Caro Monbiot, sul nucleare ti sbagli

In un articolo pubblicato da Presseurop, l'ambientalista britannico George Monbiot affermava che l'incidente di Fukushima lo aveva convinto a sostenere l'energia atomica. Un fisico tedesco contesta la sua "conversione", ricordando che i rischi sono sempre enormi.

Pubblicato il 24 Marzo 2011 alle 16:09

Siamo di fronte a un bivio: mentre il Giappone combatte con l'escalation della tragedia nucleare dobbiamo tornare a parlare di energia atomica. Ma non per questo dobbiamo farci prendere dalle emozioni, nè rimanere insensibili. Già abbiamo sentito slogan azzardati come "Fukushima è dappertutto", e assistito al tentativo, nel corso di una manifestazione spontanea davanti alla Porta di Brandeburgo a Berlino, di strumentalizzare le immagini dal Giappone per mettere in guardia sui rischi del nucleare.

Ci sono stati accesi dibattiti pubblici in Germania. Su Tagesspiegel Klaus Hartung ha parlato del "desiderio di paura" (Angstlust) dei cittadini indignati, espressione con cui gli psicologi intendono la ricerca di esperienze di perdita immaginarie compensate da un rinnovato bisogno di sicurezza. E la decisione di Angela Merkel di spegnere immediatamente alcune centrali è stata definita in Germania e all'estero "insensata". A dire il vero, l'insofferenza verso l'indignazione dei cittadini è insensibile. Tenta a sua volta di distogliere dalla terribile minaccia che incombe su Tokyo. Peggio: è un subdolo attacco agli oppositori dell'energia atomica.

I due concetti tedeschi di paura (Angst) e desiderio (Lust) sono di uso comune anche nella cultura anglosassone: l'espressione "desiderio di paura" è stata utilizzata anche dallo psicoanalista britannico Michael Balint. Nella lingua inglese invece già da qualche anno si è imposta l'espressione "girare la frittata" (flipping the tortilla), che indica la tecnica di rivoltare il senso di un argomento in modo tanto veloce che l'interlocutore non se ne accorge. Si passa dal sostenere un punto all'affermare il suo contrario, e spesso anche chi parla compie il passaggio senza rendersene conto. Si rigira la frittata quando si accusano le persone contrarie all'energia atomica di essere insensibili al destino di singoli individui umani e allo stesso tempo di desiderare inconsciamente la catastrofe che vogliono a tutti i costi evitare.

Per eliminare il disagio si cerca di mettere a tacere un monito che echeggia da decenni: un circolo vizioso. Ma davvero ci può essere compiacimento nell'opposizione al nucleare? Gli oppositori compiaciuti sono anche contrari alla fusione del nocciolo e si disperano per gli uccelli uccisi dalle pale eoliche. In confronto ai nemici dell'energia atomica, i suoi sostenitori sembrano più disinvolti e persino sexy.

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Il giornalista inglese George Monbiot ha raggiunto l'apice nella tecnica dell'autoinganno, come dimostra l'articolo che ha scritto per il Guardian col titolo "Why Fukushima made me stop worrying and love nuclear power". La sua argomentazione è semplice: "Un vecchio impianto malandato, con misure di sicurezza inadeguate, è stato colpito in rapida successione da un terremoto devastante e da uno tsunami. L’erogazione dell’energia elettrica è stata interrotta mettendo fuori uso il sistema di raffreddamento. I reattori hanno iniziato a esplodere e a fondere. Il disastro ha messo in luce qualcosa di ormai tristemente noto: cosa possano significare un progetto inadeguato e qualche scorciatoia di troppo. Eppure, per quanto ne sappiamo, nessuno è stato ancora esposto a una quantità letale di radiazioni."

Cinismo radioattivo

All'autore non manca certo il cinismo. Monbiot scriveva mentre i pompieri giapponesi rischiavano la vita per proteggere Tokyo, mentre la centrale continuava a emettere radiazioni, mentre gli abitanti di Fukushima guardavano dai loro rifugi la loro terra distrutta per generazioni, mentre l'acqua dei rubinetti di Tokyo diventa imbevibile e nel reattore 3 il plutonio è ancora fuori controllo. C'è da sperare che migliaia di tonnellate di acqua marina riescano a contenerlo, anche se poi finirebbero per contaminare l'oceano. Ancora non abbiamo idea di quali possano essere le conseguenze di questo disastro.

La radioattività significa morte lenta, e i giapponesi intervistati in strada non nascondono la loro paura -– anzi, meglio dire preoccupazione. La radioattività porta la malattia, e non lo dico in preda ad un "desiderio di paura". Mi chiedo cosa spinga da decenni i difensori dell'ambiente a salire sull'Arca di Noè e suonare le trombe. Desiderio dell'Apocalisse? Attrazione per l'abisso, desiderio di essere salvati?

In Germania ci sono cose buone e cose cattive, e le scelte di Angela Merkel rientrano nella media. Ma il prossimo incidente sarà molto diverso. È una cosa buona che un paio di centrali nucleari siano già state spente. Adesso speriamo che siano sorvegliate a dovere. (traduzione di Nicola Vincenzoni)

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