Il voto spacca tutto

Le elezioni del 6 maggio hanno abbattuto un sistema politico screditato, ma nessuna alternativa sembra capace di rimpiazzarlo. Ora il rapporto con l’Europa è davvero a rischio.

Pubblicato il 8 Maggio 2012

Il messaggio altisonante lanciato dalle elezioni sortirà effetto? Al paese non resta davvero né tempo né margine di manovra. Ad alcuni piace pensare che il risultato spaventerà Germania e Francia al punto da convincerle ad alleggerire le pretese fiscali avanzate nei confronti della Grecia e, forse, far arrivare al paese qualche generoso pacchetto di aiuti.

In altre parole, costoro si augurano che i nostri creditori stranieri si rendano conto che la trasformazione della Grecia in una repubblica tipo quella di Weimar è semplicemente l’inizio e che altrettanto accadrà presto in Italia, in Spagna e addirittura in Francia.

Se solo le cose fossero così semplici! I nostri partner, naturalmente, sono più preparati a un fallimento della Grecia o anche a una sua uscita dalla zona euro. Un alleggerimento dei requisiti fiscali significherebbe più soldi per la Grecia, cosa che non andrà giù a nessuno dei parlamenti europei.

C’è un altro problema. Le opinioni dei nostri partner sui politici greci non differiscono molto dalle nostre: non si fidano di loro e li ritengono inaffidabili. Vedono nei nostri partiti tradizionali poca voglia di cambiare e non si aspettano la nascita di nuovo partito riformista. I greci hanno screditato il memorandum di intesa con Ue e Fmi. E finché non vedranno qualche segno di rinnovamento, si rivolgeranno ai partiti antagonisti come Syriza.

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È ovvio che se i tedeschi non si smuoveranno dalle loro posizioni e non si troveranno soluzioni convincenti per il nostro paese, il voto di domenica non farà che preannunciare il ritorno alla dracma. Alcuni dicono che se ci saranno tagli ai salari e alle pensioni, allora la gente finalmente capirà che cosa sta accadendo. Può anche darsi che sia così, ma la situazione potrebbe diventare un boomerang che si ritorcerà mandando ancora più in collera la popolazione.

Nessuna soluzione può essere imposta dall’alto. Bisogna discutere apertamente le tesi a favore dell’idea di restare nell’euro. Con le elezioni si è capito che l’èlite politica ed economica ateniese parla una lingua completamente diversa da quella parlata dal resto del paese.

Nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, dovremo affrontare momenti difficili. È questo che accade tutte le volte che un sistema marcio va in pezzi senza che nulla sia pronto a sostituirlo. È questo che accade tutte le volte che un popolo si sveglia di colpo, dopo qualche decennio di bella vita. Domenica, alle urne, la popolazione ha ribaltato tutto. E adesso non resta che sperare che qualcuno riesca a riportare un po’ d’ordine.

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