Intervista Industria digitale europea

Alexandre Leforestier (Panodyssey): “È urgente far emergere i progetti industriali digitali europei”

Panodyssey, social network europeo di scrittura, si pone come un'alternativa all’odierno ambiente digitale, ritenuto da molti ansiogeno. Intervista al fondatore, Alexandre Leforestier.

Pubblicato il 18 Luglio 2022 alle 18:15

Attraverso il consorzio Creative Room European Alliance, che riunisce nove partner europei – tra cui Voxeurop – Panodyssey cerca di espandersi in tutta Europa a beneficio di autori, creatori e operatori dei media. Abbiamo incontrato il suo fondatore, Alexandre Leforestier.

Voxeurop: Cos'è Panodyssey?

Alexandre Leforestier: Panodyssey è un social network dedicato alla scrittura creativa e collaborativa. Si tratta di uno spazio digitale in cui autori e scrittori, dilettanti o professionisti, possono scrivere, pubblicare e monetizzare contenuti in un portfolio elettronico integrato, rivolgendosi al pubblico, che potrà impostare il proprio algoritmo e personalizzarlo.

Perché autori e media dovrebbero essere interessati a Panodyssey?

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Ci sono diversi motivi: il primo direi "generale", ovvero la stanchezza rispetto agli algoritmi che viviamo e subiamo sui social network, che ci bloccano, ci stressano, ci bombardano di pubblicità. C'è spazio, oggi, per creare esperienze diverse, più calme e più responsabili.

È anche importante capire che questi algoritmi hanno un forte impatto sulla creatività e sulla diversità, incoraggiandoci, come creatori, a stare al gioco degli algoritmi se vogliamo essere visti. La creazione è anche un ritmo, un certo modo di fare le cose. Questo social network è pensato per i creatori, per incoraggiare questa visione collaborativa, per prendersi il proprio tempo e per proteggere le creazioni.

Indubbiamente, siamo il primo social network al mondo ad aver preso in considerazione lo sviluppo e la protezione della proprietà intellettuale e come incoraggiare – direi quasi industrializzare – il flusso collaborativo. Il talento c'è, i progetti ci sono, ma manca lo strumento che ci permetta di incanalare questi progetti, questi desideri e questi talenti in progetti creativi e collaborativi, e di indirizzarli al pubblico.

Sul vostro sito viene anche menzionata la conformità ai criteri di protezione dei consumatori online della Commissione europea, al regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR/RGPD) e alla normativa sui servizi digitali (DSA). È così che intendete la cooperazione sulla regolamentazione europea.

Esattamente, e direi anche che non abbiamo aspettato queste nuove norme per inserirle nel nostro progetto. Lei cita la DSA [che regolamenta le piattaforme digitali]. Oggi Panodyssey è una piccola realtà e non è toccata da questa normativa, ma siamo un modello. Abbiamo subito integrato nel nostro progetto e nel funzionamento tecnologico del progetto elementi estremamente forti, come la certificazione dell'identità di chi pubblica e l'immediata messa in atto di registri di proprietà intellettuale per sapere chi fa cosa. In questo modo, possiamo valorizzare immediatamente – e sul lungo periodo – la creatività dei contenuti che pubblichiamo, evitando di fare il gioco dei social network, che è un gioco distorto: falsi profili, false notizie, falsi commenti, falsi like, false visualizzazioni, ecc. Per me questo regno del falso è la fine dell'internet pubblico, a 20 anni dalla sua nascita.

C'è un nuovo modo di fare le cose, completamente autentico, meno massificato, che permette una diversità di progetti, di modelli, di nicchie, un incontro con il pubblico e, in fondo, utenti più tranquilli. Abbiamo fatto una scelta forte e coraggiosa: niente pubblicità sul nostro social network. Ciò significa che è possibile scegliere l'algoritmo, perché è indipendente dal nostro modello economico. E questo cambia tutto.

La DSA è un passo avanti per i consumatori europei?

Sicuramente. Questo avanzamento ha seguito il RGPD: ci siamo preoccupati prima degli utenti di internet, della loro vita privata, dei loro dati, poi ci siamo interessati ai creatori di contenuti. Oggi ci preoccupiamo di sapere come, nel tessuto industriale digitale, possiamo sviluppare un'industria europea. Perché è questa la posta in gioco: stiamo ovviamente parlando dell'industria automobilistica, dell'industria agroalimentare e di tutta una serie di altre cose, ma dobbiamo renderci conto che l'economia digitale sta prendendo un posto enorme nell'economia mondiale. È urgente cominciare a porre le basi per la nascita di progetti industriali digitali europei.

Rimane centrale la questione del monopolio delle "Big tech".

Sì, ed è per questo che dobbiamo lavorare insieme a loro. Queste aziende stanno facendo passi lenti e timidi per essere "più pulite": dovremo intensificare questo sforzo di regolamentazione, creando nuovi standard e sostenendo finanziariamente progetti a lungo termine. 


“Siamo il primo social network al mondo ad aver preso in considerazione lo sviluppo e la protezione della proprietà intellettuale e come incoraggiare – direi quasi industrializzare – il flusso collaborativo”


Ritiene che la DSA consentirà un riequilibrio di forze tra le imprese americane ed europee?

Lo spero. Avremo bisogno di un DSA numero uno, due, tre... Questo è il primo colpo di una lunga serie, perché la guerra economica è estremamente violenta e spietata. È molto difficile far emergere gli attori digitali europei: la Francia ha senz’altro perso questo treno e l'Europa ha capito la posta in gioco. I contenuti sono la materia prima dell'economia digitale, prima ancora dei dati. È urgente occuparsi della sovranità europea in questo campo, perché altrimenti è inutile affrontare i danni sociali ed economici. L’Ue è l’unica che può farlo, ma dovrà farlo rapidamente e con mezzi molto significativi.

C’è anche una questione democratica: i dati sono uno dei beni più preziosi a disposizione dei cittadini e questo solleva una questione di sicurezza. Investire nella tecnologia digitale europea non significa anche proteggere la popolazione?

Sicuramente. Quando ho parlato di guerra economica, potremmo togliere "economica"! La tecnologia digitale è una Via della Seta alla decima potenza! Nel caso della guerra in Ucraina vediamo chiaramente come internet non funzioni allo stesso modo da una parte e dell’altra del confine russo. 

Panodyssey sostiene di essere un'alternativa ai GAMMA (Google, Apple, Meta, Microsoft, Amazon). Cosa significa essere un'alternativa ad aziende praticamente monopolistiche oggi?

Significa che Panodyssey è un test embrionale di un ecosistema diverso. Un'alternativa significa porre le basi per la diversità nelle applicazioni sociali di questo spazio digitale, con valori che non sono gli stessi dei vicini e con funzionalità che non sono le stesse. Siamo progettati in maniera diversa, perché il nostro obiettivo è diverso: è affermare che non dobbiamo più vivere in un mondo in cui ci sono solo uno, due o forse tre giocatori – una cosa inaccettabile. 

Pensa che in futuro avremo una varietà di piccoli attori digitali invece di pochi grandi?

Sicuramente, e in ogni caso, la storia spesso si ripete. Ci sono momenti di concentrazione e altri in cui questa concentrazione viene meno. È possibile portare con sé questo tipo di sistema solo se ha fondamenti sociali estremamente solidi. Bisogna creare una diversità di operatori, un sistema economico con soggetti interessati, creatori, operatori, tecnologie, ed è così che, a lungo termine, si creerà un'alternativa. 

Secondo lei, andando verso uno spazio digitale senza monopolio e con più reti sociali separate, più orizzontali e più piccole per comunità più piccole, non andiamo verso un mondo con popolazioni meno connesse ma meglio connesse?

Meno connesso, non lo so. Penso che ci siano persone che sono stufe di essere connesse. Devono essere collegati meglio, è fondamentale. Siamo partiti per una tangente che, personalmente, mi preoccupa: prima si parlava di intelligenza artificiale, ora si parla di metaverso, ma cosa succederà? Sarà peggio? La Commissione europea deve assolutamente occuparsi di nuovi strumenti normativi per questi nuovi fenomeni.

Oggi stiamo assistendo a una sorta di ritorno alle origini in tutta una serie di settori, tra cui una migliore connessione. Per il momento si tratta di una piccola parte della popolazione, che si allargherà gradualmente, ed è per questo che è importante avere progetti che ci dicano che l'alternativa è possibile. Non si deve permettere che internet rimanga un'industria come la Monsanto.

Finanziare il digitale per uscire dal digitale?

Entrambi sono essenziali. Se si considera la quantità di tempo dedicata agli strumenti digitali negli ultimi due o tre anni, si nota che è in costante aumento e che continuerà a farlo. In questa crescita folle, dobbiamo assolutamente creare un segmento dove poter respirare. Dove la tecnologia digitale è al servizio delle persone, e non viceversa.

Voxeurop è membro del consorzio Creative Room European Alliance (CREA), guidato da Panodyssey e sostenuto dalla commissione europea.

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