La democrazia può attendere

Pubblicato il 1 Marzo 2012 alle 17:38

Un recente sondaggio condotto in Libia dalle università di Oxford e Bengazi ha rivelato che solo il 15 per cento dei libici vorrebbe che la democrazia fosse instaurata nel giro di un anno, e meno del 30 per cento la auspica nei prossimi cinque anni. Quasi la metà degli intervistati, invece, preferirebbe la "salda leadership" di un singolo individuo o gruppo. Un preoccupante 16 per cento si dice pronto a ricorrere alla violenza per fini politici.

È evidente che la democrazia non può essere instaurata in un giorno in paesi oppressi prima dal colonialismo e poi dalle dittature. Ma è altrettanto evidente che l'immagine idealizzata della primavera araba come epica lotta verso la democrazia di stampo occidentale, fornita qualche mese fa dalla maggior parte dei media europei e dai promotori dell'intervento in Libia, non può stare in piedi a lungo.

Con le presidenziali francesi in vista, la Siria è uno dei pochi argomenti che mettono d'accordo Sarkozy e Hollande, e la retorica interventista si sta rimettendo in moto. Ma la sete di democrazia dei popoli arabi rischia di fare la fine delle fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam Hussein: sbandierate per giustificare un intervento che ha portato vantaggi politici nel breve termine, salvo poi seppellire nel medio tutti i suoi promotori.

Il Front national di Le Pen non aspetta altro: ha già espresso la sua contrarietà all'intervento in Siria, fedele alla dottrina del differenzialismo culturale secondo cui gli arabi non sono all'altezza della democrazia e una dittatura benevola è il meglio a cui possono aspirare. La pasticciata e ipocrita strategia europea nella regione rischia alla lunga di rafforzare questa impressione e fare il gioco di chi la sostiene.

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Bernard-Henri Levy, ideologo dell'intervento francese contro Gheddafi, sembra averlo intuito: stavolta nella sua pomposa apologia di un attacco militare a Damasco non menziona nemmeno una volta il termine 'democrazia'. L'obiettivo, adesso, è la protezione dei civili. Speriamo che anche questo non debba essere smentito dai fatti.

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