La Bulgaria entrerà nell’area Schengen senza la Romania, nonostante l’adesione dei due paesi sia sempre stata collegata dai tempi del loro ingresso nell’Ue nel 2007? La domanda nasce dopo le recenti dichiarazioni di due responsabili della Commissione europea: “Voi siete pronti per Schengen”, riassume il quotidiano popolare bulgaro Standart dopo la visita a Sofia del presidente della Commissione europea del 31 agosto. José Manuel Barroso ha dichiarato che “il problema dell’adesione della Bulgaria all’area Schengen dovrebbe essere risolto, dato che risponde a tutti i requisiti”, lasciando così intendere che il paese potrebbe in futuro entrare a far parte dell’area europea di libera circolazione. Secondo Monitor

la questione dell’adesione di Sofia a Schengen dovrà essere presa nuovamente in considerazione in occasione del consiglio dei ministri della giustizia e degli interni, che si terrà a Bruxelles dal 20 al 22 settembre. Secondo gli esperti bulgari, il governo otterrà il semaforo verde malgrado le critiche nei confronti della Romania aumentino. Un mese fa l’ambasciatore dei Paesi Bassi a Sofia, Karel Van Kesteren, ha promesso di impegnarsi affinché il suo paese non ostacoli più l’ingresso della Bulgaria nell’area Schengen.

Questa ipotesi pare tanto più probabile se si considera che in un’intervista a Le Monde Viviane Reding, commissaria per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, ha dichiarato che "la questione essenziale è capire se possiamo avere fiducia nello stato di diritto romeno. Per quanto mi riguarda, non mi sorprenderebbe se gli stati decidessero di non integrare subito la Romania”.

Per România Liberă è evidente che

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Barroso ha lasciato intendere che è possibile scindere i due paesi, mentre Reding l’ha addirittura esplicitato. La Romania ha perso qualsiasi speranza di poter aderire presto all'area Schengen dopo gli attacchi del nuovo governo allo stato di diritto. Questo enorme fallimento di Victor Ponta colpirà più che altro i normali cittadini e impedirà la libera circolazione della manodopera romena.

La Romania, insomma, “resta sospesa in una terra di nessuno, senza scadenze certe né prospettive. Addio Schengen!”

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