C’è ancora molto lavoro da fare

Il piano da sei miliardi di euro presentato da Francia e Germania per trovare un impiego a sei milioni di giovani è un primo passo per risolvere l’emergenza, ma le imprese dovranno fare la loro parte.

Pubblicato il 29 Maggio 2013 alle 15:48

Tutti partecipanti del convegno sull'occupazione giovanile organizzato a Parigi dall'istituto Berggruen - dal presidente francese François Hollande al capo di governo spagnolo Mariano Rajoy, dall'ex primo ministro Felipe González a Mario Monti - hanno insistito su tre elementi fondamentali che sintetizzano perfettamente la grave situazione dell'economia europea: la crescita continua a ristagnare; la situazione della disoccupazione, in particolare fra i giovani, è insostenibile e, infine, la necessità di agire con la massima urgenza, senza temporeggiare né tergiversare.

In Europa più di sei milioni di giovani sono senza lavoro. Di fronte a questa desolante realtà, che condanna alla frustrazione le generazioni più preparate dell'economia europea, la Francia e la Germania sostengono un programma che prevede di stanziare un fondo di sei miliardi di euro. Questo fondo potrebbe permettere alla Banca europea di investimento di garantire fino a 60 miliardi di prestiti per sovvenzionare le imprese che si impegnano ad assumere ragazzi sotto i 25 anni di età.

La disoccupazione, in particolare quella giovanile, ha provocato una situazione particolarmente grave sul mercato del lavoro, sia per le evidenti ripercussioni sulla crescita economica che per il rischio elevato di veder crollare la fragile coesione sociale della zona euro e dell'Ue. La gravità di questa situazione è una delle principali ragioni che ha spinto la Commissione europea a moderare la sua ossessione per il rigore, come ha ricordato il presidente Hollande.

Difficile dire se l'aiuto diretto all'assunzione sia veramente la formula migliore per favorire l'occupazione dei giovani. Altri approcci indiretti (incentivi agli investimenti e ai consumi, aiuti al finanziamento delle imprese) dovrebbero completare il programma franco-tedesco, e da questo punto di vista Parigi ha già avanzato qualche idea interessante. Ma il fattore decisivo in questo genere di situazioni è soprattutto un intervento rapido. Bisogna al più presto cercare di limitare la soppressione di posti di lavoro, far capire alla società che le autorità hanno deciso di consacrare tutte le loro energie nella lotta alla disoccupazione giovanile.

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Di fronte a un problema, qualsiasi soluzione è meglio dell'immobilismo. Si deve combattere l'idea fatalista secondo la quale le restrizioni delle politiche di rigore ostacolano le misure contro la disoccupazione. In effetti il pessimismo non è necessariamente l'unica visione possibile in questa fase di recessione, di mancanza di fondi e di assenza di iniziativa da parte di alcune istituzioni comunitarie.

Ed è proprio questo il merito del convegno di Parigi, che rappresenta una prima tappa sulla strada di nuove iniziative paneuropee contro la disoccupazione e in favore della crescita. Questo incontro ha creato un precedente utile e ha aperto la strada a una soluzione realistica. Allo stesso tempo ha aumentato le possibilità e le speranze che il mercato europeo del lavoro cominci a migliorare sul breve periodo. Bisogna tuttavia ricordare l'assioma keynesiano secondo cui le possibilità non creano necessariamente delle certezze. Per fare in modo che questa iniziativa abbia successo è indispensabile che le imprese raccolgano la sfida e non sprechino l'opportunità che viene loro offerta.

Contesto

Un piano in tre punti

“Un piano di salvataggio per la generazione perduta”, titola Ta Nea. Il quotidiano greco ricorda che il tasso di disoccupazione relativo ai minori di 24 anni ha raggiunto il 58 per cento in Grecia, il 55,8 per cento in Spagna e il 38,2 per cento in Portogallo e approva il piano presentato da Germania e Francia.

I due paesi, spiega Les Echos, hanno lanciato “un’iniziativa europea per l’impiego” che “si basa su tre principi”:

l’accesso al credito per le piccole e medie imprese che […] creano posti di lavoro per i giovani, lo sviluppo del ricambio generazionale e l’incoraggiamento della mobilità, non soltanto sul territorio nazionale ma a livello europeo. Tra gli obiettivi c’è quello di sviluppare l’apprendistato, anche grazie al rilancio del progetto “Erasmus del ricambio” simile a quello che coinvolge gli studenti.

Se il piano non funzionerà, sottolinea il quotidiano economico citando l’economista francese Jaques Attali (presente all’incontro sulla disoccupazione giovanile),

i giovani avranno soltanto tre alternative: lasciare l’Europa, restare in Europa e buttarsi in politica oppure fare la rivoluzione.

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