potrebbe dare all'Europa un vantaggio, attirando gli investimenti in energia pulita che gli Stati Uniti stanno ora respingendo.
Nello stesso articolo, il responsabile dell'Ong Germanwatch, Christoph Bals afferma che l'Europa deve rispondere all'“autoritarismo nazionale” degli Stati Uniti con fiducia in sé stessa e difendere lo stato di diritto, i diritti umani e l'azione per il clima: “I prossimi anni vedranno la capacità della Germania e dell'Europa di affrontare in modo efficace, giusto e conveniente le sfide sociali ed ecologiche”.
L'Europa dovrà affrontare una forte crescita da parte dei gruppi di estrema destra guidati dal presidente Trump e Elon Musk, aggiunge Bals. “Noi, come attori della società civile, lavoreremo qui e in tutto il mondo per creare alleanze per proteggere i diritti umani e le basi ecologiche della vita”.
La risposta dell'Europa sarà fondamentale: si farà avanti come leader o l'influenza di Trump indebolirà la cooperazione climatica a livello globale?
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