Andrij (Andrey) Kurkov, scrittore ucraino tra i più prolifici ed eclettici, ha trattato varie tematiche legate alla storia recente dell'Ucraina, specialmente dopo la rivoluzione arancione del 2004, oltre a racconti thriller, alcuni quasi surreali, ambientati negli anni successivi alla caduta dell'Unione Sovietica.

Il suo romanzo più famoso è Picnic sul ghiaccio (Garzanti Libri, 2003). Ha scritto anche i saggi Diari ucraini (Keller, 2014), Diario di un’invasione (Keller, 2023) e Our daily war (Open Border Press, 2024). Questa intervista è una trascrizione della conversazione che ha avuto con Andrea Pipino durante il festival Internazionale a Ferrara nel 2024.

Andrea Pipino: Dall’inizio del secolo, ha gradualmente assunto il ruolo di ambasciatore della letteratura ucraina all’estero. Cosa la rende così particolare? Perché, a suo avviso, è successo questo, soprattutto alla luce degli eventi in Ucraina dopo l’invasione russa del 2014?
Andrij Kurkov: In realtà ho cominciato nel 1999. A quel tempo non si sapeva nulla dell’Ucraina. La gente conosceva solo Chernobyl e la mafia locale. Così, ho partecipato a centinaia di presentazioni ed eventi dedicati ai libri. Da allora ho cominciato a parlare più dell’Ucraina che dei miei libri perché, se non si capisce l’Ucraina, non si possono capire nemmeno i miei libri. Comunque, cerco di scrivere storie universali, che possano essere comprese da qualsiasi lettore.
Il problema della letteratura ucraina contemporanea è che è autoreferenziale. È rivolta a un pubblico che conosce già bene l’Ucraina. Allo stesso tempo, gli ucraini si sono sempre lamentati del fatto che il mondo non li conosce, che non sappia distinguere tra russi e ucraini.
In Europa occidentale spesso si tende a pensare che la parte del continente che un tempo faceva parte dell’Unione sovietica sia praticamente “Russia”, ma ovviamente non è così: l’Ucraina, i Paesi baltici e anche le repubbliche caucasiche come la Georgia hanno una forte identità nazionale. La situazione degli ultimi anni – soprattutto dall’invasione su larga scala dell’Ucraina – ha cambiato questo punto di vista?
Purtroppo, c’è voluta una guerra per dimostrare che l’Ucraina è diversa dalla Russia, al punto che la Russia sta cercando di distruggerla proprio a causa di questa differenza. È interessante notare che l’aggressione russa in Georgia non ha suscitato alcun interesse culturale per il paese. Non ha influito sulla traduzione della letteratura georgiana o sulla popolarità dei film georgiani.
Vorrei citare un paese dell’ex Unione sovietica, uno dei più affascinanti, e ringraziare Dio che lì non ci sia stata la guerra, il risultato però è che non lo conosce nessuno: la Lituania. Se volete trovare un piccolo regno magico, con la stessa popolazione di Kiev, con quattro regioni diverse e una storia incredibile, il regno lituano fu il più grande stato europeo nel XIV secolo. Oggi è ancora un paese eccezionale, ma rimane largamente sconosciuto, e lo stesso vale per la letteratura e la cultura lituane.
La maggior parte dei russi, compresa l'élite, non ha mai accettato o è stata incapace di accettare che le ex repubbliche sovietiche siano paesi con una storia, una lingua e un’identità proprie. È ancora così?
Vladimir Putin, come ha affermato a più riprese, credeva che il suo più grande dramma fosse la caduta dell'Unione Sovietica, il che significa che il suo sogno era la resurrezione dello stato o dell’impero russo post-sovietico. Non mi sento così ottimista da escludere l’ipotesi che Putin abbia in programma di attaccare gli stati baltici.
Le ambizioni imperiali russe nei confronti dell’Ucraina risalgono all’inizio del XVIII secolo. Nel 1709 si combatté la famosa campagna di Poltava in Ucraina che oppose l’esercito di Pietro il Grande all’esercito ucraino di Hetman Mazeppa e a quello svedese di Carlo XII. Pietro il Grande sconfisse l’esercito ucraino e i cosacchi ucraini, e Mazeppa fuggì in Bessarabia, nelle attuali Moldova e Romania. Questa fu probabilmente la prima grande battaglia in cui la Russia si impadronì praticamente di tutta l’Ucraina. Undici anni dopo, Pietro il Grande firmò il primo decreto contro l’identità ucraina, decreto che vietava la pubblicazione di testi religiosi in ucraino e che includeva anche una clausola per ritirare tutti i libri religiosi scritti in ucraino dalle chiese.
Tra il 1720 e il 1917, sono stati firmati oltre 40 decreti da vari zar russi con l’intento di distruggere la lingua, la cultura e l'identità ucraine. La guerra di oggi, quindi, non è una novità. Lo stesso accadde anche in Lituania: pur non essendo vietato parlare il lituano, fu proibito scriverlo con l’alfabeto latino. Per decisione dello zar Alessandro II, il lituano doveva essere scritto e stampato in caratteri cirillici.
Ha sempre avuto consapevolezza dell'unicità della cultura ucraina? Lei è nato a Leningrado – oggi San Pietroburgo – e poi si è trasferito a Kiev.
Sono nato in Russia, o meglio, nell’Unione sovietica, ma non posso dire con certezza se sono russo o ucraino. Non posso esserne sicuro al 100 per cento perché mio padre e mio nonno erano cosacchi del Don. Molti cosacchi del Don sono in realtà di origine ucraina, perché fu la zarina Caterina la Grande ad abolire l'etmanato cosacco ucraino. Ordinò ai cosacchi di trasferirsi vicino al Caucaso e difendere quel confine per l'Impero Russo, se volevano mantenere fucili e armi.
Quando l'Unione Sovietica crollò nel 1991, ne fui molto felice. Quegli eventi mi sconvolsero, certo, ma furono un trauma ancora più grande per i miei genitori, che non riuscivano a immaginare una vita al di fuori dell’Urss. Io, invece, ero entusiasta perché con l’indipendenza dell’Ucraina, credevo che sarebbe stato molto più semplice costruire uno stato europeo autonomo. In quell’anno mi identificai politicamente come ucraino, il che all’epoca significava appartenere alla parte più attiva della società, dove il gruppo etnico ucraino era dominante.
Dal 1991, ogni cittadino dell'Ucraina è considerato ucraino, indipendentemente dalle proprie origini: tatari di Crimea, magiari, russi o moldavi. Siamo cittadini ucraini, è questa la mia identità. La mia lingua madre è il russo, ma ho imparato l'ucraino a 14 anni, in una scuola sovietica. Ero curioso, non capivo perché la repubblica si chiamasse Ucraina, eppure a Kiev quasi nessuno parlava ucraino. A scuola avevo solo un amico proveniente da una famiglia che parlava ucraino.
Dopo l'università ho lavorato come editor, curavo romanzi tradotti da lingue straniere in ucraino. Scrivo narrativa in russo, saggistica in russo, ucraino e inglese, e libri per bambini, oggi soprattutto in ucraino.
La lingua è diventata una questione sensibile in Ucraina, un paese dove, fino all’invasione russa, le persone parlavano indifferentemente o l’una o l’altra lingua. Ad oggi non è più così: molti ucraini russofoni hanno iniziato a imparare l’ucraino e rifiutano di parlare russo. Ma l’ucraino è mai stato un segno di identità nazionale prima della guerra? E oggi, parlare ucraino significa essere un nazionalista radicale?
Quando ero studente, o bambino, se qualcuno parlava ucraino a Kiev, si pensava che fosse o un contadino o un nazionalista. Era questa l'idea del Partito comunista d'Ucraina: al suo interno, certo, c’erano comunisti che parlavano ucraino, ma parlavano bene anche il russo. Il sistema politico ucraino è piuttosto anarchico a causa della storia del paese che, a differenza della maggior parte degli stati europei, non ha mai avuto una famiglia reale ed è stato perlopiù parte di altri imperi e regni.
Quando l’Ucraina era un territorio indipendente governato dai cosacchi, prima del 1654, questi eleggevano il loro etmano, che era sia il capo dell’esercito sia il governatore del territorio. Gli ucraini erano già allora politicamente indipendenti e molto determinati, e suppongo che tutti parlassero ucraino. Nel 1654, però, l’etmano Bohdan Chmel'nyc'kyj [Богдан Хмельницький] chiese aiuto allo zar russo nella guerra contro la Polonia. Fu l’inizio della fine per l’indipendenza ucraina.
In seguito, il Cremlino emanò più di 40 decreti per soffocare l’identità ucraina, e solo dopo il 1991 la lingua ucraina ha iniziato a tornare nei territori da cui la Russia l’aveva estromessa.
“A partire dal 2005, la Russia ha più volte dichiarato di voler difendere i russofoni in Ucraina. Il risultato di questa ‘difesa’ è che molti ucraini di lingua russa sono stati uccisi dai russi nel Donbass, a Mariupol, Odessa, Kharkiv, Bucha e persino a Kiev”
A differenza della Russia, che è sempre stata una monarchia in cui la popolazione idolatra lo zar e si aspetta che sia lui a coordinare la vita dei cittadini, l’Ucraina ha una lunga tradizione di sistemi più democratici. Infatti, oggi abbiamo più di 300 partiti politici, perché ogni ucraino che entra in politica vuole fondare il proprio. Questi partiti non sono ideologici, ma rappresentano gruppi di interesse o personalità. Quando l’Ucraina riconquistò l’indipendenza, i politici dovettero dividere la società per ottenere il sostegno elettorale. La divisione più semplice fu quella tra russofoni e ucrainofoni.
Così, i partiti più attivi dell’Est promettevano agli elettori di rendere il russo la seconda lingua ufficiale, mentre i partiti più attivi dell’Ovest promettevano di bandire il russo e fare dell’ucraino l’unica lingua ufficiale. Naturalmente, la Russia ha sempre appoggiato i partiti filorussi, cercando di costringere i leader ucraini ad accettare il russo come seconda lingua ufficiale. Questo avrebbe reso molto più semplice la reintegrazione dell’Ucraina nell’impero russo, come è successo alla Bielorussia.
In Bielorussia, solo il 25 per cento della popolazione parla bielorusso, e la maggior parte degli scrittori scrive in russo. Gli autori e i poeti più impegnati politicamente e culturalmente, che prima scrivevano in bielorusso, sono rifugiati in Lituania e Polonia, perché il regime di Aljaksandr Lukašenka li considera pericolosi.
A partire dal 2005, la Russia ha più volte dichiarato di voler difendere i russofoni in Ucraina. Il risultato di questa “difesa” è che molti ucraini di lingua russa sono stati uccisi dai russi nel Donbass, a Mariupol, Odessa, Kharkiv, Bucha e persino a Kiev.
Fin dal XVI secolo, la lingua russa è stata usata come strumento per cambiare la mentalità individualista degli ucraini e renderli russi. Lenin non si è mai fidato degli ucraini e non è mai stato a Kiev in vita sua, anche se sua sorella viveva lì. Questa stessa mentalità individualista ha spinto gli ucraini a non unirsi ai kolchoz (proprietà agricole collettive) negli anni Venti, e i sovietici, per ritorsione, deportarono in massa i contadini ucraini in Siberia e furono i responsabili della carestia del 1932-33 (nota come Holodomor), che uccise almeno 3,5 milioni di persone.
Al tempo dell'Unione sovietica, questa mentalità sopravviveva solo nell'Ucraina occidentale, che divenne parte dell'Urss solo dopo la Seconda guerra mondiale, prima di allora faceva parte della Polonia.
Pertanto, credo che sia giusto affermare che la lingua ucraina è sicuramente un segno distintivo dell'identità ucraina, o almeno del patriottismo ucraino. Certo, le persone sono libere di parlare altre lingue a casa, per strada, ecc. – che siano tatara, ungherese, gagauza, ecc. – ma nelle situazioni ufficiali è previsto che si parli solo ucraino. Lo stesso vale per le università: ci si aspetta che le lezioni siano tenute in ucraino, una lingua che Caterina la Grande aveva vietato nel 1763.
Pensa che dopo la guerra l'Ucraina possa ancora considerarsi un paese multilingue?
Le lingue minoritarie continueranno ad essere parlate e utilizzate senza problemi, ad eccezione del russo. La società è profondamente scossa dalla guerra; ci sono tombe dei combattenti in ogni paese, in ogni città. Al momento, l’odio verso tutto ciò che è russo è inaccettabile; le librerie rifiutano di vendere libri in russo, gli ucraini hanno addirittura smesso di guardare YouTube russo e di ascoltare rock e musica classica russa.
Quando avevo 11 anni, a scuola mi chiesero se volevo imparare l'inglese o il tedesco come lingua straniera. Era il 1972 e ricordo di aver risposto "Non imparerò mai il tedesco, perché i tedeschi hanno ucciso mio nonno". Ho imparato il tedesco quando avevo 37 anni. Penso, quindi, che non si possa dire semplicemente che una certa lingua non verrà mai parlata, perché le cose cambiano.
Oggi ho molti amici tedeschi e vado spesso in Germania. Tuttavia, non dobbiamo aspettarci che nei prossimi vent’anni ci siano sviluppi per la cultura, la lingua e la letteratura russe in Ucraina.
Questo atteggiamento si riflette nell'incapacità di alcuni ucraini di confrontarsi e cooperare con l'opposizione russa. Si tratta di una questione delicata su cui la società civile ucraina è divisa. Lei cosa ne pensa?
Al momento, il 99 per cento degli intellettuali ucraini pensa che non si debba condividere il palco con i russi, anche se si oppongono a Putin. Negli ultimi tre anni ho organizzato due eventi con scrittori e giornalisti di origine russa. Uno con Mikhail Shishkin dalla Svizzera, che conosco da molti anni, e uno l’anno scorso in Canada con Masha Gessen, che emigrò dalla Russia negli Stati Uniti all'età di otto anni. A causa dell'evento pubblico con Masha Gessen, sono stato “bannato” dalla società ucraina. Perciò, so come ci si sente.
Penso che si debba cercare quegli oppositori russi che sono realmente in grado di influenzare la società russa e parlarci. Ma, ancora una volta, il 99 per cento degli intellettuali ucraini direbbe che questo è tradimento e non lo permetterebbero mai.
Ha spiegato che gli ucraini hanno sempre avuto un atteggiamento di opposizione nei confronti del potere e dello stato, il che potrebbe spiegare le frequenti rivolte contro il governo e le due rivoluzioni più recenti: la rivoluzione arancione del 2004-05, che portò al potere il pro-occidentale Viktor Yushchenko, e l'Euromaidan del 2013-14, che rovesciò il presidente pro-russo Viktor Yanukovych. Da cosa dipende questo atteggiamento?
C'è una differenza di mentalità: per i russi, la stabilità è più importante della libertà. Nei 22 anni di governo di Putin, i russi hanno rinunciato alle loro libertà per vivere in una società stabile, per passività, per ricevere promesse di stipendi e redditi alti. Per gli ucraini, la libertà è più importante della stabilità. L'Ucraina non è mai stata un paese stabile, tranne che per qualche anno nell’Urss.
E per gli ucraini, la libertà politica e l'espressione politica, sono più importanti della stabilità o del reddito. Quindi sono disposti a mettere a rischio la pace sociale per difendere le loro idee fino alla fine, come è successo durante la rivoluzione arancione e l'Euromaidan.
Molti dei suoi libri sono ambientati in periodi di crisi e caos, come gli anni Novanta, dopo la caduta dell'Urss. Quegli anni furono segnati dalla povertà e dalla crisi del sistema politico – due aspetti che Russia e Ucraina, così come molti altri paesi del blocco sovietico, avevano in comune – e portarono alla mentalità revanscista che ha caratterizzato il regime di Putin. È vero che i risentimenti accumulati in quegli anni hanno alimentato un atteggiamento nazionalista, sciovinista e antioccidentale nell'opinione pubblica russa? Se questo è accaduto in Russia, perché non è successo in Ucraina?
La Russia e l’Ucraina hanno preso strade diverse dopo il 1995-96. Prima di allora, entrambe avevano attraversato una sorta di crisi criminale: la struttura sociale scompariva, la gente non aveva soldi, la polizia non faceva il proprio dovere ed era rimpiazzata dalla mafia. Quindi, se avevi un problema, non ti rivolgevi alla polizia. Andavi dal capo della mafia locale, spiegavi cosa era successo e lui cercava di aiutarti se pensava che avessi ragione.
Ma allo stesso tempo, ovviamente, fu anche un periodo di capitalismo selvaggio. La gente rischiava per diventare ricca. Voglio dire, alcuni, come gli ex-comunisti, che erano già ricchi, cercavano di fare ancora più soldi legalmente. Nell’Unione sovietica il sogno americano aveva permeato la società e tutti volevano diventare ricchi. Quando l'Urss crollò, i russi continuavano a credere nel sogno americano, mentre in Ucraina avevano un sogno europeo. Questo perché le persone pensavano che l'Europa fosse davvero un luogo stabile e libero dalla corruzione, dove la polizia operava in modo efficiente ecc…. Ecco perché non si erano sviluppati sentimenti anti-occidentali in Ucraina. L'Ucraina si sentiva già parte dell'Occidente. In Russia invece, molte persone vivevano in difficoltà a causa dell’ascesa di nuovi oligarchi. E poi il clero ortodosso russo ce l’aveva messa tutta per alimentare sentimenti anti-occidentali, anti-europei, e ci era riuscito.
Aveva creato una sorta di chiesa ortodossa russa fondamentalista, appoggiata dallo stato, sostenuto a sua volta dalla chiesa stessa. Quest’ultima, che ai tempi dell'Unione sovietica era legata al Kgb, è passata a mantenere legami con l’Fsb, suo successore diretto. Entrambi avevano dato vita a una società sciovinista, pruomovendo l’idea che i russi fossero il popolo più spirituale e morale, in contrasto con i popoli circostanti, che venivano definiti gay, omosessuali, immorali, corrotti, ecc. Questa narrazione non si era diffusa in Ucraina.
In Ucraina non puoi imporre le tue idee politiche all’intera popolazione, perché ognuno ha il proprio pensiero. C’è una mentalità diversa.
Quando è iniziata l'invasione su larga scala, lei e la sua famiglia avete lasciato Kiev per andare a Uzhgorod, e da allora avete viaggiato avanti e indietro da Kiev ai paesi occidentali per tenere conferenze e discorsi. È riuscito a continuare a scrivere in questo periodo? E se sì, è cambiato qualcosa nel suo approccio alla scrittura? Ha mai pensato di smettere di scrivere romanzi in russo?
Ho continuato a scrivere perché il mio editore inglese mi ha chiesto di scrivere un terzo libro per documentare quello che sta accadendo in Ucraina. Per quanto riguarda la lingua russa, ho scritto opere di saggistica in ucraino e in inglese, ma ho comunque deciso di continuare a scrivere i miei romanzi in russo poiché è la mia lingua materna. Per scrivere testi letterari, bisognerebbe conoscere la lingua molto meglio di quanto io conosca l'ucraino. So che molti intellettuali ucraini non approvano questa scelta e hanno cercato di farmi dichiarare che non avrei mai più scritto in russo.
“Quando l‘Urss crollò, i russi continuavano a credere nel sogno americano, mentre in Ucraina avevano un sogno europeo”
Uno dei migliori scrittori ucraini di lingua russa è Volodymyr Rafeienko, che vive a Donetsk, nella parte dell'Ucraina occupata dai russi. Quando sono arrivati i russi, ha perso sia la sua casa che il suo lavoro. Si è trasferito nella regione di Kiev, nella casa dello scrittore di lingua ucraina Andrij Bondar, vicino a Bucha, dove è stato quasi ucciso durante l'occupazione. Da quel momento ha deciso che non avrebbe mai più scritto una parola in russo e ha iniziato a scrivere in ucraino, e i suoi amici di lingua ucraina revisionano i suoi testi. Penso che probabilmente non tornerà mai più al russo. Forse anch’io eviterei se avessi vissuto la stessa esperienza.
La società ucraina dove trova la capacità di resistenza che permette alle persone di vivere una vita normale? È possibile affrontare collettivamente le ferite e i traumi della guerra?
La guerra è cominciata nel febbraio del 2014, il che significa che i bambini ucraini nati dopo quell'anno non hanno mai vissuto in un'Ucraina pacifica. Ovviamente, dal 2022 la situazione è peggiorata, e da allora i bambini sono abituati a dormire nelle stazioni della metropolitana, nei rifugi anti bombe, a non andare a scuola, e a fare le lezioni online.
E credo che la società ucraina pagherà un prezzo molto alto per questa guerra in termini di istruzione. Lo stesso vale per le università. La società è sicuramente traumatizzata e radicalizzata. Allo stesso tempo, le persone cercano di vivere come facevano prima della guerra.
La principale differenza è che non si può dormire. Se vivi in una grande città, non puoi dormire la notte perché si sentono le sirene dalle 11 di sera alle 9 di mattina; le esplosioni sono frequenti e i cannoni antiaerei sparano di continuo. A Kiev non si dorme. Ci rifugiamo nei corridoi per stare lontani dalle finestre. Quando si vedono le persone nei caffè la mattina, quasi tutte hanno gli occhi rossi e il volto stanco. Ma cercano di sorridere, come se volessero mascherare la fatica. Se chiedi a qualcuno, “Come stai?”, in molti risponderebbero “Tutto bene. Tutto bene”. Ma non ti direbbero davvero come si sentono. Psicologicamente, è molto estenuante.
Oggi l'Ucraina è molto diversa rispetto al 2021, perché circa 7 milioni di rifugiati vivono all'estero. Più di 400 mila bambini ucraini frequentano scuole in altre parti d'Europa. Non credo che molti di loro torneranno finché non si saranno diplomati, se mai torneranno. All'interno del paese, circa 6 milioni di persone sono sfollate, costrette ad abbandonare le loro case distrutte dai bombardamenti e dai razzi russi. Probabilmente metà della popolazione ucraina vive ancora nelle proprie abitazioni, come noi a Kiev.
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