“Conti a rischio, Italia bocciata”, titola La Stampa. Il 9 luglio l’agenzia Standard & Poor’s ha portato il rating del debito del paese da BBB+ a BBB sottolineando che “gli obiettivi di bilancio in Italia sono potenzialmente a rischio per il differente approccio nella coalizione di governo” su imu e iva, spiega il quotidiano torinese.
La notizia ha provocato un aumento dei tassi sui bond, e il primo ministro Enrico Letta ha ricordato che l’Italia è ancora un “sorvegliato speciale”. Tuttavia secondo il quotidiano
la mossa di Standard & Poor’s non dovrebbe fare molto danno all’Italia. Le tre grandi agenzie di rating restano screditate dagli interessati errori commessi prima del 2007.
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Su La Repubblica Federico Fubini avverte che la fiducia internazionale nei confronti di Letta è già agli sgoccioli:
gli analisti del rating hanno sospeso il giudizio e si sono messi alla finestra, per vedere fino a che punto il nuovo esecutivo era in grado di affrontare i problemi del paese. Quella luna di miele ora è finita. Sia S&P, che il Fondo monetario internazionale, che la stessa Commissione europea - ciascuno con le sue contraddizioni - stanno dando tutti all’Italia lo stesso messaggio: non vanno sostenuti i consumi, un (costoso) cucchiaino di zucchero all’economia, ma rafforzati i muscoli. [...] L’evidenza dei numeri, messa in risalto da S&P, mostra che nel paese si è generato in questi anni il più ampio ritardo di produttività nell’area euro. Il costo di ciascuna ora di lavoro in Italia, in proporzione al valore prodotto, è il più alto della zona euro.
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