Il premier turco Recep Tayyip Erdogan al parlamento di Ankara.

A muso duro

Durante la sua visita in Germania, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha abbandonato i tradizionali toni deferenti. Grazie alla sua ascesa economica e geopolitica, il suo paese non si fa più guardare dall'alto in basso dall'Europa.

Pubblicato il 2 Marzo 2011
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan al parlamento di Ankara.

Tayyip Erdogan ha sfoggiato il suo ruolo da parata: quello del premier di tutti i turchi – anche di quelli che ormai da due generazioni hanno la cittadinanza tedesca. In questa veste il primo ministro ha fatto il suo ingresso a Düsseldorf, accolto da diecimila cittadini di origine turca.

Tre anni fa a Colonia, in un bagno di folla simile, Erdogan aveva scatenato polemiche affermando che “l'assimilazione” è un “reato contro l'umanità”. La frase è stata ripetuta alla lettera anche stavolta, ma con l'aggiunta del chiarimento: “io dico di sì all'integrazione”.

[…] **Questo articolo è stato ritirato su richiesta del titolare del copyright.** (traduzione di Nicola Vincenzoni)

Dalla Turchia

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La musica cambia

In un discorso tenuto a Düsseldorf il 27 febbraio alla presenza della cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro turco Erdogan ha dichiarato: "se non vogliono la Turchia in [Europa] devono dirlo apertamente… così ci faremo gli affari nostri e non li disturberemo più. Non ho un'agenda segreta e sto parlando sinceramente… non fermateci… non fermiamoci a vicenda". "Il linguaggio duro adottato dalla Turchia nei confronti dell'Unione europea, interpretato come una strategia del governo per ottenere un maggiore sostegno politico interno, potrebbe intaccare anche la fiducia dell'opinione pubblica nell'idea di far parte del gruppo [Ue]", nota Hürriyet. "Rilasciare dichiarazioni dogmatiche che complicano ulteriormente le relazioni anziché ricucire i difficili rapporti e cercare di migliorare la prospettiva attuale non è per nulla utile alla causa [dell'ingresso nell'Ue]", sostiene Sinan Ülgen, esperto di questioni legate all'Unione citato dal quotidiano turco.

Secondo Hürriyet "alcuni osservatori credono che le dichiarazioni [di Erdogan], oltre a far parte di un piano politico in vista delle elezioni generali del 12 giugno, potrebbero preparare il terreno per un futuro abbandono dell'Ue da parte della Turchia". "La Turchia, da sempre trattata dall'Ue come uno studente incapace, è oggi un paese in grado di sviluppare [importanti] strategie, ed è considerato un modello per il Medio Oriente. Questo potrebbe dare al governo e all'opinione pubblica turca un vantaggio nell'affrontare l'Unione europea nei prossimi mesi", sostiene Ceren Mutuş, un altro esperto di problematiche Ue. "Nei negoziati per l'adesione della Turchia sono stati aperti tredici capitoli", ricorda Hürriyet. Parigi sta bloccando cinque capitoli, mentre Bruxelles ne ha congelati otto in relazione alla mancata apertura dei porti turchi. Secondo i turchi solo tre capitoli non portano alcuna "zavorra politica". Ankara però tarda ad adottare i provvedimenti necessari ad aprire i capitoli sulla competitività, le politiche sociali e l'approvvigionamento pubblico".

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