"Non dobbiamo esportare la democrazia. Non possiamo dire: questo è il nostro modello, prendetelo, [...] perché sarebbe non rispettoso della sovranità e dell'indipendenza dei popoli". Chi l'ha detto?
A) Thomas Jefferson B) T.W. Wilson C) Franco Frattini
La risposta è la C: il campione dell'autodeterminazione dei popoli che ha quasi mandato all'aria la sudata dichiarazione congiunta dell'Ue contro il massacro degli oppositori del regime di Muammar Gheddafi è proprio il nostro ministro degli esteri. Lo stesso che ha giustificato e supervisionato la partecipazione dell'Italia all'occupazione dell'Iraq e dell'Afghanistan, dove, come è noto, erano stati i popoli stessi a chiedere a gran voce l'intervento della Nato. Certo, in politica estera non si può esigere la coerenza assoluta, soprattutto quando c'è da arrampicarsi sugli specchi per difendere un amico personale del proprio premier da cui dipendono tanti bei contratti per le nostre imprese.
E non è neanche giusto sostenere, come fa Repubblica, che "l'Italia, ex dominatore coloniale della Libia, rischia di fare la stessa pessima figura dell'iniziale immobilismo francese nei riguardi della rivolta tunisina contro il dittatore Ben Ali". Frattini, infatti, aveva assunto la stessa impresentabile posa da difensore dell'ancien régime anche quando c'erano di mezzo le ex colonie altrui. Questa sì che è coerenza.