Europa à la carte

Pubblicato il 20 Agosto 2010
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Come previsto il 18 agosto la Svizzera ha deciso di mantenere la sua neutralità attiva. Né completamente fuori dall'Ue né completamente dentro,Berna continua sulla strada bilaterale, basata su quasi 120 accordi firmati con gli stati membri. Questi testi, spesso pletorici e ripetitivi, garantiscono – afferma il governo svizzero – "gli interessi del paese".

La Confederazione non è il solo paese a praticare la politica di lasciarsi tutte le porte aperte. A nord la Norvegia, che fa parte dal 1992 dello Spazio economico europeo (composto dai Ventisette più il Liechtenstein e l'Islanda) gioca la carta dell'indipendenza, adottando al tempo stesso la quasi totalità delle direttive comunitarie. La Svezia ha rifiutato la moneta unica ma alcune sue città ribelli utilizzano l'euro. La Gran Bretagna entra ed esce dalle sue istituzioni con una facilità sconcertante: faccio parte dell'Ue ma non voglio la vostra moneta unica, questo però non vuol dire che non possa dire quello che penso. Insomma, per diversi paesi il rapporto con l'Ue è: ti amo ma non ti voglio sposare.

L'appartenenza all'Ue non è – e non deve essere – obbligatoria come i manuali scolastici. Tuttavia non sembra avere lo stesso significato per chi ne fa parte o per i suoi vicini: c'è chi è entusiasta, chi ci crede a metà e chi approfitta del suo fascino. L'elenco delle sfumature è lungo. Invece di fare come la Norvegia, che secondo Eva-Lie Nielssen è "un passeggero clandestino dell'Ue che viaggia in business class", non sarebbe forse meglio prendere atto di questa situazione e considerare forme di adesione limitate ad alcuni aspetti dell'Unione come la moneta unica? Sarebbe un po' come viaggiare nello stesso treno, ma non nello stesso vagone o nella stessa classe. E in questo menù europeo si potrebbero scegliere i piatti che si preferisce. Iulia Badea Guéritée

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