Idee ia e democrazia Abbonati/e

Evgeny Morozov: l’intelligenza artificiale generale, alleata “cool” del neoliberismo

L’entusiasmo con il quale i fautori dell’intelligenza artificiale generale promettono che risolverà tutti i problemi è frutto dei pregiudizi legati allo stesso neoliberismo all’origine di molti di essi, spiega Evgeny Morozov. Per questo, sottolinea l'esperto di nuove tecnologie, non dobbiamo rinunciare al ruolo sociale delle istituzioni che favoriscono l’intelligenza umana.

Pubblicato il 18 Ottobre 2023 alle 23:30
Questo articolo è riservato alle persone abbonate

Insieme alla guerra in Ucraina, alla nuova ondata migratoria e al disastro climatico in corso, l’intelligenza artificiale (ia) è uno dei temi che hanno dominato le discussioni a livello globale quest’anno. Qualcuno sostiene che l’intelligenza artificiale risolverà tutti i problemi dell’umanità; altri prevedono che distruggerà la civiltà per come la conosciamo oggi. Questo è il primo paradosso: esistono persone che condividono entrambe le opinioni.

Sorprendentemente, vengono quasi tutte dalla Silicon Valley…

Per farsi un’idea di quello che sta succedendo, vale la pena analizzare alcune delle principali evoluzioni registrate quest’anno nel campo dell’intelligenza artificiale. Ne ho descritte molte in un lungo articolo pubblicato dal New York Times a giugno. 

L’infatuazione che viviamo oggi nei confronti delle promesse dell’intelligenza artificiale non è altro che un’estensione della nostra infatuazione per il mercato e il neoliberismo. Non è possibile comprendere altrimenti perché così tante istituzioni pubbliche si aggrappino alle parole melliflue degli “spacciatori” di intelligenza artificiale senza inserire queste scelte nel contesto più ampio della privatizzazione di soluzioni a problemi che, per loro natura sono invece collettivi e pubblici. 

Oggi risolvere i problemi utilizzando l’intelligenza artificiale equivale ad affidarsi al mercato, cosa che, personalmente, ritengo estremamente problematica. Ritengo inoltre che la connessione tra l’intelligenza artificiale come la conosciamo oggi e il neoliberismo non venga abbastanza sottolineata. Provo a chiarire.

Evgeny Morozov, Internazionale a Ferrara 2023.
L'autore a Ferrara, durate il Festival di Internazionale 2023. | Foto: Gian-Paolo Accardo.

A maggio scorso oltre 350 dirigenti d’azienda, ricercatori e docenti universitari del settore tecnologico hanno firmato una dichiarazione per mettere in guardia il mondo contro la minaccia dell’intelligenza artificiale. “Mitigare il rischio di estinzione posto dall’intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità per tutto il pianeta, al pari di altre minacce come le pandemie e la guerra nucleare”, hanno scritto i firmatari. 

La dichiarazione è arrivata sulla scia di un’altra lettera firmata da personaggi del calibro di Elon Musk e Steve Wozniak (uno dei fondatori della Apple) che hanno chiesto una moratoria di sei mesi sullo sviluppo di sistemi avanzati di intelligenza artificiale. 

Anche il governo statunitense ha manifestato la speranza di uno sviluppo responsabile dell’ia: “Per cogliere le opportunità” offerte dall’intelligenza artificiale “dobbiamo prima gestirne i rischi”. Alcuni senatori hanno chiesto al Congresso degli Stati Uniti di organizzare una serie di incontri per analizzare il potenziale e i rischi dell’intelligenza artificiale, una sorta di corso accelerato tenuto da manager, accademici, attivisti per i diritti umani e altre figure coinvolte nel settore.


I rischi reali legati all’intelligenza artificiale generale sono politici, e per scongiurarli non basterà domare robot ribelli


Quest’ansia crescente nei confronti dell’intelligenza artificiale non è certo causata dalle tecnologie (noiose, ma affidabili) che completano i nostri messaggi sugli smartphone o insegnano ai robot-aspirapolvere a evitare gli ostacoli in salotto. A preoccupare gli esperti è piuttosto lo sviluppo della cosiddetta “intelligenza artificiale generale” (Artificial general intelligence, Agi). 

Oggi questo genere di intelligenza artificiale non esiste ancora, ma sono in tanti a pensare che il rapido sviluppo di software come ChatGpt, creato da OpenAI, siano un segno di quello che ci aspetta. Sam Altman, uno dei fondatori di OpenAi, ha descritto l’agi come un insieme di “sistemi che sono generalmente più intelligenti degli umani”. Costruire questi sistemi resta un compito difficile, secondo alcuni addirittura impossibile. Ma i vantaggi teorici sono immensamente allettanti. 

Prendiamo i Roomba, i robot aspirapolvere “intelligenti”. Non più confinati alla pulizia dei pavimenti, potrebbero evolversi fino a diventare robot multiuso, capaci di prepararvi il caffè la mattina o piegare il bucato. E la cosa straordinaria è che, grazie all’intelligenza artificiale, potrebbero imparare a svolgere queste mansioni senza che nessuno li abbia mai programmati per farlo. 

Può sembrare allettante. Ma cosa accadrebbe se questi aspirapolvere intelligenti diventassero troppo potenti? La loro missione di creare un’utopia di pulizia immacolata potrebbe presentare più di un problema per i loro padroni umani “spargi-polvere”. Dopo tutto siamo noi, gli essere umani, a produrre tutta quella sporcizia. Dato che i Roomba non sono mai stati programmati, potrebbero ritenere che eliminare gli umani sia un ottimo modo per mantenere pulita la casa. Quindi pensateci due volte prima di comprare un Roomba gestito dall’intelligenza artificiale. 

I dibattiti sull’intelligenza artificiale generale sono pieni di questi scenari apocalittici. Eppure, esiste una lobby, seppure ancora in fieri, formata da studiosi, investitori e imprenditori, che sostiene che questa tecnologia, una volta resa sicura, sarà una manna per la civiltà.


Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Altman, il principale promotore di questa campagna, si è imbarcato in una tournée per convincerne i politici di tutto il mondo. Qualche mese fa ha scritto che l’intelligenza artificiale generale potrebbe dare un forte impulso all’economia e alla conoscenza scientifica ed “elevare l’umanità facendo crescere la ricchezza”.

Nonostante le paure più o meno razionali, questo è precisamente il motivo per cui così tanti esperti lavorano notte e giorno a questa discussa tecnologia: decidere di non usarla per salvare il mondo appare come una scelta immorale. Il pericolo che questa possa distruggere il pianeta? Bazzecole rispetto a ciò che promette di regalarci: una cura per il cancro, la fine dell’analfabetismo e un segretario personale per ogni essere umano. 

Per i  “visionari della tecnologia” questo sviluppo è tanto inevitabile quanto universalmente benefico (una volta reso sicuro): per costoro non è possibile immaginare un via migliore per  risolvere i problemi dell’umanità e aumentarne l’intelligenza. È il caso di ripeterlo: per queste persone il percorso verso l’arricchimento dell’intelligenza della nostra civiltà passa dal raffinamento dei modelli computerizzati, a cui dovremmo fornire dati sempre più precisi e in quantità sempre maggiori. In sostanza si tratta di un programma tecnico. 

Il problema? L’ideologia più ampia che si cela dietro questo percorso – chiamiamola “iagismo”, dalle iniziali dell’intelligenza artificiale generale – è sbagliata. I rischi reali legati all'intelligenza artificiale generale sono politici, e per scongiurarli non basterà domare robot ribelli. Nemmeno la più sicura delle ia generali potrà consegnarci la panacea progressista promessa dalla lobby che ne decanta i meriti. Presentando il suo sviluppo come un fatto ineluttabile, inoltre, lo iagismo ci distrae dal compito di trovare un modo migliore di accrescere l’intelligenza. 

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni un giornalismo che non si ferma ai confini

Approfitta delle offerte di abbonamento oppure dai un contributo libero per rafforzare la nostra indipendenza

Sullo stesso argomento